ANGA (CONFAGRICOLTURA): PRODUTTORI MESSI IN GINOCCHIO DAL PREZZO DEL LATTE BASSO E DA “OPERATORI FANTASMA”
I produttori di latte tornano sul piede di guerra. Restare sul mercato, infatti, sta diventando sempre più difficile se non impossibile
La causa principale è sempre la stessa: il prezzo del latte alla stalla troppo basso. Ma in più, in questa estate torrida, si registra un altro fenomeno un po’ meno noto ma ugualmente preoccupante che l’Anga, la sezione Giovani di Confagricoltura, intende denunciare: si tratta di operatori senza scrupoli che, letteralmente, ritirano il latte e poi scompaiono nel nulla.
«Decidere di fare una pubblica accusa – spiega il presidente Anga Francesco De Filippis – non è mai facile, soprattutto in un territorio dove a farla da padroni sono l’omertà ed uno stupido sentimento di orgoglio per il quale si tende a non condividere con l’altro un momento di difficoltà che si può trasformare in una opportunità di crescita e sviluppo comune».
Ma qualcosa fortunatamente sta cambiando. E proprio l’Anga si fa portavoce di questa nuova sensibilità che si sta diffondendo fra i giovani agricoltori: «Ci stiamo chiedendo – dice De Filippis – se non sia comunque giunto il momento di reagire ad un sistema che continuamente calpesta i nostri diritti annientando la dignità della persona. E’ forse giusto essere vittime di squallidi personaggi che liberamente si approfittano del prossimo facendosi forti di una burocrazia lenta e sorda che stenta a difendere i diritti di chi continua ad impegnarsi per pagare, fra mille difficoltà, le tasse e tutti gli oneri che la legge impone?».
L’oggetto del contendere questa volta si chiama latte. «Alimento di primaria importanza – sottolinea De Filippis – e prodotto principe del territorio della Murgia ha un solo difetto: essere fortemente deperibile, per cui non permette a chi con tanta fatica, fra siccità e problemi di vario genere, lo produce di riuscire a gestire con la dovuta lucidità la fase della commercializzazione». Fase in cui, teoricamente, dovrebbe entrare in gioco il prezzo regolamentato a livello regionale, 41,2 centesimi al litro, che però viene sistematicamente aggirato. Sul mercato reale, infatti, i prezzi pagati ai produttori sono parecchio inferiori: 37-38 cent e sino a un minimo di 35. Nel frattempo, data l’attuale scarsità di produzione, dall’estero arrivano sul mercato locale decine di tir di latte pagato a 46-48 cent, con un pesante effetto distorsivo.
«In mezzo, schiacciati da un meccanismo micidiale, le decine di allevatori che tenacemente ogni giorno raccolgono il latte delle proprie mandrie – sottolinea ancora De Filippis – per poi essere costretti a venderlo a dei raccoglitori senza scrupoli, che dopo un periodo più o meno breve spariscono nel nulla senza onorare i pagamenti. A questo punto inizia il dramma: gli allevatori pur di pagare i propri fornitori iniziano ad indebitarsi dapprima con le banche poi con gli strozzini sino a quando, stremati, o chiudono le stalle vendendo gli animali o riescono a cambiare cliente disposto ad acquistare quel latte».
E qui nasce l’ulteriore beffa: «Il latte – racconta il presidente Anga – viene conferito a dei trasformatori che, pur vendendo il prodotto trasformato per contanti nei propri punti vendita, cominciano a pagare dapprima a 60 giorni, dopo a 90, poi a 120 e infine diventano debitori “sofferenti”. L’allevatore, ormai finito in una spirale, riesce a trovare un nuovo acquirente: paga meno “ma almeno paga”. E qui avviene la completa distruzione della dignità: si lavora ogni giorno senza che nessuno rispetti questo lavoro. La cosa più grave è che su quel latte che l’allevatore ha ceduto e, ufficialmente, ha creato reddito dovrà anche pagare le tasse».
Di qui l’appello del presidente dell’Anga agli organi di controllo e agli stessi produttori: «Sicuramente chi ne ha competenza dovrebbe meglio vigilare su queste situazioni; certamente gli allevatori dovrebbero comunicare di più fra loro anche attraverso i sindacati di categoria al fine di creare una black list di queste “imprese fantasma”, in modo da isolarle e lentamente farle scomparire dal mercato. E’ proprio da qui che vogliamo partire: un gruppo di produttori che fa riferimento all’Anga, i giovani di Confagricoltura Taranto, e che vuole riprendersi una dignità maltrattata eppure meritevole di grande rispetto».
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