USA, SESSO ORALE SEMPRE PIU’ IN VOGA. CON POCA CONSAPEVOLEZZA DEI RISCHI

USA, SESSO ORALE SEMPRE PIU’ IN VOGA. CON POCA CONSAPEVOLEZZA DEI RISCHI

Le prime esperienze fra i 15 e i 17 anni per maschi e femmine. Gli esperti: aggiornare programmi di educazione sessuale

MILANO – C’è molto da fare per rendere i giovani consapevoli dei rischi che corrono praticando il sesso orale. A dirlo sono i CDC (Centers for Disease Control and Prevention) di Atlanta, l’ente statunitense che monitora l’andamento di contagi ed epidemie. Lo studio svela che un adolescente americano su quattro fa sesso orale prima di iniziare il classico sesso vaginale: una “rivoluzione” impensabile fino a qualche decennio fa. E la causa non è solo la paura di gravidanze indesiderate: secondo i ricercatori, questa motivazione vale solo per gruppi di giovani bianche con alle spalle famiglie di buon livello culturale (presumibilmente per la pressione dei genitori a non restare incinte troppo presto).
I NUMERI – Le prime esperienze di sesso orale iniziano presto, fra i 15 e i 17 anni (44% dei maschi, 39% delle femmine): «una dimostrazione che le differenze tra generi non esistono più» secondo Terri Fisher, professore di psicologia all’Università dell’Ohio. Lo studio dei CDC si basa su 6.346 interviste fatte via mail in modo totalmente anonimo su persone dai 15 ai 24 anni. Emergono anche differenze “razziali”: i neri (non ispanici) solitamente iniziano il sesso vaginale prima rispetto ai bianchi, mentre questi ultimi prediligono per le prime esperienze il sesso orale. Ma va tenuto conto anche di altre realtà: è in aumento per esempio il numero di giovanissimi che decide di rimandare qualsiasi attività sessuale, rispetto all’età di “iniziazione” dei propri genitori.
LE MALATTIE – Craig Roberts, epidemiologo all’Università del Wisconsin e al Dipartimento di Salute della Madison University nonché membro dell’American College Health Association, suggerisce che i programmi di educazione sessuale andrebbero aggiornati con i rischi legati al sesso orale. Se è vero che con le pratiche orali si riducono a zero i rischi di gravidanza e a (quasi) zero i rischi di Hiv, è però certo che si possono trasmettere malattie molto gravi come l’herpes, la gonorrea (di cui peraltro si stanno diffondendo ceppi resistenti ai farmaci), la clamidia. Per non parlare dei rischi di tumore legati al Papillomavirus. Il tema è delicato perché il consiglio di usare il preservativo anche nel sesso orale – sottolineano i ricercatori dei CDC – è di difficile presa nel giovane pubblico. La soluzione? I genitori parlino con i propri figli anche di queste pratiche e non solo dei rapporti “tradizionali”, suggerisce Heather Eastman-Mueller, educatrice sessuale all’Università del Missouri, secondo cui questi temi «dovrebbero essere all’ordine del giorno tra genitori e figli, fin da giovanissimi».
FONTE corriere.it

viv@voce

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