ILVA, PROCURA ORDINA SEQUESTRO DI PARTE ACCIAIERIA TARANTO

ILVA, PROCURA ORDINA SEQUESTRO DI PARTE ACCIAIERIA TARANTO

ROMA/BARI (Reuters) – La procura di Taranto ha disposto oggi il sequestro, con il conseguente blocco delle attività, delle sei principali aree dell’impianto siderurgico dell’Ilva a Taranto in un’inchiesta che vede otto, tra dirigenti ed ex della società, destinatari di ordinanze di custodia ai domiciliari.

Nel frattempo alcune migliaia di operai sono scesi per le vie della città per protestare contro il provvedimento di sequestro, bloccando il ponte girevole ma senza che si siano verificati scontri, secondo fonti sindacali e della polizia.
In serata il ministro dello Sviluppo economico Corrado Passera si è augurato che il tribunale del Riesame riveda la decisione della Procura assicurando “la continuità operativa dello stabilimento”.
Fonti giudiziarie e vicine alla vicenda hanno riferito a Reuters che tra i destinatari dei provvedimenti cautelari ci sono il fondatore dell’Ilva, Emilio Riva, e suo figlio Nicola, presidente della società fino a questo mese, oltre a Luigi Capogrosso, ex direttore dello stabilimento di Taranto, Ivan Di Maggio, Angelo Cavallo e altri tre capoarea. Per tutti e otto il reato ipotizzato è di concorso in disastro ambientale.
Le sei aree sequestrate sono rappresentate dai parchi minerali, la cockeria, gli altiforni, le acciaierie, l’agglomerazione e il deposito materiale ferroso.
La vicenda – che ha creato profonde divisioni nella città – vede da un lato i magistrati, secondo i quali le emissioni dell’impianto hanno messo a rischio la salute di migliaia di lavoratori e di abitanti delle zone circostanti, e dall’altro i sindacati – Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm – preoccupati per il futuro del sito industriale, che impiega circa 12.000 dipendenti.
PER LA BONIFICA AMBIENTALE 336 MILIONI
Al ministero dell’Ambiente, intanto, dove si è svolta una riunione sul risanamento della zona dell’acciaieria, è stato firmato un protocollo d’intesa tra governo ed enti locali che prevede 336 milioni di investimenti per la bonifica ambientale, 7,5 dei quali – come riferisce una fonte – provenienti dalla società Riva.
“L’accordo identifica in maniera puntuale gli interventi che verranno realizzati. […] L’attuazione sarà affidata a una cabina di regia presieduta da [il governatore della Regione Puglia, Nichi] Vendola”, ha detto al termine dell’incontro il ministro dell’Ambiente Corrado Clini. “L’intento del governo è quello di sostenere la continuità delle attività produttive e portuali a Taranto […]. Questo protocollo rappresenta una garanzia in quella direzione”, ha aggiunto Clini precisando che chiederà “che il riesame del provvedimento avvenga con la massima priorità e massima urgenza”.
Il ministro dell’Ambiente ha chiarito che “il protocollo non è una risposta alla magistratura – a cui chiediamo tempi rapidissimi – ma un impegno ad andare avanti”.
Vendola, che ha preso parte all’incontro, ha detto che la Regione si costituirà parte civile nell’eventuale processo.
La decisione odierna fa seguito ad una lunga indagine sull’ipotesi che la diossina e altri agenti chimici provenienti dall’acciaieria abbiano causato un incremento abnorme dei casi di cancro e di malattie cardiovascolari a Taranto.
FONTE
http://it.reuters.com/article/topNews/idITMIE86P02G20120726?pageNumber=1&virtualBrandChannel=0

viv@voce

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