MOLESTIE E SMS. GIOVANE MULTATO CON 50 EURO DAL TRIBUNALE
Ma la Cassazione rinvia per un nuovo esame del caso
Ferisce più la penna che la spada: un proverbio ritornato di moda con l’avvento delle nuove tecnologie che hanno visto sostituire la classica biro e il taccuino con gli sms, i messaggi di posta elettronica ed i social network.
È chiaro che un’offesa può costare cara, anche 50 euro, secondo le motivazioni addotte dal Tribunale di Lecce che nel febbraio 2011 aveva condannato ad una multa per molestie un giovane magliese di 26 anni reo di aver inviato alla propria ex che lo aveva da poco lasciato nell’aprile del 2008, un sms ritenuto offensivo dal giudice di merito per “petulanza” e “biasimevole motivo costituito dalla gelosia e dalla volontà di infliggere alla ex fidanzata una punizione per avere interrotto la relazione sentimentale con lui“.
Il giovane ha quindi proposto ricorso in Cassazione argomentando che si trattava non di un messaggio offensivo, bensì di un semplice scherzo tra amici.
La prima sezione penale della Suprema Corte ha accolto il ricorso rinviando la causa ad altro giudice dello stesso Tribunale per un nuove esame del caso.
Gli ermellini hanno, infatti, rilevato che “Il reato di molestia o disturbo alle persone non ha natura di reato necessariamente abituale, sicchè può essere realizzato anche con una sola azione ovvero con una sola telefonata effettuata dopo la mezzanotte, ma di questo occorre dare una esaustiva motivazione, nel caso in esame del tutto omessa, anche con riferimento alle finalità di petulanza o di altro biasimevole motivo“.
Una vicenda che per Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti” può far sorridere ma deve far riflettere sull’abuso dell’utilizzo delle moderne tecnologie che in non rari casi possono essere addirittura foriere di conseguenze di natura penale.