RACCONTI / 27. “Lèra intàtu lu milioni lu cafoni!”
Storia verissima. E’ successo moltissimi anni fa …
Alcuni savesi si trasferirono al nord Italia alla fine degli anni ’60. Gli anni passano, passano anche alcuni decenni, i figli diventano grandi. Insomma la famiglia savese si allarga e arriva il tempo che i figli decidono anche di sposarsi. I coniugi in questione decidono di invitare quasi tutti i parenti di Sava al matrimonio. Fanno il conteggio degli invitati savesi ed esce un numero, apparentemente, proibitivo. Quasi 50! Cominciano a farsi i conti e le spese, tra albergo e vitto, sono proibitive.
Ma non desistono dall’idea. Un paio di giorni di ripensamento ed ecco la soluzione. Il marito: “Facciamo così. Facciamoli venire tutti e 50, li facciamo alloggiare in albergo due notti e poi vengono al matrimonio”. Risponde la moglie: “E dove devono mangiare nei due giorni di permanenza qui nella nostra città. A parte il giorno del matrimonio?” Il marito rifà i conti, ma con il vitto non ce la fa a sostenere le spese extra del ricevimento. Gira e rigira, i coniugi arrivano alla conclusione. Decidono di farli venire ugualmente, gli offrono il pernottamento di due notti nell’albergo, le spese del pulman che parte appositamente da Sava verso il nord, andata e ritorno, ma non garantiscono agli invitati i pasti del mezzogiorno e quelli della sera. Pranzo del matrimonio a parte.
Avvisano i parenti savesi della decisione e questi ultimi accettano ciò che i coniugi hanno deciso. Parte il pulman da Sava alle 22.00, direzione città del nord d’Italia. Il viaggio va a gonfie vele. Gli invitati riposano bene. C’è euforia nel pulman in quanto la famiglia savese trasferita al nord è stata sempre rispettosa nei loro confronti. L’aria è familiarissima. Ore 15.00 arriva il pulman e scendono i savesi dopo il lungo viaggio. Ora il problema più grosso era trovare un ristorante che potesse ospitare tutti e 50 i nuovi arrivati. Ma chè. Tutti chiusi o stavano per chiudere.
Erano arrivati troppo tardi e poi i ristoranti non erano organizzati, per quell’orario, alla venuta di così tante persone. Escono amareggiati e cominciano a cercare qualche bar o qualche ristoro sull’immediato. Un chiosco è a loro immediata portata. Tutti i cinquanta savesi delegano un loro parente a parlare con il gestore del chiosco e vedere cosa c’è da mangiare al momento per tutti. Si fa avanti il delegato. Chiede al gestore del chiosco cosa può fare per tutti e 50 affamati.
Il gestore dice che ci sono abbastanza panini. Chiede il costo, il savese, di ogni panino. Il gestore gli risponde che ogni panino costa 7 mila lire. Il delegato dice di sì e quindi può cominciare a farli. Il gestore gli dice che vuole almeno una quindicina di minuti per farli tutti. Il delegato acconsente. Si attiva il gestore del chiosco e si mette all’opera nel retrobottega. Il delegato si porta verso il gruppo e dice che ogni panino costa “settimilalirazzi”.
Quindi, facendo i conti sette per 50 esce la cifra di 350 mila lire. Un savese dice al delegato: “Pillamà. A Sava li fannu cu millilì e ti mettunu tuttu cuddu cà uei!” Un altro savese dice: “Sà cè facimu? Scjì sciamni!” E così decidono di abbandonare il gestore del chiosco che, intanto, era alle prese con i 50 panini da imbottire.
Alzano il passo velocemente tutti e 50 savesi e strada facendo un savese dice all’altro: “Era intàtu lu milioni lu cafoni!”
Giovanni Caforio