ILVA, I SINDACATI … QUESTI SMEMORATI
Hanno taciuto per anni, rendendosi di fatto complici di un’azienda che come ha scritto il GIP Todisco nella sua ordinanza di sequestro preventivo degli impianti dell’area a caldo, “ha sempre seguito una politica imprenditoriale tesa al raggiungimento del massimo del profitto con la massimizzazione del risparmio sulle spese per le performance ambientali del siderurgico, i cui esiti per la comunità tarantina ed i lavoratori del siderurgico, in termini di disastro penalmente rilevante ex art. 434 e 437 c.p., sono davvero sotto gli occhi di tutti”: tranne i loro.
Ne hanno difeso tutti gli investimenti, a cominciare dal paventato miliardo per l’ambientalizzazione dell’azienda, non andando mai a verificare se la stessa avesse rispettato i vari atti d’intesa (2003, due nel 2004 e 2006) sottoscritti negli anni con le istituzioni e le loro stesse organizzazioni: atti d’intesa definiti dal GIP come “la più grossolana presa in giro compiuta dai vertici Ilva. Si tratta – continua il giudice – di ben quattro atti di intesa volti a migliorare le prestazioni ambientali del siderurgico”. Impegni, che in alcuni casi hanno regalato all’Ilva il ritiro delle costituzioni di parte civile degli enti locali da importanti processi in cui poi soccombeva, che non sono stati mai onorati.
“Basta leggere l’ultimo – precisa il giudice Todisco nell’ordinanza – per rendersi conto della colossale presa in giro di cui sopra. Invero, nello stesso si riportano ancora gli stessi impegni assunti da Ilva con i precedenti atti d’intesa che ovviamente non erano stati adeguatamente assolti, arrivando assurdamente in tale ultimo atto a sostenere che Ilva, in attuazione del richiamato atto d’intesa dell’8.01.2003, aveva completato il sistema di monitoraggio in continuo ai camini delle batterie dei forni coke e dell’agglomerato; fatto ovviamente in totale contrasto con quanto accertato dai periti in sede di incidente probatorio. Per il resto – si legge ancora – emerge con chiarezza l’assoluta inadeguatezza di quanto realizzato da Ilva in adempimento dei suddetti atti d’intesa. Anzi, in realtà, non si comprende nemmeno bene cosa in effetti abbia realizzato se non la presentazione di documenti e piani di interventi solo sulla carta”.
Hanno salutato come un “evento storico”, la concessione dell’AIA all’Ilva nell’agosto del 2011 da parte del Ministero dell’Ambiente, salvo poi attuare, al pari delle istituzioni locali e regionali, una clamorosa e ridicola marcia indietro dopo le deposizioni delle perizie chimiche ed epidemiologiche, sostenendo come fosse assolutamente necessario riesaminare quella stessa autorizzazione da loro in precedenza appoggiata e difesa. Hanno presenziato a tutte le inaugurazioni dei “nuovi” impianti Ilva, non ultima la posa della prima pietra dell’opera di barrieramento, che a detta loro e delle istituzioni avrebbe risolto in gran parte il problema dei parchi minerari; hanno anche proposto di attuare alcune tecniche per la filmatura e bagnatura degli stessi, da inserire nella nuova AIA: oggi, senza un briciolo di dignità, seguono come tanti cagnolini scodinzolanti i dettami dei custodi giudiziali, sostenendo l’assoluta necessità, non più rinviabile, della copertura dei parchi. Sono arrivati persino a definire l’Ilva un’azienda “modello europeo” nella siderurgia.
Hanno appoggiato e sottoscritto tutte le leggi regionali, inutili, approvate negli ultimi quattro anni. Hanno per giorni bloccato un’intera città raccontando bugie clamorose agli operai e paventando scenari apocalittici, schierandosi di fatto contro la magistratura. Hanno dimenticato che il loro unico compito era quello di difendere e tutelare i diritti di ogni singolo lavoratore: dalla salute alla sicurezza. Hanno sempre saputo tutto quello che avveniva nel siderurgico, ma non hanno mai denunciato: anzi, beffandosi dell’intelligenza di operai e cittadini, da anni raccontano la favola dell’eco-compatibilità come unica soluzione per il futuro dell’Ilva e della città di Taranto. Ed oggi, dopo tutto questo ed altro ancora, come se niente fosse, pretendono di essere ancora parte attiva nelle decisioni sul siderurgico. Pretendono di presenziare ad ogni tavolo istituzionale e di essere tenuti al corrente di ogni decisione presa dai custodi giudiziali.
Vogliono dettare le loro ricette, sbattono i pugni come bambini viziati, ogni giorno ne hanno una nuova, finendo per contraddirsi clamorosamente. Non hanno mai pronunciato una parola chiara sulla difesa della salute dei lavoratori e dei cittadini. Non hanno vergogna. Difendono le loro poltrone, le loro tessere, il loro futuro, proprio come i politici. Ed oggi hanno l’ardire di scrivere comunicati stampa in cui affermano che “abbiamo sempre perseguito la difesa dell’ambiente e della salute insieme al diritto al lavoro”. Facendo però finta ogni giorno di non comprendere le decisioni adottate dalla magistratura. Sono i nostri, ineguagliabili sindacati. Annunciano e minacciano un autunno caldissimo, in cui ci saranno migliaia di posti di lavoro tagliati. Speriamo almeno che i primi saranno i loro qui a Taranto.
Gianmario Leone (da TarantoOggi del 10 settembre 2012)