LE PUSSY RIOT ATTIVISTE ANCHE DAL CARCERE
Il famoso gruppo russo, costretto tra le quattro mura di una prigione, non accenna alla resa
Le dissidenti punk più famose del mondo stanno registrando il loro marchio affinché il loro nome non venga usato per azioni o progetti. Il merchandising, però, è cominciato parecchio tempo prima,è da mesi che su internet si possono acquistare magliette con su scritto «Pussy Riot libere» ed a favore della scarcerazione delle tre donne si sono schierati anche Vasco Rossi ed Elio e le storie tese.
Facciamo un passo indietro: le Pussy Riot sono un gruppo punk originario di Mosca il cui principale scopo è l’attivismo politico, denunciano aspramente la condizione della donna in Russia e sono categoricamente contro l’ex Presidente Vladimir Putin.
Pochi mesi fa sono state l’oggetto delle chiacchiere mondiali, il 21 febbraio, infatti, il gruppo entra nella Cattedrale di Cristo Salvatore, il tempio della Chiesa Ortodossa a Mosca, e cerca di inscenare una performance musicale, inutile dire che sono state immediatamente scortate fuori.
La protesta riguardava la rielezione del discusso Presidente Putin e i presunti brogli elettorali, le riprese fatte nella cattedrale sono poi state inserite in un video la cui canzone manda un messaggio forte e chiaro. Le tre donne mettono in scena una sorta di preghiera musicale invocando la Vergine Maria affinché mandi via Putin, poi si rivolgono al capo della chiesa Ortodossa Russa, il Patriarca russo Cirillo I, accusandolo di credere più in Putin che in Dio.
In un paese come la Russia era inevitabile che le tre donne fossero incarcerate ma l’accusa di terrorismo contro la tradizione ortodossa e il clima di guerra civile, che è stato ipotizzato dal magistrato dell’accusa durante il processo, puzzano proprio di esagerazione.
Ma la peggior accusa a queste donne è stata fatta dal Patriarca della Chiesa Ortodossa Cirillo I che ha dichiarato: “il Diavolo ci ha irrisi […] Non abbiamo futuro se permettiamo che ci si prenda gioco di grandi luoghi sacri, e se alcuni vedono queste prese in giro come una sorta di valore, come un’espressione di protesta politica, come un’azione accettabile o uno scherzo innocuo “.
Dal mondo internazionale ,però, qualcosa si muove la Corte Europea per i Diritti dell’uomo è ripetutamente intervenuta per affermare la libertà di espressione e Amnesty International le ha definite Prigioniere di coscienza sottolineando la severità della pena, le tre donne sono state condannate a due anni di carcerazione più sei mesi di detenzione preventiva che non verranno detratti dalla pena.
Sarà ancora una volta il moralismo raffermo della Chiesa a dettare legge sul potere politico e giudiziario o le Pussy Riot la spunteranno? Staremo a vedere.
Anna Impedovo