“ ZONA POSTA SOTTO CONTROLLO PER PRESUNTO INQUINAMENTO AMBIENTALE CON ESCHE AVVELENATE PER CANI ”
Questo allarme per i cittadini di Sava, viene evidenziato da alcuni cartelli (sprovvisti del riferimento dell’Ente e senza timbri) in aggiunta a nastri di sicurezza rosso – bianchi (normalmente utilizzati dalle Forze dell’ Ordine e dai Vigili del Fuoco in situazioni di pericolo) posti lungo tutto il perimetro di alcuni muri a secco dove a circa due km dal centro abitato, nell’area interessata al “presunto inquinamento”, da anni ha posto la sua residenza un nucleo familiare di tre persone (con figlia di 9 anni). Questa è una vicenda che è emersa grazie ad alcune segnalazioni pervenute a codesta Associazione da parte di alcuni cittadini amanti del footing e del ciclismo che, preoccupati da eventuali aggressioni da parte della massiccia presenza di cani randagi, hanno dovuto rinunciare a transitare in quella tratto di periferia denominata “contrada Curti dell’ Oro”. Ma quale autorità ha “sottoposto a controllo ambientale la zona”?
Chi ha appurato l’effettiva presenza di esche avvelenate per cani? E chi è l’autore degli “avvisi di pericolo”? Queste sono le domande che ho posto questa mattina dopo essere stato sul posto, alla Responsabile del Comando di Polizia Municipale Ten. Luigina Soloperto e al Dirigente del Servizio Veterinario dell’ ASL di Manduria, Dr. Carone. Ma dell’ autore di questo “procurato allarme” NESSUNO NE SA NIENTE!
Agli atti del Comando di P.M. e del Servizio Veterinario risulta solo che: agli inizi del mese di settembre, all’interno dell’area dove risiede in condizioni di indigenza una famiglia (280 euro al mese derivanti da una invalidità del capo famiglia) insieme ad un branco di randagi (personalmente oggi ne ho contati 20) furono trovati morti tre randagi. Il Comando dei Vigili Urbani di Sava allertati da un’ animalista, interessò il Servizio Veterinario dell’ ASL di Manduria che a sua volta dopo averli recuperati chiese all’ Istituto zoo profilattico di Foggia di eseguire gli esami di laboratorio di accertare quali fossero state le cause del decesso (risultati ad oggi, a detta del Dr. Carone, ancora non pervenute).
E allora, perché allarmare i cittadini ancora prima di essere certi delle cause che hanno determinato la morte dei cani? Se la famiglia che ospita i cani, per poter mangiare, viene aiutata dalle opere di carità che mensilmente distribuiscono gli alimenti ai più bisognosi (Banco alimentare aiuti CEE), come può dar da mangiare ai tanti randagi “stanziali” di cui dispone? Non è forse plausibile che i randagi siano potuti morire di stenti? Se come comunicatomi verbalmente dal Dr. Carone, ancora non ci sono le risultanze degli esami di laboratorio, non è forse prematuro anticipare i tempi e allarmare (ma anche accusare) i cittadini del “presunto inquinamento ambientale con esche avvelenate”?
Tutto ciò mi ha indotto a presentare un’ ESPOSTO indirizzato al Comando Stazione Carabinieri di Sava, affinché venga individuata “l’Autorità Precostituita” all arbitraria allarmistica tabellazione e recinzione “dell’area avvelenata” sul cui suolo risiedono ancora oggi, non solo i cani, ma anche delle persone che vanno comunque tutelate e non certamente con dei cartelli o con del nastro rosso – bianco!!!
Mimmo Carrieri
Responsabile del settore Ambiente – Ecologia
Associazione CPA
Sezione Provinciale di Sava