Tentato femminicidio a Taranto

Tentato femminicidio a Taranto

Una ragazza di 20 anni a Statte  è stata ferita a colpi d’arma da fuoco dal suo fidanzato che,  durante un litigio, le ha sparato una prima volta, ieri sera, perforandole un rene

La ragazza al momento ha taciuto ed ha evitato i soccorsi per  salvare il ragazzo dall’arresto o magari ritenendo di salvare se stessa da ulteriori violenze.

Poi stamattina il 24enne convivente le ha inferto un altro colpo di arma da fuoco raggiungendola al torace. A questo punto la ragazza ha chiesto aiuto alla madre e le due donne hanno cercato la fuga in auto. L’uomo le ha inseguite continuando a sparare e speronando l’auto. Ricoverata in prognosi riservata all’ospedale Santissima Annunziata la vittima è comunque fuori pericolo nonostante quella pallottola nel fianco già da ieri sera, il proiettile che l’ha raggiunta al torace al risveglio e la pioggia di munizioni che il fidanzato le ha scaricato contro durante un disperato tentativo di fuga.

E’ una storia incredibile di reiterata violenza anche fuori dall’impeto della lite.

Nel frattempo in un’altra  provincia, Civitanova Marche (Macerata), una donna Maria Pia Bigoni, 66 anni viene accoltellata per strada verso le 3,15 di stamattina mentre andava al lavoro al mercato ittico. La donna è morta poco dopo l’arrivo in ospedale. L’aggressore che l’ha accoltellata per strada è il suo ex marito, Graziano Palestini, di 76 anni, da cui viveva separata da tempo ed i rapporti erano molto tesi.

Mentre la donna si stava recando al porto dove si sarebbe tenuta la prima asta del pesce, l’ex marito l’avrebbe aspettata a poca distanza da casa e le avrebbe teso un vero e proprio agguato. Prima le avrebbe mollato due pugni tramortendola. Poi l’avrebbe finita a coltellate colpendola anche alla gola. Con lei in casa c’era suo figlio Giuseppe che non ha avuto il  tempo di intervenire.

I vicini hanno avvertito le urla disperate della donna, ma non sono riusciti ad evitare l’omicidio.

Due storie di donne differenti solo per età dei protagonisti e per luogo. La prima storia è un dramma, ma la ragazza è salva. La seconda è terribilmente drammatica e sgomenta tutti noi, perché si tratta di una donna come le nostre madri che si prepara ad andare a lavoro, ma che non può immaginare che la morte è in agguato per mano di chi ha condiviso parte del viaggio della propria vita.

Atavici pregiudizi che non riescono a ritenere la donna come appartenente a se stessa, condizionano ancora il rapporto di coppia. E’vero, ancora 50 anni fa le donne non votavano. Era in vigore il delitto d’onore e pochi anni fa il delitto di stupro era un reato contro la morale.

Di strada però ne è stata fatta tanta. Eppure non si riesce  ancora ad accettare la separazione da un menage sul quale, probabilmente, premono grosse aspettative sociali e personali. Il rapporto coniugale  ha un valore profondo sull’individuo stesso che separandosi ne vive l’enorme frustrazione.

Il mutamento di atteggiamento da parte di uno dei partners, la scelta di sciogliere il legame di coppia, viene percepita dall’altro come inaccettabile, come un incubo ed oltre la  delusione vi è anche la  frustrazione emotiva e sessuale che rendono insopportabile l’abbandono.

Maria Lasaponara

 

 

 

 

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