ALIMENTARI DI BASSA QUALITA’, IL PEGGIO IN SUPER E IPERMERCATI
Occhio alla provenienza e agli ingredienti
Gli effetti della crisi si riversano inevitabilmente negli acquisti quotidiani e più quotidiano della spesa alimentare nelle famiglie italiane non vi è quasi nient’altro. Le conseguenze della perdita di potere d’acquisto e dello scarseggiare della liquidità si riverberano, infatti, nel carrello della spesa perché, se non è possibile rinunciare completamente alla quantità dei prodotti comprati, molti optano, per forza di cose, ad acquistare beni alimentari di qualità sempre più inferiore, tant’è che alcune statistiche si sono spinte a sostenere che su ogni cinque acquisti di alimentari in Italia, uno contiene alimenti di bassa qualità.
In particolare, è il settore dell’agroalimentare ad evidenziare il più elevato abbassamento del livello della qualità quale conseguenza dello smodato – ma inevitabile per il progressivo peggioramento delle condizioni economiche delle famiglie – ricorso all’acquisto di prodotti d’importazione sistematicamente di bassa qualità e spesso pericolosi per la salute del consumatore.
Un esempio tipico, in tal senso, è quello del pane confezionato. Basti pensare che quasi un quarto di quello commercializzato nei supermercati italiani proviene dai Paesi dell’Est e per la maggior parte dalla Romania. Si tratta, quasi sempre di un prodotto preimpastato e surgelato che per ovvie ragioni costa meno della metà di quello “fresco” nostrano, ma che dura di più, anche fino a due anni. Basta, infatti, una rapida cottura e il pane precotto è pronto per essere mangiato.
La colpa, non sta solo nella ricerca smodata del profitto da parte delle grandi catene della distribuzione alimentare ma, secondo Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, anche nelle cosiddette agromafie che hanno trovato terreno fertile nel Nostro Paese e che traggono benefici proprio dalla crisi. È stata la stessa Coldiretti a sostenere che “le agromafie investono i loro ricchi proventi in larga parte in attività agricole, nel settore della trasformazione alimentare, commerciale e nella grande distribuzione con il reinvestimento dei proventi illeciti che ha come corollario il condizionamento della libera iniziativa economica e la concorrenza sleale. Inoltre le associazioni criminali, attraverso pratiche estorsive, finiscono per determinare l’aumento dei prezzi dei beni al consumo. A rischio e anche la qualità e sicurezza alimentare dei prodotti alimentari con la vendita di prodotti alimentari spacciati come Made in Italy ma ottenuti in realtà con materie prime importate, spesso di bassa qualità”.
Il consiglio dello “Sportello dei Diritti” è quindi quello di controllare sempre la provenienza dei prodotti ed i loro ingredienti, perché è giusto stare sempre attenti alle proprie tasche ma, si è sempre più sicuri se si acquistano prodotti di qualità o della propria zona quali quelli cosiddetti a “km 0” che possono costare qualcosina in più, ma sono sempre meno pericolosi per la nostra salute rispetto a prodotti alimentari contraffatti o di dubbia provenienza.
Giovanni D’AGATA