32 ANNI FA. BOLOGNA 2 AGOSTO 1982. STRAGE FASCISTA CON LA REGIA DELLO STATO
Neofascisti “di Stato”, criminali di altissimo rango, massoni, servizi segreti: è questo l’intreccio di poteri che avrebbe provocato la tragedia del 2 agosto
2 Agosto 1980. Alla stazione di Bologna l’orologio si ferma alle ore 10.25. Un bomba contenuta in una borsa esplode nella sala d’aspetto: 85 morti e oltre 200 feriti. Sull’onda emotiva che coinvolse l’interno Paese gli inquirenti attribuirono la causa dell’esplosione a cause fortuite, ovvero all’esplosione della caldaia del ristorante all’interno della stazione. Ma è una tesi destinata a cadere fin da subito e appare chiara la matrice terroristica e dolosa dello scoppio. Gli anni di piombo non sono ancora terminati e finita la stagione del compromesso storico dopo il caso Moro, il partito comunista ha imboccato la strada del declino. Il presidente del Consiglio è Francesco Cossiga ed è proprio lui il primo a parlare di matrice fascista. Secondo alcuni, la strage andrebbe correlata con l’abbattimento del Dc 9 di Ustica pochi giorni prima: un tentativo per deviare l’attenzione, una vendetta libica, o forse una rappresaglia americana per punire l’Italia per aver avvertito Gheddafi dell’agguato. Ma non ci sono né prove, né testimonianze affidabili. Perché sulla strage della stazione di Bologna ci sono stati troppi depistaggi, ritorni di traiettoria, conclusioni affrettate. Una confidenza qua, un’ammissione là, qualche rapporto dei servizi di sicurezza: la fabbrica del depistaggio sarà presto in piena attività, supportata da tutti i più alti ufficiali del Sismi, che, del resto, sanno di non dover rendere conto del loro operato ai cittadini, come prevedrebbe il loro giuramento, ma ad una sola persona: il Venerabile, il Gran Maestro della Loggia Massonica P2, Licio Gelli. Tutti i vertici dell’esercito, dei servizi segreti, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza sono massoni affiliati alla P2, fin dagli anni ’70. Ma questo si scoprirà solo nel 1981.
Il culmine di questa strategia del depistaggio è raggiunto il 13 gennaio 1981: i carabinieri, infatti, opportunamente indirizzati da informative del Sismi, trovano su una carrozza del treno Taranto-Milano una valigia sospetta. Al suo interno, infatti, vi è un mitra Mab modificato, un fucile calibro 12, passamontagna, guanti, e otto lattine colme di esplosivo. Compound B, lo stesso utilizzato per la strage.
Non c’è solo questo nella valigia: ci sono due giornali, uno francese ed uno tedesco, e due biglietti aerei, intestati a due terroristi neonazisti. Uno francese, uno tedesco.
E’ mai possibile che due terroristi, presumibilmente ricercatissimi in tutta Europa, qualche mese dopo ritornino in Italia dimenticandosi sbadatamente una valigia contenente del potente esplosivo nonché documenti comprovanti chiaramente la loro identità? Sì, secondo il Sismi, autore peraltro di varie informative su una fantomatica operazione, organizzata da gruppi neonazisti europei insieme a neofascisti italiani, chiamata “Terrore sui treni”.
Solo nel 1984 i magistrati appureranno che il ritrovamento della valigia altro non era se non un depistaggio, commissionato, per di più, dagli altissimi papaveri del servizio segreto militare italiano, vale a dire il colonnello Giuseppe Belmonte e il generale Pietro Musumeci. Entrambi piduisti.
Quando sembra che la strage di Bologna si stia, anch’essa come le altre, avviando verso i consueti lidi italici ricolmi di sabbia, i magistrati di Bologna, tra cui l’allora pm Libero Mancuso, riescono a far rinviare a giudizio i presunti autori materiali ed ispiratori della strage: fra questi ultimi Licio Gelli, Francesco Pazienza (considerato il capo occulto del cd. “Supersismi”, vale a dire il cuore deviato del servizio segreto), Belmonte e Musumeci. Fra gli autori, invece, Mambro e Fioravanti. L’accusa sostiene l’esistenza di un gruppo di potere, polarizzatosi intorno alla loggia P2, che attraverso l’apporto materiale dei gruppi di estrema destra avrebbe attentato alla sicurezza democratica attraverso atti di terrorismo. Lo scenario che si può intravedere dietro la strage, se possibile, è però ancor più spaventoso: si scopre, ad esempio, che il mitra Mab trovato nella valigia sul treno Taranto-Milano proviene dall’arsenale “ministeriale” della Banda della Magliana. Inoltre, molti pentiti dell’estremismo neofascista indicano in Fioravanti l’esecutore materiale degli omicidi Pecorelli e Mattarella. Il killer della P2, insomma.
Neofascisti “di Stato”, criminali di altissimo rango, massoni, servizi segreti: è questo l’intreccio di poteri che avrebbe provocato la tragedia del 2 agosto.
Si è parlato di strategia della tensione: il movente principale era destabilizzare la situazione politica italiana. In tale ottica, in Italia l’obiettivo sarebbe stato quello di influire sul sistema politico democratico, rendendo instabile la democrazia stessa, attraverso l’infiltrazione di gruppi terroristici, in modo da spingerli a compiere azioni tali da creare allarme e terrore nell’opinione pubblica. E nonostante l’iter processuale sia giunto al termine e abbia individuato dei colpevoli, sono molti a pensare che sulla strage di Bologna non si sia giunti alla verità.
La sentenza definitiva della Corte di Cassazione del 23 novembre 1995 condanna all’ergastolo come esecutori dell’attentato neofascista dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari) Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro che hanno sempre negato il loro coinvolgimento alla strage. Hanno perfino un alibi per quella mattina che non è mai stato preso in considerazione da nessuna Corte di Giustizia, Condannati, invece, per depistaggio delle indagini l’ex capo della P2 Licio Gelli, l’ex agente del Sismi (Servizio Segreto Militare) Francesco Pazienza e gli ufficiali del Servizio Segreto Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte. Nel 2000 la Corte D’Assise di Bologna emise nuove condanne per depistaggio: 9 anni di reclusione per Massimo Carminati, estremista di destra e quattro anni e mezzo per Federigo Mannuacci Benincasa, ex direttore del SISMI di Firenze e Ivano Bongiovanni, delinquente comune legato alla destra extraparlamentare. Ultimo imputato per la strage è Luigi Ciavardini, con condanna a 30 anni confermate nel 2007. Ma anche lui continua a dichiararsi innocente. Tuttavia, a 32 anni dalla strage, gli eventuali mandanti non sono stati individuati. Alla stazione di Bologna l’orologio è ancora fermo alle ore 10.25. Alla stazione di Bologna la verità è ancora una passeggera pendolare che aspetta il suo treno sperando che le lancette dell’orologio inizino a muoversi.
Valentina Convertini