AIA Ilva: la Commissione Europea “bacchetta” il Governo italiano
Legambiente: il Governo fornisca subito alla Commissione Europea tutte le informazioni richieste. Piena solidarietà alla magistratura tarantina di fronte all’esposto-denuncia dell’Ilva
Un carteggio tra Commissione Europea e Governo italiano rivela i ritardi di quest’ultimo nel rispondere alla Commissione Europea che lo sollecitava a fornire informazioni nell’ambito di un Caso EU Pilot relativo allo stabilimento Ilva di Taranto. Il progetto EU Pilot, operativo dall’aprile 2008, mira a fornire risposte più rapide e complete a quesiti riguardanti l’applicazione del diritto dell’UE, in particolare quelli rivolti da cittadini o imprese. Il sistema è stato concepito per migliorare la comunicazione tra i servizi della Commissione e le autorità degli Stati membri e trovare soluzioni ai problemi riguardanti l’applicazione del diritto dell’UE o la conformità con quest’ultimo della legislazione di uno Stato membro nella fase iniziale, prima cioè dell’avvio di una procedura d’infrazione .
Ogni qualvolta si prospetti un possibile ricorso alla procedura d’infrazione, di norma si ricorre a EU Pilot prima che la Commissione dia avvio alla prima fase del procedimento.
La Commissione “bacchetta” il Governo italiano in data 1 marzo 2013 per aver risposto – solo dopo un sollecito inviato dalla Commissione stessa – con dodici giorni di ritardo rispetto al termine previsto, nonché per aver fornito risposte e informazioni insufficienti in merito ad alcune delle richieste formulate, nonostante le stesse fossero state già poste fin dal 20 settembre 2012. Di fronte all’evasività di frasi che invocano la mancanza di competenza o il non possesso di informazioni, la Commissione ribadisce che “non è ragionevole che l’onere di interpellare le diverse autorità nazionali spetti alla Commissione, in quanto ciò compete all’autorità italiana di contatto e “minaccia” l’apertura di una procedura d’infrazione in caso di mancanza di quella “leale cooperazione” prevista dai trattati europei da parte del Governo italiano.
Legambiente valuta positivamente due elementi che emergono dall’ampio carteggio:
1) il sistema dei controlli (Ispra e Arpa Puglia) funziona e fa il suo dovere nel segnalare le criticità al ministero dell’Ambiente, nonché all’autorità giudiziaria;
2) la Commissione Europea tiene l’Ilva e la sua Autorizzazione Integrata Ambientale sotto la lente d’ingrandimento e questo è sicuramente un elemento di rassicurazione ulteriore in merito alla verifica della completa e tempestiva attuazione delle prescrizioni Aia da parte dell’Ilva.
Non solo. La Commissione chiede anche conto dello stato delle bonifiche all’interno e nel territorio circostante l’Ilva facendo esplicito riferimento alla Direttiva sulla responsabilità ambientale (2004/35/CE) “applicabile al caso in esame nella misura in cui sia stato causato un danno significativo a risorse naturali mediante l’esercizio dell’impianto dal maggio 2007” .
Legambiente ritiene che l’eventuale apertura di una procedura d’infrazione sarebbe un pericoloso sintomo di colpevole disattenzione da parte del Governo di fronte alla drammaticità della situazione di Taranto e chiede pertanto che il Governo italiano risponda nel più breve tempo possibile fornendo tutte le informazioni richieste alla Commissione Europea.
Cogliamo l’occasione per esprimere la nostra piena solidarietà alla magistratura tarantina a fronte dell’esposto-denuncia presentato da Ilva alla Procura di Potenza affinché accerti se pm e gip abbiano compiuto abusi nell’inchiesta sullo stabilimento siderurgico. Se, finalmente, la drammatica situazione di Taranto comincia ad essere affrontata lo si deve, oggi, all’operato della magistratura tarantina: Ilva si preoccupi di attuare pienamente e nel rispetto dei tempi previsti le prescrizioni dell’AIA, invece di presentare esposti.