IL CASO ILVA. “QUI SI NASCE CON IL CANCRO”

IL CASO ILVA. “QUI SI NASCE CON IL CANCRO”

Il primario di pediatria dell’ospedale Ss Annunziata di Taranto, Giuseppe Merico: “È la madre a trasmetterlo, due episodi di neuroblastoma recenti. Questo prova che nella nostra città c’è stato un danno genotossico”

TARANTO  –  “Ci sono bambini che nascono con il cancro. È la mamma a trasmetterlo. Due casi li abbiamo scoperti di recente in ospedale”. Lascia senza parole l’allarme di Giuseppe Merico, il primario della struttura complessa di pediatria dell’ospedale Santissima Annunziata di Taranto. “Ci siamo accorti del cancro in questi bimbi al quarto giorno di vita  –  raccontacon lo screening che si esegue per verificare eventuali malformazioni dei reni. Si tratta di due casi di neuroblastoma. Questo prova che nella nostra città c’è stato un danno genotossico. Ed è terribile”.

Pino Merico non è un medico qualsiasi. La lotta all’inquinamento per lui è diventata una missione come quella di curare i bimbi. Nel giugno del 2007 ha fondato l’associazione “Bambini contro l’inquinamento” e nel marzo dell’anno successivo riuscì a portare in strada quindicimila persone. Mamme, papà e bimbi tutti uniti per dire basta alle polveri e ai fumi che avvelenano Taranto. “Vogliamo il cielo blu”, urlavano i bambini di Taranto quel giorno in piazza. Quella battaglia toccò anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che scrisse una lettera al pediatra capopopolo.

“Il presidente  –  aggiunge Merico – intervenne per sostenerci in una battaglia contro i veleni industriali. Contro di me si scagliarono in tanti e non tutti in buona fede. Oggi i dati del ministero della Salute confermano quello che io e i miei colleghi abbiano scoperto sul campo”. Ma il primario, che per primo denunciò la presenza di diossina nel latte materno, insiste sul danno genetico. “Guardare negli occhi i genitori e dire che il loro figlio è ammalato di tumore è un’esperienza straziante. A me  –  dice – è capitato troppe volte. Mi sono trovato di fronte a bimbi di pochi giorni di vita e di sei mesi con il cancro. Possono averlo contratto solo geneticamente. E chi sopravvive a sua volta potrà trasmetterlo ancora”.

 

FONTE repubblica.it

viv@voce

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