Ilva di Taranto: il diritto di resistenza per la resistenza del diritto
Marescotti: “Dieci cose che ci fanno resistere, che ci danno speranza e che ci faranno vincere”
In questi giorni si sta svolgendo a Piacenza il Festival del Diritto 2013. Il Wwf Taranto, che ha dato un contributo importante nella lotta ambientale della città jonica , è stato selezionato per partecipare al Festival. Mi è stato richiesto un intervento per l’occasione e ho scritto questo testo.
Dieci cose che ci fanno resistere, che ci danno speranza e che ci faranno vincere
La lotta di Taranto è sostanzialmente ispirata a dieci semplici principi guida, a dieci basilari rivendicazioni di civiltà. Principi che spiegano la nostra fiera resistenza e la nostra determinazione a vincere. Prima o poi infatti vinceremo e coloro ci hanno comandato non si sentiranno più a loro agio a Taranto. Rimorso e vergogna incomberà sulla loro coscienza.
Ecco dieci principi che ispirano la nostra resistenza in nome del diritto e della vita.
Primo: la sovranità popolare. Vogliamo far prevalere l’interesse sociale su quello privato. Vogliamo una democrazia fatta dalla gente, non una sua manomissione partitica in funzione del profitto. Vogliamo riappropriarci di quella sovranità che la Costituzione garantisce al popolo: articolo 1.
Secondo: il diritto al futuro e alla felicità. Vogliamo scongiurare che i veleni intacchino il Dna che consegneremo alle future generazioni. I nostri figli dovranno nascere sani. Le mamme non dovranno allattare con la diossina. Nei prati e nei giardini i bambini dovranno tornare a giocare senza timore di essere contaminati. Nel sangue dei bambini non ci dovrà essere piombo. La nostra lotta è per il diritto alla felicità e a nulla serve se non a questo.
Terzo: il diritto alla conoscenza. Vogliamo scoperchiare i segreti. Ci hanno nascosto la diossina. Le malattie e i morti sono stati chiusi nel cassetto perché non sapessimo. La scuola e la cultura devono rovesciare questo potere che uccide, devasta e provoca rassegnazione. Ai dogmi dell’industria inquinante senza alternative opponiamo il pensiero critico delle alternative all’industria inquinante.
Quarto: il diritto alla libertà e all’autodeterminazione. Come le colonie che si liberarono dall’oppressione e dall’interesse economico superiore, noi ci libereremo dal colonialismo che ci ha distrutto, derubato e ucciso, sottraendoci persino la dignità.
Quinto: il diritto alla salute. Per troppo tempo abbiamo considerato il cancro come un impazzimento inspiegabile delle cellule. Il nesso fra inquinamento e malattie è stata una conquista troppo tardiva della consapevolezza nostra e di molti medici.
Sesto: il diritto alla partecipazione. La Convenzione di Aarhus sancisce il principio di partecipare alle scelte ambientali. Da tanti tavoli sono stati esclusi i cittadini. Il diritto di partecipare comincia fin dalla fase progettuale delle scelte, non arriva alla fine a cose già fatte.
Settimo: il diritto a progettare alternative. L’economia pulita è un’alternativa che dà più lavoro. L’economia sporca brucia il futuro, blocca lo sviluppo, pregiudica un lavoro duraturo. Le città pulite attirano di più rispetto a quelle inquinate. Il futuro è lì, è semplice nella sua finalità anche se complesso nella sua realizzazione, e per questo è permeato di conoscenza e di creatività. Se a scuola si insegna il problem solving è per imparare a costruire alternative nel presente e nel futuro.
Ottavo: il diritto a bonificare e a ripulire. Nelle viscere della terra scenderanno i veleni sempre più in profondità. Impedirlo è un dovere prima che sia troppo tardi. Realizzare la bonifica è un investimento sul futuro. E’ lavoro per risanare, dopo tanti anni di lavoro per inquinare.
Nono: il diritto al primato della legalità. Vogliamo il primato del diritto sulla prepotenza e l’arbitrio del potere. Se un’industria non rispetta una legge va cambiata l’industria, non la legge.
Decimo: il diritto all’obiezione di coscienza e alla disobbedienza civile. Obiezione di coscienza ai lavori cancerogeni, a quelli che producono malattie e morte. Disobbedienza al potere politico che provoca malattie e morte, sottrazione di ogni consenso ad una politica che devasta i corpi, le coscienze, la dignità delle persone.
Dichiariamo qui, ora e solennemente, la fine di questo potere politico che ci ha considerato sudditi e non cittadini, che ci ha abbandonato come corpi a perdere. O noi, o loro.
Frattura completa, abisso di civiltà, nessun ponte, nessun compromesso. Due mondi si fronteggeranno fino alla liberazione di Taranto dalla barbarie.
Taranto Libera.
FONTE
ilfattoquotidiano.it