L’AMAREZZA DEL VECCHIO RIVA: “NON SONO UN ASSASSINO DI BAMBINI”

L’AMAREZZA DEL VECCHIO RIVA: “NON SONO UN ASSASSINO DI BAMBINI”

Il proprietario dello stabilimento Ilva assicura: «La nostra famiglia non lascerà la Puglia»

TARANTO – Sulle prime la reazione è stata quella irruenta di sempre: «Adesso basta con quest’atteggiamento contro di me, io non ne posso più. Chiudo tutto e me ne vado». Dall’alto dei suoi 86 anni Emilio Riva non sa che farsene della diplomazia. Chi lo conosce bene giura che «lui è così, reagisce in modo duro ma alla fine è sempre disponibile a ragionare con calma».
Ragionare. Trattare. Mediare. Essere aperti al dialogo. A tutto questo starebbe guardando adesso l’irascibile ragionier Riva, patron del’Ilva, il più grande gruppo siderurgico d’Europa. È l’uomo che può decidere il destino di ventimila famiglie. Per dirla con la parola d’ordine dei suoi operai: «Taranto vive soltanto se lui non ci abbandona, se lui se ne va è un disastro per tutti». Ma due giorni fa, mentre gli ufficiali dei carabinieri arrivati dalla città dei due mari stavano per notificargli l’ordinanza di arresti domiciliari, la tentazione di lasciare è tornata a galla con prepotenza. «Perché se la prendono così tanto con noi?» si è arrabbiato «il vecchio», (come lo chiamano in azienda).
C’è un dettaglio che più di altri lo fa andare su tutte le furie: vedere che nell’inchiesta il suo nome è accanto a espressioni come «eccesso di mortalità» o «di ricoveri». «Lo devono capire che io non sono un killer di bambini. Io non ho ammazzato nessuno. Come si fa a sostenere una cosa del genere?» si arrabbia.
Le perizie del giudice dicono che l’Ilva, soprattutto nei quartieri Tamburi e Borgo, produce morte e malattie. Tumori che non lasciano scampo, quattro volte più che nel resto della città. E poi malattie legate all’inquinamento tre volte più frequenti rispetto alle aree più lontane dalla fabbrica.
Ma Riva è sempre stato convinto di non inquinare, di rispettare i parametri imposti dalle normative ambientali e di aver speso già moltissimo (un miliardo e trecento milioni) per il risanamento degli impianti. Ha minacciato più di una volta di abbandonare Taranto, soprattutto davanti a passaggi giudiziari a suo dire ingiusti e per via di quest’ultima inchiesta, si è lamentato con gli amici, ha perduto un contratto milionario con la Russia. Eppure dopo ore di nervi tesi («Qui nessuno chiude niente» è stato il primo commento davanti all’ordinanza di sequestro) il «vecchio» ha trovato la via della mediazione assieme all’ex prefetto Bruno Ferrante, che dopo suo figlio Nicola è diventato presidente dell’Ilva.
«La famiglia Riva non ha nessuna intenzione di lasciare Taranto» ha tranquillizzato tutti lo stesso Ferrante. E a proposito del nuovo corso che punta al dialogo Emilio Riva fa sapere che la sua famiglia «non si sottrae» e, per bocca di Ferrante, adesso è convinto che «si possano coniugare salute, sicurezza, lavoro e impresa».
Fonte
http://www.corriere.it/cronache/12_luglio_28/amarezza-del-vecchio-riva-non-sono-un-assassino-di-bambini_cd222e98-d874-11e1-8473-092e303a3cd5.shtml

viv@voce

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