I NOSTRI SINDACI. DAGLI ANNI ’60 AGLI ANNI ’70, DAGLI ANNI ’80 A QUELLI ’90. DALLA PRIMA DECADE DEL TERZO MILLENNIO FINO AGLI INIZI DELLA SECONDA …

I NOSTRI SINDACI. DAGLI ANNI ’60 AGLI ANNI ’70, DAGLI ANNI ’80 A QUELLI ’90. DALLA PRIMA DECADE DEL TERZO MILLENNIO FINO AGLI INIZI DELLA SECONDA …

Alla luce della nostra inchiesta sui sindaci del passato, mi è doveroso fare questa piccola cronistoria, sperando che al nostro lettore faccia cosa gradita

Il consenso popolare si ottiene solo con il voto. E quindi solo con il voto designiamo chi deve guidare il nostro paese. Poi, sul campo amministrativo, spesso e volentieri ci accorgiamo che non sempre (anzi, quasi mai) il loro buon proposito si traduce nei fatti. Io credo che abbiamo avuto, negli ultimi 40 anni una tipologia varia di sindaci: quelli degli anni ’60 non avevano i mezzi finanziari di quelli che sono succeduti e quindi amministravano quasi nulla. Su quella degli anni ’70 credo che ci sarebbe un bel pò da aggiungere: credo che il paese andava disegnato in quella fase storica, progettando la fogna pubblica, la circunvallazione e un piano regolatore il quale avrebbe permesso al paese una maggiore vivibilità. Ma in questo periodo, come voi sapete meglio di me, gli scontri politici si traducevano nel personale e quindi c’era un continuo “ammazzare le gambe” a chi scavalcava gli altri. A danno di chi? A danno del paese. Giochi, giochini, pur di contrastare e demolire i nemici politici che, anzi chè essere avversari, erano diventati per davvero nemici. Nella terza decade, quella che và dagli inizi anni ’80 alla fine degli stessi, c’è stata l’illusione Olindo Camassa, vero tribuno dei savesi.

Ma anche Camassa ha pagato con il tradimento dei suoi, orchestrato ad arte da chi lo voleva destabilizzare. E il guaio, purtroppo, è che chi ha organizzato questo tranello ci è anche riuscito! Subito dopo le amministrazioni Camassa e Ariano, a cavallo fino alla prima metà degli anni ’80, il binomio De cataldo (PRI)- Bruno D’Oria (PSI) ha gestito il paese per circa un decennio e anche qui si è persa l’occasione per far decollare il paese. Sono stati 10 anni tondi tondi e non un mese o due! Il paese non ha sfornato nessuna nuova intelligenza capace di debellare un arcaico modo di fare politica: il clientelismo era sfrenato, e addirittura per ottenere un certificato qualsiasi (all’anagrafe, ndr) bisognava raccomandarsi per ottenerlo. Ma dai! E il savese si è stato zitto, compresi quei partiti che per antomasia avrebbero almeno, come minimo, dovuto difendere i diritti. Solo i diritti! Manco questo c’è stato. Dopo il duo De cataldo-D’Oria c’è stato il ciclone Maggi, esploso nella prima metà degli anni ’90.

Partito con una grande vena rinnovatoria, almeno nella prima legislatura. E qui il paese, e il savese, ha avuto il coraggio di dire basta! Poi non ci sono stati partiti lungimiranti, i quali avrebbero dovuto capire che il paese andava progettato per le future generazioni. No, nulla di tutto questo. Ogni opera che è stata realizzata ha sempre avuto un fine speculativo da parte di chi la creava. Poi ribaltoni fatti ad arte con alla base interessi elevatissimi che hanno sollevato le voragini di debiti con le banche di qualche volpone politico (ogni tanto si vedeva più di un direttore di qualche filiale bancaria savese che saliva le scale del nostro Municipio …). Riesumati e messi in gioco personaggi politici che sembrava stessero del tutto nel dimenticatoio … era nata una specie di restaurazione, dove il nuovo aveva fatto il tempo che aveva fatto. Poi eccoci all’esperienza effimera di Lucia Fasano moglie dell’ex sindaco Paolo Milizia. La sua amministrazione aveva come sostegno i due grandi vecchi della politica savese, D’Oria e De cataldo, ma neanche questo è bastato a fargli finire il mandato amministrativo. Fu demolita la sua amministrazione da personaggi squallidi e famigerati, i quali vivevano della politica da accattoni. E nulla potettero fare i nostri due grandi vecchi per cercare di non farla cadere. Durò meno di due anni … dopo la Fasano ci fu l’ullusione di Corrado Agusto. L’enfant prodige della politica savese. Designato a primo cittadino da una ammucchiata di partiti (sette o otto credo), escluso i due grandi vecchi.

Ma da subitissimo Agusto si trovò accerchiato da chi gli aveva dato i numeri per governare Sava. Ricatti continui, minacce di abbandono della maggioranza, addirittura la più importante carica istituzionale savese era indagata (e condannata successivamente) per usura! Corrado Agusto provò in mille modi in quei tristissimi 18 mesi di vita della sua amministrazione a dare una dritta: 4 volte cambiò la squadra amministrativa, cambiò ben 24 assessori nell’arco di un anno e mezzo. Bruciò tutto il materiale umano, amministrativo, che aveva a diposizione per poi buttare la spugna e dire “Scji perdibbiti tutti pari pari”! Dopo Corrado Agusto, c’è stata la restaurazione: pronto l’usato sicuro Aldo Maggi (e di che maniera!) e Bruno D’Oria regista di un bruttissimo copione modificato in corso d’opera, il quale ha squalificato, politicamente e amministrativamente parlando, il nostro paese. Sava non è cresciuta nella passata legislatura ma non è manco cresciuto, in termini di consensi elettorali, chi credeva che bastava portare in porto un mandato elettorale e il savese gli avrebbe detto bravo.

No, così non è stato. Oggi abbiamo un sindaco giovane, molto giovane e credo che ha dalla sua tutte le armi che possono debellare una concezione della vita politica-amministrativa sballata, alla savese maniera. E’ stato quasi votato in modo plescibitario, alla bulgara maniera. Toccherà a lui dimostrare che Sava ha bisogno di persone pulite, oneste e laboriose per il suo bene. Questa è la sfida, la sua sfida ma anche quella del savese che lo ha designato sullo scranno del nostro Palazzo muniicpale. I fatti diranno se a queste elezioni i savesi hanno saputo eleggere il loro vero sindaco. Il sindaco di cui, avevano necessariamente bisogno …

Giovanni Caforio

viv@voce

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