ILVA. OLTRE 300 MILIONI DI EURO PER LA BONIFICA DEI TERRENI CHE CIRCONDANO IL CENTRO SIDERURGICO. MA SCUSATE, CHI PAGA?

ILVA. OLTRE 300 MILIONI DI EURO PER LA BONIFICA DEI TERRENI CHE CIRCONDANO IL CENTRO SIDERURGICO.  MA SCUSATE, CHI PAGA?

Difficilmente chi inquina non paga. A Taranto, chi non inquina, paga!

Davanti alle problematiche serie, serissime, di questo colosso della siderurgia italiana, si sono sollevati molti polveroni. Certo, oltre le assassine polveri sottili che escono dai camini dell’Ilva. Da un lato assistiamo a movimenti ambientalisti e associazioni varie che hanno preso di petto, e a cuore, la tematica ambientale tarantina quando, si diceva così una volta, era la politica che avrebbe dovuto interessarsi alla vita dei suoi elettori. Ecco, diciamo elettori che è meglio. Dall’altro, diverse migliaia di lavoratori dell’Ilva che protestano, giustamente, contro lo spauracchio di dove trovare da un momento all’altro chiusa la loro unica fonte di reddito e di conseguenza la sussistenza per le loro famiglie. Due realtà diverse, che sembra che si urtino maledettamente tra di loro ma che, invece credo, dovrebbero marciare assieme in quanto il problema non è solo occupazionale ma è maledettamente ambientale. Mi spiego meglio: in questo ultimo decennio, con la presa in mano di Emilio Riva a costo zero del centro siderurgico chiamato una volta Italsider, sono stati molti gli inviti fatti alla proprietà ad adeguarsi alle normative europee in tema di fumi e polveri sottili. Il governatore Nichi Vendola ha minacciato diverse volte che se l’ILVA non si adeguava a queste normative, obbligatorie, avrebbe fatto chiudere gli impianti. Tutto questo è successo in questi ultimi 10 anni. E l’Ilva cosa ha risposto in tutto questo tempo passato? Rimuovendo dallo stabilimento gli addetti in esubero, visto che non li poteva licenziare in virtù degli accordi presi alla data dell’acquisto, e collocandoli nella palazzina LAF senza fargli fare nulla, con l’accusa e la conseguente condanna penale per mobbing. Ha comprato perizie di professori universitari compiacenti, ha comprato giornalisti da squalificare immediatamente dall’Ordine Nazionale dei Giornalisti, i quali hanno dato una visione distorta dell’inquinamento ambientale tarantino. Ha comprato testate giornalistiche (tramite inserzioni pubblicitarie, ndr) in modo da manipolare la verità. In virtù di cosa? Del profitto scriteriato a tutti costi, o meglio del costi quel che costi senza fottercene di nessuno e se qualcuno parla abbiamo il potere dei soldi per zittirlo! Qualcuno può anche dire “ma c’erano anche i partiti e i sindacati nell’Ilva, vero?”

Certo, c’erano partiti e sindacati che, con tutta la loro forza organizzativa e politica avrebbero potuto imporre alla proprietà un cambio di rotta e programmare un industria più legata all’ambiente e meno al disastro ecologico. Questo non è stato fatto in tutti questi anni. Ma una cosa però non avevano calcolato Riva, la politica e i sindacati: la crescita nella città jonica di una nuova coscienza ambientalista. I vari Alessandro Marescotti, i vari Fabio Matacchiera, i vari Nicola Russo, i vari Vittorio Vespucci e tantissimi altri, i quali si sono fatti carico di una tematica ignorata proprio da chi aveva il dovere di difendere la salute di chi lavora, ma anche di chi è costretto a respirare polveri e fumi con cui non ha nulla a che fare con lo stabilimento siderurgico. Hanno portato fuori Taranto, a livello nazionale e anche internazionale, una città malata di inquinamento che ha pregiudicato maledettamente la vita delle generazioni future. Onore a queste persone, onore a tutti gli altri che non vengono menzionati, i quali hanno intrapreso una battaglia di civiltà, sì è di civiltà la battaglia contro il disastro ambientale. Oggi ci troviamo con un fondo di oltre 300 milioni di euro creato dal Governo di Mario Monti per bonificare i terreni attigui all’Ilva. Domanda: ma chi ha inquinato? Sono circa 50 anni che l’oggi ILVA, ieri Italsider, esiste. Quindi Riva ha preso in mano il centro siderurgico da dieci anni a questa parte. Quindi, da un calcolo matematico, potremmo dire che Riva è responsabile dell’inquinamento al 20%. Bene, perchè non paga lui quel 20% degli oltre 300 milioni di euro, del contribuente, che il governo centrale ha stanziato per la bonifica? E quando un domani andrà via, chi pagherà l’eventuale bonifica degli oltre 18 mila ettari di territorio in cui opera l’Ilva?

Verrà graziato per l’ennesima volta anzi, può darsi che gli verrà fatto un monumento a memoria per ricordare come quest’uomo ha dato benessere, e non salute, a Taranto. Intanto i due giganti malati, ma questi sono malati cronici per davvero, che fanno di nome PD e PDL non hanno altro da fare di meglio che rompere i coglioni a un gip, Patrizia Todisco, che va avanti con le ordinanze di sequestro e di blocco degli impianti inquinanti con tutto l’appoggio della Procura tarantina.
Che si apra un nuovo ciclo per Taranto, per i suoi cittadini, per gli occupati dell’Ilva, e chi si è macchiato di reati spaventosi come disastro ambientale che vada nelle aule di tribunale a rispondere. Ma la condanna, se pur ci sarà, non verrà seguita da chi ora non c’è più e chi ci sarà, per le responsabilità che aveva e nulla ha fatto, avrà sulla coscienza tantissime vite stroncate per i suoi luridi interessi …

Giovanni Caforio

viv@voce

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