IMMIGRATI: ACCOGLIENZA SUBITO PER I RICHIEDENTI ASILO A LECCE
Violati i loro diritti. Il sistema d’accoglienza italiano al collasso per insufficienza di risorse. Per la scarsa attenzione delle politiche italiane alle frontiere, la Svizzera addirittura pronta a misure restrittive su Schengen
È una situazione non degna di un Paese civile quella sta accadendo a Lecce in merito alla situazione dei richiedenti asilo di nazionalità afgana arrivati sul territorio salentino. Questi migranti, infatti, nonostante sia trascorso un mese e mezzo da quando sono giunti in provincia di Lecce, sono tutti ancora in attesa di inserimento in un centro di accoglienza, per indisponibilità di posti, e hanno passato questo tempo a dormire in strada o in posti di fortuna.
Non è la prima volta che accade, ma anche questa stamattina hanno giustamente indetto una manifestazione davanti alla sede del “Servizi Immigrazione Salento” dell’Ente Provincia di Lecce già sede dello “Sportello dei Diritti” ai tempi dell’assessorato dell’ex giudice Carlo Madaro e che oggi ospita anche il Consiglio Italiano per i Rifugiati (CIR)
È una vera e propria odissea dei diritti quella che stanno vivendo, rileva Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, un incubo in una terra notoriamente accogliente, ma che per malaburocrazia e perdurante assenza di risorse dallo stato centrale sta comportando un rimbalzo di competenze tra istituzioni, oggi drammaticamente incapaci di far fronte a quest’emergenza.
Dopo il loro arrivo sono stati invitati dalla Questura di Lecce a ripresentarsi il 21 maggio e poi, non essendo ancora disponibili posti di accoglienza, a presentarsi nuovamente alcuni il 24 giugno altri ancora all’inizio di luglio. Sono in possesso solamente di un verbale d’identificazione, ma nessuno di loro ha con sé, né un attestato nominativo, né, ovviamente, un permesso di soggiorno come prevede la legge.
Ciò che più colpisce, come hanno rilevato anche dal CIR, è che stiamo assistendo, quasi impotenti, a “una gravissima violazione dei loro diritti di accoglienza”, e di una sistematica mancata applicazione della legge vigente e delle convenzioni internazionali a protezione dei richiedenti asilo, per un sistema di accoglienza nazionale al collasso per insufficienza di risorse, che purtroppo va a ledere i diritti fondamentali delle persone, proprio mentre gli stati di frontiera ed in particolare la Svizzera, prendono i primi provvedimenti annunciando restrizioni sugli accordi di Schengen e chiedendo che i controlli alle frontiere debbano essere intensificati.
È di queste ore, infatti, la decisione del Consiglio degli Stati elvetico che ha approvato, con il parere contrario del governo, una mozione con 17 voti contro 6 e due astensioni della commissione delle istituzioni politiche del Nazionale, già accolta dalla camera del popolo lo scorso giugno, visto che Roma non applicherebbe in modo soddisfacente l’accordo di Dublino.
Insomma, si prende la palla al balzo per restringere la libera circolazione delle persone a causa dell’incapacità del Nostro Paese di far fronte ad un’emergenza che non può più essere chiamata così perché dura, ormai, da trent’anni.