DALLA GERMANIA A SAVA IN BICICLETTA (IN 8 GIORNI FATTI 1.549 KM), ALLE DIVERSE MARATONE NELLA SIBERIA E NEL SAHARA …
Antonio D’ Ippolito, un savese di 50 anni che vive da oltre 35 in Germania. Antonio la tua grande passione sportiva com’è cominciata?
Da piccolo giocavo a calcio e all’età di 12 anni siamo tornati dalla Germania in Italia. A Sava ho continuato a giocare prima nella squadra cittadina, poi nel Manduria in Promozione.
Quindi è stata una passione calcistica quella più forte in giovanissima età?
Si, non c’era nient’altro che il calcio.
Quando sei stato in Germania questa passione calcistica l’hai coltivata?
Si l’ho coltivata fino ad una certa età, giocando anche lì in Promozione. In Germania questa categoria calcistica viene chiamata Prima Serie tedesca giovanile, fino ad arrivare alla serie C.
A quanti anni hai smesso con la passione calcistica, giocando a livelli quasi professionistici?
A l’età che va dai 33 anni ai 35 anni ho incominciato a ridurre un pochettino la passione calcistica però non sapendo cosa fare ho prolungato, al livello agonistico, fino all’età di 43 anni.
Quindi a 43 anni hai appeso le scarpe al muro e hai cominciato a spaziare verso altre attività agonistiche? Ecco la bicicletta allora!
Tramite amici abbiamo fatto diverse tappe in bici in Germania, dai 100, 150, 200 km fino ad arrivare all’dea di partire da Ulm, che si trova tra Monaco e Stoccarda, attraversare la Svizzera e/o l’Austria per arrivare a Sava.
Antonio sono un bel pò di centinaia di km? Superano il migliaio?
Si infatti in 8 giorni abbiamo fatto la bellezza di 1549 km, da Ulm a Sava.
Durante questo tragitto ciclistico le intemperie, il sole, i problemi che ci potevano essere, come li avete affrontati?
Abbiamo preso le giornate per come arrivavano, i primi tre giorni in Germania e Austria c’era un bel pò di pioggia. Arrivando nei pressi del Lago di Garda abbiamo lasciato la pioggia per affrontare l’aumento di temperatura scendendo al sud.
Noi possiamo dire che in 8 giorni avete fatto quanti km in tutto?
1549.
Dopo questa “sfacchinata” ci sono state altre esperienze che ti hanno visto protagonista con la bicicletta?
Verso la fine di agosto abbiamo affrontato il Passo di Stelvio a Cima Coppi, partendo da Prato su fino in cima. Si tratta circa di 29 km con 49 tornanti, siamo partiti da una temperatura di 20° o 22° per poi arrivare in cima dove c’era la neve.
Molti vi hanno visto come dei ciclisti o degli atleti o degli agonisti votati al suicidio.
Si, un pò pazzi.
In questi itinerari che avete fatto con la bicicletta c’era qualcuno che v’ incoraggiava, che vi elogiava o che vi dava la forza?
C’è questo collega che mi ha accompagnato giù a Sava e a Prato e mi chiese cos’avessi in mente dopo questo bel tratto di bici, lui arrivato ad una certa età non poteva “concorrere” con le mie pazze idee. C’è stato poi un collega che mi portava spesso a fare delle maratone, delle gite a piedi e abbiamo avuto la pazza idea di fare una maratona nel deserto.
Passiamo a quest’ altra “ scorribanda”, una maratona nel deserto non vuol dire fare Sava- Taranto andata e ritorno.
C’era un’esibizione: alcune persone, profughi, provenienti dall’Algeria, dal Marocco e dalla Mauritania sono state cacciate dalla propria regione, nel Sahara dell’ Ovest. Bisognava dare un contributo per aiutarli nella costruzione di scuole, ospedali, si trattava di aiutare delle persone. Io mi sono iscritto e preparato durante l’inverno, fu un pochino stravagante perché mi allenavo anche nella sauna non sapendo le temperature che potevo trovare nel deserto. Alla fine di febbraio dell’anno scorso siamo partiti da Francoforte passando per Madrid per arrivare a Tindouf in Algeria e 2 giorni dopo abbiamo fatto questa maratona di 42 km attraversando il deserto. Si partiva dalla mattina con temperature di 26°, 27° arrivando poi in pieno deserto con temperature che andavano da 45° ai 50°, tanto caldo e tanta fatica però è stata un’esperienza bellissima.
