Lu Laùru. La Leggenda del folletto dispettoso
Nella tradizione popolare manduriana, e salentina in generale, una notevole importanza assume la figura del “Laùru” o “Scazzamureddhu” o “Municeddhu”
Lu Laùru ha assunto nel corso dei secoli diverse raffigurazioni: prima come un bimbo capriccioso e triste, si pensava, infatti, potesse essere l’anima di un bambino defunto e non battezzato. Gli anziani lo descrivono come uno gnometto alto 30-40 cm con un berretto nero sulla testa pelosa e occhi neri e lucidi. In seguito divenne semplicemente “l’angelo custode” della famiglia. Il suo gioco preferito è quello di sedersi sul seno delle donne addormentate causando loro non pochi disagi e l’unico modo per addolcire il carattere irruento e dispettoso sarebbe quello di privarlo del suo inseparabile berretto a punta; ne seguiva un comportamento docile e servile, ma questo era solo uno specchietto delle allodole per vedersi restituito il prezioso copricapo.
Il mito de lu Laùru è molto simile a quello degli incubi romani. Gli incubi erano anche essi spiritelli che causavano disturbi nel sonno dei malcapitati, i quali avevano la sfortuna di imbattersi sul loro cammino. Si sedevano sul petto del dormiente causando sogni orribili. L’unica maniera per privarli dei loro poteri era quella di strapparli il loro copricapo a punta.
Alcuni racconti nostrani vedono questo folletto come un essere che si divertiva ad intrecciare il pelo degli animali, soprattutto criniere di cavalli, spennare polli, nascondere e spostare oggetti. Riferimento a questi spiritelli, e ai rimedi per tenerli lontani, si ritrovano anche nelle culture nordiche. Qui si ritiene infatti che basti posizionare accanto al letto, possibilmente sotto, una pietra levigata da acqua di fiume con un foro formatosi naturalmente al suo interno, oppure alcuni cocci di piatti o vasi rotti sotto il letto o perfino delle forbici lasciate in posizione aperta, tutti questi erano metodi per guadagnarsi il meritato riposo notturno.
Altri metodi per tener lontano lu Laùru era quello di posizionare sull’uscio della propria abitazione un ferro di cavallo o corna di montone o bue.
Tra i tantissimi aspetti negativi ne sorge uno positivo: si ritiene che questi dispettosissimi esseri fossero a conoscenza di luoghi dove erano sepolti o nascosti immensi tesori. Molte volte, infatti, per riavere indietro il loro copricapo donavano dell’oro a colui che era riuscito a strapparlo via dalla testa!
Una delle più note leggende manduriane in merito a questo spiritello è quella della scopa.
Si narra che una famiglia ossessionata dai moltissimi dispetti di questo spiritello avesse perfino preso la drastica decisione di cambiare casa.
Dopo aver preparato il carretto con tutti i mobili da portare alla nuova abitazione, la padrona di casa si accorse di non aver ancora messo sul carretto la scopa.
Ad un certo punto si udì la voce dispettosa de lu Laùru che avvertiva la donna che alla scopa ci aveva già pensato lui la notte prima infatti era già al suo posto nella nuova abitazione!
Con il passare del tempo e con la grande urbanizzazione i territori salentini stanno vedendo scomparire pian piano queste curiose tradizioni e soprattutto i disturbi notturni di questi dispettosi spiritelli, ma chissà che non stiano aspettando il momento propizio per un nuovo tiro mancino!
Fabio Massafra