Lizzano, depuratore fuorilegge su “ordine” del sindaco. Lo scarico direttamente in falda

Lizzano, depuratore fuorilegge su “ordine” del sindaco. Lo scarico direttamente in falda

Il sindaco Macripò: «Così tutelo le spiagge»

BARI – Al ministero dell’Ambiente hanno sgranato gli occhi. Ed hanno scritto alla Regione una lettera di fuoco. A maggio, il sindaco di Lizzano aveva emesso un’ordinanza per imporre all’Acquedotto di riversare gli scarichi del depuratore nel sottosuolo. Insomma, da tre mesi – come già ha fatto la scorsa estate – il Comune impone ad Aqp di violare la legge. Quello di Lizzano, che ha costretto Aqp e Regione a fare ricorso al Tar, è al momento il caso più clamoroso, ma non l’unico nella giungla della depurazione pugliese. Un caos tale da indurre l’amministratore unico di Aqp, Gioacchino Maselli, a rassegnare le dimissioni (al momento sospese). Sono almeno 20 le situazioni fuori norma, e per quasi tutte ci sarebbero sia i soldi che i progetti necessari a intervenire. Ma beghe politiche e resistenze territoriali bloccano tutto all’infinito, costando alla Puglia milioni di euro di multe dall’Unione europea, e caterve di avvisi di garanzia a dirigenti e manager Aqp. Prendiamo quanto sta accadendo nell’hinterland barese. A Casamassima c’è un depuratore fuorilegge che scarica in falda i reflui di 4 Comuni. Il nuovo impianto, già pronto, non si riesce ad aprire perché alcuni comitati si oppongono allo sversamento in Lama San Giorgio, e – gridando allo scempio ambientale – hanno bloccato i lavori per realizzare la condotta. I comitati vorrebbero che il nuovo depuratore sia collegato a quello di Bari Sud, soluzione difficile (la condotta costerebbe milioni e sventrerebbe ettari di campagne). E non si va avanti. Così l’Acquedotto ha chiesto l’inter – vento della prefettura: probabilmente a settembre i mezzi dell’impresa saranno scortati dall’esercito, come per la Tav in Piemonte. Il depuratore consortile di Lizzano, che lavora in tabella 4 (produce acque utilizzabili in agricoltura), dovrebbe scaricare in battigia. Ma secondo il sindaco quello scarico produce alghe, che rovinano il mare e creano – è scritto nell’ordinanza – «una pregiudizievole conseguenza economica per gli operatori turistici locali» e «un non trascurabile danno d’imma gine per il Comune».

Se questa motivazione basti per violare la legge (ed aggravare la multa che la Regione dovrà pagare alla Ue nella nuova procedura di infrazione) dovrà stabilirlo il Tar di Lecce. Ma sul punto è inutile contare i giorni, visto che i giudici amministrativi devono ancora pronunciarsi sul ricorso relativo all’ordinanza del 2012. I depuratori che scaricano in falda sono 13 (14 con Lizzano), poi ce ne sono almeno altri 6 potenzialmente o clamorosamente fuori norma per la qualità degli scarichi: alcuni si trovano in località turisticamente fondamentali come Porto Cesareo e Gallipoli. Qui, sulle rive dello Jonio, si litiga da anni sul recapito finale del depuratore perché a Gallipoli in molti sono contrari allo scarico in mare (previsto dal piano di tutela delle acque) che comporta una serie di divieti di balneazione: c’è chi chiede la condotta sottomarina (per allontanare i reflui dalla costa) e chi vorrebbe utilizzare il canale Samari già usato però da altri due Comuni.

Ogni ipotesi fa ovviamente insorgere i sostenitori dell’altra. Nel frattempo sono bloccati i 4,5 milioni disponibili per l’ade guamento degli impianti. E non è ancora tutto. Ci sono infatti i 10 depuratori (quelli di cui si ha notizia, ma i fascicoli aperti potrebbero essere di più) sottoposti a procedimenti penali per reati ambientali. È tutta u n’altra partita, in cui i problemi se possibile raddoppiano. Un esempio? Quello di Gioia del Colle. Qui il depuratore non ha l’autorizzazione allo scarico, è stato sequestrato: nelle fogne finisce di tutto, compresi gli scarti dei caseifici, e spesso i liquami invadono le campagne di Sammichele da dove infatti è partito l’esposto alla procura di Bari. L’impianto (come ovvio) non può essere spento, e continua a funzionare fuori norma in attesa che gli scarichi vengano portati altrove.

L’unica soluzione proponibile è arrivare in Lama San Giorgio, dove già i comitati bloccano la condotta di Casamassima, e dove si oppone pure Sammichele perché la lama attraversa il suo territorio. Non ne usciranno mai. [m.s.]

FONTE

lagazzettadelmezzogiorno.it

viv@voce

Lascia un commento