RACCONTI / 26. “Signorì? Nn’ facit fàvor?”
Quella volta al bar della stazione ferroviaria di Taranto …
Tantissimi anni fa fui testimone di un dialogo tra due tarantini che “bazzicavano” all’interno dell’area ferroviaria tarantina. Come tutti ben sappiamo, spesso le stazioni sono state, e credo che lo sono tutt’ora, crocevia e teatro di presenze “diffuse”. Tipo: borseggiatori, accattoni, barboni, disadattati, paranoici, insomma persone che non stanno bene e anche qualche donna che spera, di trovare in questo luogo, qualcuno che soddisfi le sue impellenze di natura sessuale. In questo, luogo, tra di loro, si crea una certa “familiarizzazione” e quindi le loro facce sono quotidiane nei loro incontri. Andiamo al racconto …
Mi trovavo al bar assieme ad un amico in attesa dell’arrivo di un treno dal nord che portava un mio caro parente e ci accingiamo al bar della stazione per ordinare il nostro classico caffè. Alla nostra sinistra due “abituè” della stazione. Cominciano a parlare tra di loro in forte accento tarantino.
Comprensibile per noi della provincia. Ad un tratto davanti a loro passa una donna in abiti succinti e alquanto provocante.
I due la “squadrano” e via ai commenti, sempre in forte accento tarantino.
Il primo: “E’ vist à quedd?”
Il secondo: “Laggh vist, laggh vist. Av nù mes ca gir ndà a Stazion …”
Il primo: “Nn’ giurn d’ quist à vddè cè lagghia dicr …”
Il secondo: “Cè là scè dicr?”
Il primo: “Laggh dicr … signorì n’ faci favor?”