RACCONTI. LA VECCHIETTA SAVESE E IL PESCIVENDOLO TARANTINO
Storia vera, capitata oltre 20 anni fa …
Un lunedì di molti anni fa, il mercato settimanale a Sava si svolgeva lungo le Vie Cinieri e Manzoni. Spesso i pescivendoli, con la loro classica aria strafottente, violavano sempre queste regole e anticipavano alla fine di Via Del Prete la collocazione dei loro autocarri muniti di pesce, prevalentemente azzurro.
Un giorno mi incuriosì un pescivendolo tarantino che gridava a squarcia gola: “U’ pupidd, ù pupidd, a mill lir!” e anche “Allatamat, allatamat so l’ cozz!” Tradotte, o provare a spiegarlo in italiano, le frasi sono: la prima “il pesce azzurro a mille lire al chilo” e la seconda “cozze di ottima qualità e sapore”.
Fin qui ci siamo. Mentre assistevo a come il pescivendolo cercava di portare probabili acquirenti verso la sua mercanzia, si avvicinò una vecchietta la quale gli dice: “Giovni? A quanto stà fani lu pupiddu?” Il pescatore gli dice a mille lire al chilo.
La vecchietta gli risponde: “Mnà fà nà quarta (tradotto è 250 grammi)?”
Immediata la risposta dell’ambulante tarantino: “Ma vid c tnè vè. Camin! Aghià rischià a vita mij ‘nminz a mar p’ docintcinquantalì (tradotto, ma vedi se te ne vai di qua, devo rischiare la mia vita nel mare a pescare per duecentocinquanta lire)”.