LEGAMBIENTE: “NON BASTA IL PROVVEDIMENTO URGENTE, SERVE UNA NUOVA AIA DA PARTE DEL MINISTRO CLINI”
“Per fermare l’inquinamento del suolo e delle falde è importante il provvedimento urgente di cui ha parlato il ministro Clini, ma per rispondere alle contestazioni della magistratura bisogna contrastare anche le emissioni che l’impianto continua a produrre. E questo sarà possibile solo con una nuova Autorizzazione integrata ambientale che il Ministero dell’ambiente dovrà concedere urgentemente, in poche settimane, per obbligare l’azienda a fare interventi sugli impianti da realizzare con un rigido e rapido crono programma”.
Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, ha commentato le dichiarazioni del ministro Clini a margine dell’incontro con gli enti locali pugliesi.
Ben venga – aggiungono Francesco Tarantini, presidente di Legambiente Puglia e Lunetta Franco, presidente del Circolo di Taranto – il provvedimento urgente per rendere subito operativo il protocollo sulle bonifiche del 26 luglio scorso, ma questo servirà a ridurre l’inquinamento industriale del passato (rinvenuto appunto nelle falde, in mare, nel suolo e nel sottosuolo di uno dei 57 siti più inquinati d’Italia, nell’ambito del Programma nazionale di bonifica), ma per risanare efficacemente l’ambiente tarantino, bisogna fermare l’inquinamento attuale attraverso una nuova Aia, estremamente rigorosa nelle prescrizioni e nel piano di monitoraggio e di controllo (che devono essere coerenti tra loro, diversamente da quanto previsto nella sciagurata Aia concessa dal Ministro Prestigiacomo), per fronteggiare l’emergenza emersa dal meticoloso lavoro della magistratura.
“Quanto successo stamane nella città di Taranto, dove un gruppo di manifestanti ha impedito il regolare svolgimento della manifestazione organizzata dai sindacati, non aiuta a ricomporre le ragioni del lavoro, della salute e dell’ambiente né a superare le nefaste contrapposizioni che hanno troppo spesso caratterizzato il dibattito in questa città – ha aggiunto Cogliati Dezza – solo un fronte comune del mondo del lavoro e della città potrà infatti, imporre all’azienda gli interventi necessari a produrre l’acciaio in modo pulito e permettere così di sanare, una volta per tutte, la ferita profonda causata dall’Ilva”.
“La dichiarazione del presidente dell’Ilva Ferrante in merito alla rinuncia al ricorso contro la riapertura dell’Aia – conclude Cogliati Dezza – ci sembra un primo passo positivo. Ci auguriamo che non si tratti, però, dell’ennesima manovra dilatoria e attendiamo quindi, che alle parole distensive seguano i fatti e i provvedimenti concreti sull’impianto”.
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