L’AMORE VERSO IL CAVALLO: IL DRESSAGE

L’AMORE VERSO IL CAVALLO: IL DRESSAGE

La specialità moderna della competizione di DRESSAGE, disciplina equestre che viene anche chiamata “gara di addestramenti” in quanto cavallo e cavaliere eseguono movimenti prevalentemente geometrici (detti arie) si svolge su un campo di forma rettangolare di dimensioni 20×40 metri per le gare di basso livello e 20×60 in quelle di livello medio alto

Questa disciplina nasce negli anni ’20 e all’ inizio della sua nascita è considerata come il ramo comune a tutte le discipline. Dopo qualche decennio passa sotto il completo dominio tedesco a causa dell’ allevamento di cavalli selezionati per presentare sin dalla nascità le caratteristiche del cavallo addestrato, con conformazione e andature eccezionali. Oggi chi vuole essere competitivo nel dressage compra solitamente un cavallo tedesco, utilizza metodi di addestramento tedeschi ed è grazie a questo metodo che la ricerca della leggerezza viene poco a poco oscurata. Anche i criteri di giudizio della FEI, sembrano ormai essersi adeguati al sistema, abbandonando i principi classici. Fino al 1958 il regolamento FEI di dressage raccomandava ai giudici di apprezzare la sottomissione, la deconcentrazione, la mobilità della loro mascella, mentre al giorno d’oggi è concesso l’uso dei chiudi bocca che mascherano gli effetti di una cattiva mano.

Altrettanto accettato è l’ incappucciamento, condannato da tutti i grandi maestri classici che hanno indicato  la strada per l’ insegnamento senza costrizioni con metodi dolci e razionali per educare la bocca del cavallo alla mano del cavaliere. Altro problema grave è costituito dai cavalli che cambiano al passo, sintomo di una schiena che ha perso la sua mobilità laterale e quindi, un cattivo addestramento che non migliora la locomozione del cavallo. Infine non viene sanzionata la mancanza di impulso gravata da un  continuo uso delle gambe e dello sperone (dovrebbe essere leggero o impercettibile).

Nelle attuali competizioni  nel dressage il cavallo dovrebbe seguire figure e arie che dovrebbero sembrare una danza, dove si evidenzia l’ armonia e la fluidità dei movimenti, la scioltezza dell’ esecuzione, la sintonia del cavaliere senza lasciar trasparire la fatica e lo sforzo fisico. Si premiano invece i cavalli più talentuosi di natura e non quelli meglio addestrati. Anche nelle competizioni di livello internazionale vincono cavalli dotati fisicamente ma che eseguono un piaff (espressione massima di impulso, equilibrio e mobilità) senza abbassare le anche, sostenuti continuamente da ganbe e azioni di mano molto evidenti. Si è forse perso di vista l’obiettivo originale del dressage. Infatti non si riesce più a riconoscere l’armonia dei gesti e la qualità dell’ addestramento.

Per quanto riguarda il salto ostacoli, la preparazione del cavallo del lavoro in piano viene trascurata. Spesso, durante i concorsi, si vedono cavalieri che affrontano il percorso con poco controllo ricorrendo ad imboccature severe, cavalli contratti e ansiosi, compressi tra mano e gambe, senza equilibrio, costretti ad interventi continui in avvicinamento al salto. In tale stato il cavallo si esprime molto al di sotto delle sue potenzialità.

Il lavoro in piano ha lo scopo di rendere il cavallo decontratto, il più possibile dritto riducendo la sua asimmetria naturale; l’elasticità muscolare della sua schiena e dell’ incollatura sono indispensabili per effettuare una corretta parabola sul salto. Un cavallo ben lavorato in piano affronta il salto con la consapevolezza di usare al meglio il suo  fisico, dà la possibilità al cavaliere di controllare l’ equilibrio e l’ impulso.

La velocità, la lunghezza delle falcate, riunire il cavallo, portare il posteriore sotto la massa senza perdità di attività in quanto tutto questo si costruisce quotidianamente lavorando il cavallo sulle transizioni, sulla flessibilità delle molle del treno anteriore e del treno posteriore.

Oggi si vede un lavoro basato sul disturbo continuo di aiuti di mano e gamba, che produce cavalli compressi e contratti al posto di cavalli sciolti, riuniti e sicuramente più sereni.

Milena Mero

viv@voce

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