Quanti eravate in quest’ esperienza?
In tutto eravamo intorno ai 300 concorrenti che facevano i 5 o i 10 o i 21 km e pochissimi arrivavano a fare la maratona dei 40 km, circa 150 persone. Arrivai sessantaduesimo, è stata un’ esperienza stravagante.
Molti di questi che hanno affrontato la maratona dei 40 km non sono arrivati al traguardo o tutti in tempi diversi ce l’hanno fatta?
Quasi tutti però ci sono state delle persone che si sono bloccate a metà percorso, poi ci sono stati dei corridori che si sono fermati a causa del caldo non avendo mangiato o non essendo preparati abbastanza. Per esempio circa a trentaseiesimo km io ho aiutato un italiano che non riusciva ne a mangiare ne a bere, abbiamo aspettato i soccorsi e poi sono ripartito.
Quant’ è durata questa maratona in termini di tempo?
Io ho cercato di arrivare al traguardo sotto le 4 ore e mezzo sapendo le condizioni climatiche che mi aspettavano. Ce l’ho fatta in 4 ore e 26 nonostante il fatto di aver aspettato gli aiuti per un italiano che si era fermato. E’ stata un’esperienza e al nostro livello l’importante è arrivare al traguardo, è partecipare.
Quando si fanno queste “effervescenze”, che non facciamo noi comuni mortali, spesso ci sono le televisioni, i giornali che mettono in evidenza questa cosa, a te di tutto questo cosa ti ha fatto piacere?
Il piacere mi è stato dato dal fatto di fissare un punto di traguardo per prepararmi e per arrivare ad un certo livello. Il livello agonistico mi da soddisfazioni personali, non ho fatto una gare per vincere qualcosa, data l’età non posso concorrere con persone più giovani di me però facendo cose stravaganti ci sono delle soddisfazioni personali, se lo fanno gli altri perché non posso farlo anch’io. Quest’anno a marzo ho partecipato alla gara in Siberia.
In Siberia? Il tragitto? La lunghezza?
Sono sempre 42 km.
Climi tendenzialmente opposti: in Africa un caldo incredibile mentre in Siberia un freddo incredibile.
Si climi totalmente opposti . Ho fatta una bella gita in bici, poi è arrivata l’opportunità del deserto e l’ ho fatto, il contrario del deserto è il freddo e nessun posto sarebbe stato migliore della Siberia. Alcuni mi hanno dato del pazzo però volevo provare a farcela, c’è una differenza di quasi 75°: nel deserto 45°, 50° in Siberia -30°. Mi sono preparato durante l’inverno grazie a degli sponsor che mi hanno dato la possibilità di allenarmi in Austria, dove c’era molta neve e molto freddo, c’era anche una cella frigo, usata per delle terapie, ed io ho avuto il piacere di sentire sulla mia pelle come si sta per 4 minuti in una cella frigo la cui temperatura arriva a – 115°: è stata un’esperienza bellissima.
Spesso figure come la sua sono accompagnate da persone molto tolleranti che danno quella forza in più a dire «fai questo», «ti aiuto», «non ti preoccupare» si tratta spesso di una moglie, una compagna o i figli. Quando un uomo ha successo, in tutti i campi, c’è sempre qualcuno dietro che gli da’ la forza. Chi sono state le persone più vicine a te in tutte queste “scorribande”?
