Era la fine degli anni ’70 e gli inizi degli anni ’80. La prima forma di colonizzazione camorristica nella Puglia
La morte di Renata Fonte era solo l’inizio del clima in cui la Puglia cominciò a vivere la sua stagione criminale
Fu il criminale e camorrista Raffaele Cutolo, una volta sbaragliate le vecchie famiglie camorriste napoletane, che assieme al suo luogotenente Casillo cominciò ad esportare la camorra nella nostra Puglia. Allora, in quegli anni, la nostra terra viveva, come fenomeno criminale, il contrabbando e quindi la tematica era più tosto “folkloristica”, simile ad una tradizione che vede spesso e volentieri i porti come luogo di illegalità. Cutolo capì subito che la Puglia era ricca e quindi era sprovvista di organizzazioni criminali. Avviò i primi contatti con alcuni clan criminali nel foggiano e cominciò così l’espansione camorrista nel nostro territorio. Allora la nostra politica non era ricattata dai clan che spesso, e volentieri, portavano avanti gli interessi dei grandi gruppi imprenditoriali.
Non era così nel napoletano: con i miliardi che arrivano dallo Stato per la ricostruzione del dopo terremoto, la camorra capì subito che il filone dell’arricchimento illegale passava dalla politica. La Puglia cominciò così a seguire il dettato camorrista. Cutolo fu arrestato e le file della camorra vincitrice conobbero mani direttive diverse e si persero nella spietata guerra tra clan rivali.
Questa guerra portò alla riabilitazione delle vecchie famiglie camorriste. Intanto la nostra terra cominciava a vedere ingrossare le file del crimine. Nacque così nel leccese, come contrapposizione all’insediamento camorristico, la Sacra Corona Unita, la quale annoverava tra le sue file tutti i criminali di medio e piccolo cablaggio pugliesi. Cominciò ad avere un’ossatura solida, organizzata a base piramidale proprio come faceva Cutolo: ogni zona deve avere un clan, ogni clan deve avere un capoclan. Ecco, pronta l’organizzazione del crimine pugliese.
La morte di Renata Fonte fa parte di questo progetto primitivo criminale, senz’altro impreparato ad affrontare il post omicidio dell’ex assessore di Nardò. Ma questo era il clima: la criminalità pugliese, nella sua fase di rodaggio, fu spiazzata ma ben nitida sul tipo di speculazione, edilizia su tutto, da fare. La Camorra napoletana abbandonò il campo quasi subito in quanto fu presa da guerre fraticide e delazioni continue dei suo affiliati.
Subito dopo si affacciò nella Puglia, e non timidamente, la ndrangheta calabrese la quale individuò in uno dei fartelli Modeo (il messicano) il suo referente in Puglia. Inizia una guerra spietata tra clan sul territorio pugliese. La conquista di fette di illegalità, lo spaccio della droga su tutto, è la prima priorità. Di seguito partono le estorsioni ai danni di commercianti e professionisti. Si creano spietati gruppi di fuoco, pronti ad ammazzare chi veniva designato dalle organizzazioni criminali.
Quel decennio, che va dal 1980 al 1990, è stato uno dei decenni più brutti della Puglia. Pagine tristemente vissute dalla nostra terra, terra di conquista.