SAVA. “Cantina di Sava”. Ogni volta che se ne parla mi piange il cuore …
Ovvero, quattro chiamate davanti al giudice. Tre assoluzioni in primo grado ed una in appello
Ogni qualvolta che si parla della “Cantina di Sava” a questo giornale piange per davvero il cuore. Francamente nessun giornale, e sottolineo nessuno, ebbe il coraggio di entrare nei fatti e capire il perchè una istituzione vitivinicola che negli anni passati, prima del 2007, era il fiore all’occhiello del nostro paese e che tutto d’un colpo era diventata una sanguisuga di tutto ciò che veniva conferito. Tra i savesi, quelli classici, la nomea dell’imponente stabilimento vitivinicolo era “la cantina tlì ricchi” o meglio quella a cui facevano riferimento le aziende agricole più floride del nostro paese. Poi qualcosa, o meglio più di qualcosa si inceppò. Uscivano voraggini incredibili: debiti che venivano nascosti ai soci conferitori, produttori che aspettavano il pagamento del loro prodotto da oltre tre anni. Scoprimmo, di seguito, che il debito reale della Cantina di Sava arrivava quasi a tre milioni di euro.
Insomma, un quadro per nulla felice per la nostra economia locale. Viv@voce entrò di diritto in questa istituzione agricola, spulciò di tutto e assistette a tantissime incontri nelle assemblee dei soci che battevano cassa. Fui sbattuto fuori immediatamente. Ma questo non mi fece demordere dall’inchiesta che Viv@voce portò avanti sul cartaceo e sul sito web. Tantissimi lettori telematici mi chiedevano lumi su questo disastro economico.
Ebbi il coraggio di dire e scrivere il nome e il cognome di chi si era reso artefice di questo sfascio economico savese. Inchiodai con le spalle al muro i responsabili di questo sfascio, o meglio disastro dell’economia del nostro paese. Risultato? Quattro chiamate davanti al giudice: tre assoluzioni in primo grado ed un’altra in secondo grado.
La cosa più triste fu vedere la Sava politica ferma, immobile e incapace di affrontare il più importante tassello della nostra economia. Fui il primo a parlare di bancarotta fraudolenta prima che venissero portati i libri contabili in Tribunale.
Ma cosa non ho visto in questa Cantina di Sava? Ho visto, e scritto, di tutto! Soldi dei soci finanziatori che “sparivano” del tutto, con tracce evidentissime di irresponsabilità del Consiglio di amministrazione con evidente “compiacenza” da parte di chi doveva, ed era pagato, al controllo amministrativo della Cantina di Sava.
Tanti savesi, si parlava di circa 800 soci, hanno perso i proventi dei loro raccolti di diverse annate. Fu uno strazio.
Qualche spudorato si è arricchito dalle disgrazie che ha provocato ai soci.
Che sia maledetto …
Giovanni Caforio