Prima di tutto mia moglie che mi ha sempre detto « se tu ti senti di fare una certa cosa, falla! Ti aiuto, ti sto vicino e se hai bisogno di me sono sempre qui» e c’è stata. In un secondo tempo ho scoperto la forza mentale: se uno vuole proprio qualcosa arriva a fare ciò che ha in mente. Bicicletta? Fatta! Deserto? Fatto! Siberia? Facciamola! L’ho fatta alla fine. Il corpo che deve mantenere una certa sostanza, un certo equilibrio ed io sono un po’ facilitato avendo un fisico abbastanza asciutto e forte però la forza mentale è la prima cosa. Sono partito da Francoforte, passando per Mosca si arriva a Irkutsk, in piena Siberia, dove c’è il lago più grande di acqua dolce, il lago di Bajkal, che ha delle misure di 636 km di lunghezza, 82 km di larghezza e una profondità di 1600 m. Non sapevo dove si trovasse fino a quel momento però l’ho scoperto facendo questa maratona in cui siamo passati da un lato del lago fino all’altro. Il ghiaccio aveva uno spessore di minimo un metro e mezzo, era un’ esperienza che dovevo fare, mi sono sentito soddisfatto: «ho fatto pure questo».
Non avevi paura che sprofondasse?
No perché i mezzi che ci accompagnavano erano dei cingolati e quindi passati loro era ovvio che potessimo passare anche noi. Ci sono, infatti, dei paesini ai quali si può arrivare solo d’inverno passando il ghiaccio.
Hai parlato di tua moglie come la persona che ti ha dato carta bianca dicendoti se è passione coltivala , hai anche dei figli? Questi ragazzi quando hanno visto il padre “buttato in questa mischia” che hanno detto?
Il grande mi ha detto: «papà, con tutto il rispetto parlando, mi sa che un po’ pazzo ci sei ». Mia figlia ha sempre creduto in me dicendo : «papà le cose più pazze che hai fatto le sapevo ma quello che stai facendo ora proprio non lo capisco però fallo ». La piccola, che adesso a 10 anni, è già molto sportiva e mi ha detto che vorrebbe fare qualcosa di inerente a quello che faccio io, poi ha aggiunto che nel deserto e in Siberia però non ci va. La mia è una famiglia abbastanza sportiva e riescono a capirmi.
Penso che questo sia importante e sia anche una delle ragioni del tuo successo, probabilmente non sarebbe stato lo stesso se avessi trovato una famiglia che ti andasse contro, che ti osteggiasse.
Il discorso c’è sempre stato : che fine fai nel deserto, come reagisce il corpo alla Siberia. Un certo timore c’era anche perché quest’anno l’ 8 di luglio è stata l’ultima pazzia che ho fatto, almeno fino ad ora. Sono partito da Ehrwald, in Austria, scalando la cima più alta della Germania che sta a 2961 m. E’ un’esperienza che volevo e dovevo fare, ho fatto questo tratto di 19 km con un’altitudine di 2000 m in appena 4 ore. E’ stata un’esperienza molto piacevole e totalmente diversa dato che non ho mai scalato una montagna. C’era una salita al 100% di pendenza, nel 2008 proprio in quel punto sono morte 2 persone di congelamento e quindi anche lì avevo un certo timore, una certa paura. C’è da dire però che l’organizzazione era veramente ottima. Lì gli sbalzi di temperatura erano frequentissimi, la temperatura cambiava da un momento all’altro. Siamo partiti da 1000 m di altitudine dove c’erano 24° e su c’erano appena 3° o 5° al massimo. Arrivando ad una certa altezza poi il fiato cominciava a tirare di più a causa della scarsità di ossigeno. C’è sempre un momento in cui mi chiedo chi me lo faccia fare però mi aiuta la forza mentale ed essendo partito devo anche arrivare al traguardo. Penso che adesso un paio di mesi di pace me li devo proprio fare.
Se un ragazzo con una passione ti chiedesse «cosa posso fare con questa passione», tu cosa gli diresti?
Se ha una passione o vuol cominciare a fare un certo sport io gli direi di farlo però è importante che si renda conto che deve soffrire perché non mi sono svegliato una mattina già preparato per fare 42 km. Si deve stare attenti a tutto: a quello che si mangia, a come e quanto bisogna bere, come si arriva a potercela fare . La prima cosa che gli direi è : «sei pronto a soffrire?». Quando mi preparo per una gare io faccio fino a 15-18 ore di allenamento la settimana o di giorno o di notte, in base a quello che voglio fare. Ci deve essere comunque una volontà forte di base, se uno incomincia e non sa soffrire fa danno al corpo. Io alla mia età mi sento bene e speriamo ci sia la forza per fare ancora altre pazzie.
Giovanni Caforio