Legambiente. LIBERARE TUTTA LA COSTA ORIENTALE DAGLI SCARICHI A MARE DEI REFLUI
No alla seconda condotta sotto marina. L’ILVA deve utilizzare le acque reflue affinate
L’estate scorsa Legambiente Puglia denunciò, in un suo dossier, il grave stato in cui versa la maggior parte dei depuratori dei comuni costieri della regione. Nella provincia di Taranto note sono le problematiche legate alla condotta sottomarina di Lido Bruno, agli scarichi a mare dei depuratori di Pulsano e Lizzano ed a quello previsto per la zona di Manduria a ridosso dell’area protetta.
Per Leo Corvace di Legambiente “ oggi vi sarebbero le condizioni per una soluzione definitiva di queste problematiche sulla costa orientale della provincia ”. A mutare il quadro di riferimento è il riempimento (dopo circa 30 anni!) ed il recente collaudo dell’invaso Pappadai, sito in isola amministrativa di Taranto tra Monteparano e Fragagnano e con capacità di carico di circa 20 milioni di mc di acqua. Nonché il progetto di ristrutturazione in corso del nuovo depuratore di Pulsano–Leporano e risistemazione del “Canale Maestro” ad esso collegato che dovrebbe consentire lo scarico dei reflui depurati nel canale D’Aiedda, dove già confluiscono i reflui di altri comuni del circondario. Aggiunge Corvace : “ Poiché funzionale alle necessità irrigue dei terreni agricoli delle zone circostanti e dei comuni confinanti del Salento, l’invaso Pappadai potrebbe ricevere i reflui provenienti dai depuratori di Manduria e Lizzano. La condizione è che questi reflui, come previsto per quelli di Pulsano e Leporano destinati a confluire nel canale D’Aiedda,, siano depurati ed affinati secondo la tabella 4 della legge 152/06 per evitare inquinamento del corpo recettore”.
Legambiente chiede quindi alla Regione la revisione in questa direzione del progetto di scarico dei reflui di Manduria e Sava a ridosso della riserva naturale delle dune costiere. In tal modo non solo troverebbero applicazione le leggi in materia che privilegiano recupero e riuso dei reflui depurati ma si consentirebbe un minor apporto delle acque dal Sinni, quando saranno disponibili, per il riempimento dell’invaso. Come in più occasioni sottolineato da Legambiente, l’erogazione di acqua dal Sinni è legata all’applicazione della prescrizione dell’AIA di riutilizzo dei reflui dei depuratori Gennarini e Bellavista da parte dell’Ilva.
In questa cornice Legambiente non condivide le ipotesi di recente ventilate di realizzazione a Lido Bruno di una seconda condotta sottomarina in sostituzione di quella preesistente ridotta a colabrodo. Autorità idrica ed Acquedotto Pugliese disporrebbero anche di otto milioni di euro di investimento per questo progetto. Per Corvace si tratta “di un progetto del tutto fuorviante ed in contraddizione con la prescrizione AIA di riutilizzo dei reflui affinati dei depuratori Gennarini e Bellavista da parte dell’Ilva. Il Ministero dell’Ambiente deve imporre nel suo piano ambientale l’esecuzione di questa prescrizione superando le resistenze dell’azienda. Lido Bruno deve essere liberata dagli scarichi fognari e restituita alla balneazione senza inconvenienti per la salute dei cittadini”.