SAVA. La tragica morte di Giuseppe Spagnolo
Il sindaco IAIA: «È un’altra vittima della crisi che attanaglia il Paese»
Qualche volta veniamo raggiunti da notizie che per qualche istante ci lasciano sbigottiti, impalati e inducono la nostra mente a pensare, a riflettere. Notizie che il più delle volte sono distanti da noi, dalla nostra realtà e il carattere della notizia le fa allontanare ancora di più, quasi a racchiuderla in una sorta di categoria che potremmo nominare “impossibile che accada da noi”. Invece, a volte, è come se il destino voglia riportarci con i piedi per terra e rammentarti che le tragedie possono avvenire in ogni luogo, paese, città, più o meno grande che sia.
Ed è proprio con il termine tragedia che possiamo connotare la spiacevole disavventura di Giuseppe Spagnolo, 61enne savese, deceduto in seguito al cedimento del solaio all’interno di uno dei capannoni della Cantina di Sava. La vicenda ha avuto un eco nazionale, tanto che ne hanno parlato emittenti come Tg2, Italia 1, Canale 5, Tgcom 24 ecc. «È un’altra vittima della crisi che attanaglia il Paese» ha commentato il sindaco Iaia, presente per tutto il tempo sul luogo dell’incidente. Dai primi accertamenti risulterebbe che il povero Giuseppe, ancora in possesso delle chiavi della struttura dopo il suo passato da operaio, si fosse recato all’interno dei locali per asportare del ferro. Aldilà di quelle che sono le responsabilità oggettive, che la magistratura tarantina verificherà sicuramente, noi non possiamo che rammaricarci per l’accaduto e rivolgere un pensiero alla famiglia della vittima.
In questi casi, quando la morte sopraggiunge in tal modo, le colpe e le mancanze passano e devono passare in secondo grado, lasciando spazio alla solidarietà e alla condivisione del dolore. Non dobbiamo assolutamente sentirci super partes, come se questi problemi ci fossero totalmente estranei, così come non dobbiamo gettare nel dimenticatoio la morte di quest’uomo. La fatalità di oggi ci deve incitare ad andare avanti e ci deve servire come catalizzatore, deve spronarci a far ripartire l’Italia. Dobbiamo dire “basta”, così che le nostre orecchie e i nostri occhi non sentano né leggano più di queste tragiche storie.
Andrea Prudenzano