IL GARANTE CERTIFICA AL GOVERNO E AL PREFETTO VIOLAZIONI DELL’AIA DA PARTE DELL’ILVA
Legambiente: l’Ilva “perde il pelo, ma non il vizio”. Intollerabili i ritardi sull’AIA; il Governo diffidi l’azienda, il Prefetto la sanzioni
In una segnalazione inviata il 26 marzo al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Ambiente, al Ministro della Salute e al Prefetto di Taranto il Garante dell’AIA Ilva ha trasmesso una nota dell’Ispra in cui vengono certificate le criticità e le inadempienze riscontrate nel corso dell’ispezione effettuata nei giorni 5-7 marzo. Tali criticità riguardano sia gli interventi di adeguamento degli impianti, sia le pratiche operative utilizzate.
L’ISPRA ha accertato le seguenti violazioni dell’Aia:
– superamento della durata delle emissioni visibili durante il caricamento della miscela nelle batterie 9 e 10 della cokeria,
– superamento del limite di 20 mg/Nmc di concentrazione di polveri per le batterie 9 e 10 e superamento degli stessi limiti di concentrazione di polveri e del limite di 300 mg/Nmc di concentrazione per l’SO2 per le batterie 3, 4, 5, 6 nell’ultimo trimestre di esercizio prima della chiusura,
– superamento del valore di 25g/t coke nell’emissione di particolato in uscita dalle torri di spegnimento 1 e 3 asservite alle batterie 3, 4, 5, 6 e della torre di spegnimento 7 asservita alle batterie 11 e 12, attualmente in funzione,
– omesse comunicazioni (…) relativamente alle non conformità ai limiti emissivi di cui ai precedenti punti.
L’ISPRA ha accertato inoltre che alcune prescrizioni non risultano rispettate alla data del controllo, ovvero a circa 4 mesi dal rilascio dell’Aia:
– realizzazione di una nuova rete di idranti per la bagnatura dei cumuli,
– nebulizzazione di acqua mediante fog-cannon per la riduzione delle particelle di polveri sospese generate dalla movimentazione e stoccaggio nei parchi primari,
– depolverazione stock house dell’AFO/2,
– minimizzazione delle emissioni gassose e fuggitive,
– sistema di nebulizzazione di acqua per l’abbattimento delle particelle di polveri sospese generate dalle emissioni diffuse, nelle more della realizzazione di interventi di copertura di alcune aree.
A ciò va aggiunto che “gli interventi di chiusura dei nastri e cadute di materiali sfusi risultano non completati entro il 27/1/2013” e che, in merito, l’Ilva ha chiesto una modifica dell’Aia con un nuovo crono-programma che sposta alla fine del 2014 l’ultimazione di circa il 90% degli interventi e al 2015 il completamento.
“L’Ilva perde il pelo, ma non il vizio” commenta Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto.
Per noi di Legambiente le violazioni dell’AIA sono gravi e i ritardi nella sua applicazione intollerabili.
Continuiamo a ritenere che lo stabilimento siderurgico possa essere reso compatibile con l’ambiente e la salute, dopo interventi che ne modifichino profondamente gli impianti e con pratiche operative corrette e applicate con continuità. I dati delle rilevazioni Arpa dell’ultimo quadrimestre 2012 – che attestano un significativo decremento della concentrazione in aria di particolato fine, benzene e Idrocarburi Policiclici Aromatici da mettersi in relazione alla variazione delle pratiche operative – ci confortano nella convinzione che l’adeguamento degli impianti alle prescrizioni dell’Aia, unito a una riduzione della produzione, potrà dare risultati anche clamorosi in termini di diminuzione dell’inquinamento a Taranto.
Per questo continueremo a insistere senza rassegnarci: l’Ilva deve investire per risanare e rispettare pienamente le prescrizioni AIA e lo deve fare subito. Non sono ammessi sconti e perdite di tempo, ce ne sono state fin troppe come la Magistratura sta dimostrando con chiarezza.
Per questo chiediamo al Prefetto di Taranto di sanzionare da subito la mancata osservanza delle prescrizioni, così come previsto dalla legge cosiddetta “salva Ilva”, avendone la competenza esclusiva come sottolineato dal Garante nella segnalazione del 26 marzo.
Per questo chiediamo al Governo di dare immediatamente seguito a quanto proposto dall’ISPRA – e fatto proprio dal Garante – diffidando l’Ilva ad operare affinché sia garantito quanto richiesto dall’Ispra nei termini temporali dalla stessa specificati (30-60 giorni).