Manduria Ambiente: concessa l’Aia dalla Regione, resta la patata bollente
I verdi segnalano il rischio ambientale all’Ispra e al Prefetto
L’adeguamento impiantistico previsto nel progetto allegato alla presente procedura Aia, il raggiungimento degli obiettivi di raccolta differenziata previsti dal piano d’ambito adottato dal consorzio Ato 3 e il sopralzo della discarica di servizio / soccorso per l’incremento della volumetria di rifiuti abbancabili, garantirà un’autosufficienza della discarica, e quindi vita utile dell’impianto sino al 2026, con ampi margini di sicurezza. Tanto è scritto, in una piccola nota a piè di pagina contenuta nelle centinaia di pagine che compongono – allegati tecnici compresi – la determinazione n. 59 del Dirigente Ufficio Inquinamento e Grandi Impianti della Regione Puglia. Che ha concesso, il 18 Ottobre, l’Autorizzazione Integrata Ambientale (IPPC) per l’ impianto di trattamento di rifiuti solidi urbani gestito dal 2003 da Manduria Ambiente, – consorziata tra Intini Angelo Srl, Unieco Soc Coop, Monticava Strade Srl e Daneco Gestione Impianti Srl – discarica Rsu ubicata in località la Chianca, a due passi dal centro abitato di Manduria.
Un’autorizzazione ad ampliare la discarica, mediante la sua sopraelevazione, in sostanza, è il contenuto del documento che reca in calce la firma del dott. Giuseppe Maestri, Dirigente dell’Ufficio Inquinamento e Grandi Impianti della Regione. Aia, che riporta il parere non favorevole del Comune di Manduria. E della stessa Asl del comune messapico. ( Che però ha comunicato di non essere il soggetto istituzionalmente competente per il procedimento di VIA. Per cui ha ritenuto non necessaria la propria partecipazione alla conferenza di servizi). Come se non vi fossero dei rischi sanitari legati alla presenza nella stessa zona di una bomba ecologica come la discarica per Rsu, dismessa, abbandonata e mai bonificata, la cosiddetta Li Cicci. Eppure, se ne discute da anni. C’è un’indagine portata avanti dalla Procura di Taranto sull’intera zona, che si trova tra Manduria e Oria, tra le province di Brindisi e Taranto. Una frontiera delle tossicità, potremmo definirla, lungo il confine tra le province più avvelenate d’Italia.
E così, stamattina, ( ieri per chi legge) la Federazione Provinciale dei Verdi e il suo responsabile, Gregorio Mariggiò, hanno annunciato, in una conferenza stampa, di aver comunicato all’Ispra, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, e al Prefetto di Taranto Claudio Sammartino, un grave rischio ambientale, richiedendo un intervento urgente delle Istituzioni. “Perché esiste una situazione di pericolo per la salute delle persone, a Manduria” si legge così nel comunicato consegnato alla stampa, in cui la Federazione dei Verdi denuncia una situazione drammatica. “Nell’immediata periferia a nord della città messapica, in zona agricola, a poche centinaia di metri da una contrada densamente abitata e a breve distanza l’una dall’altra, sussistono due discariche, ed una stazione di compostaggio, quella gestita dalla Eden Srl”, si legge, ancora, nella nota che è stata diffusa stamattina, quando è giunta la notizia della pubblicazione del Bollettino Ufficiale della Regione Puglia – n. 146 del 07-11-2013 – all’interno del quale è contenuto la determinazione che autorizza l’ampliamento della discarica.
In cui è precisato che: “ lo stesso provvedimento Aia, però, non esprime automaticamente alcun titolo in capo al proponente Manduriambiente spa alla gestione dei rifiuti urbani ed assimilabili avviati allo smaltimento, la cui competenza di affidamento del relativo servizio spetta agli Organi competenti”. Dunque, leggendo le carte della Regione sembrerebbe, che spetti all’Organo di Governo d’Ambito della Provincia di Taranto indire una nuova gara d’appalto. E così, potrebbe non essere più la consorziata nata nel 2003, a gestire l’impianto per Rsu. La cosiddetta Oga, Organo di Governo d’Ambito, la neonata Autorità provinciale in materia, il cui presidente è il sindaco di Taranto Ippazio Stefano, intanto, non ha provveduto ad esprimere il parere di competenza nei termini stabiliti. Cioè, non si è neppure pronunciata, – nemmeno con un si o un no – nel procedimento per la concessione dell’Autorizzazione Integrale Ambientale. Mostrando, da medico stimato qual è, nessun interesse alla salute dei cittadini.
E certo non è la prima volta, purtroppo. E’davvero una nuova bomba ecologica quella che potrebbe scoppiare a Manduria. Perché, ad esempio, delle due discariche in questione, una, – come ampiamente noto – la“Li Cicci” che prende il nome della contrada in cui è ubicata, si trova in disuso da alcuni anni, avendo terminato il suo ciclo di utilizzo. Ed è stata destinataria di un finanziamento regionale per la bonifica, pari a un milione e mezzo di euro.
Una somma, che è nelle disponibilità del Comune di Manduria, da più di un anno. Ma l’iter dei lavori non è mai nemmeno cominciato, stranamente. La seconda discarica, – quella denominata “La Chianca”, di proprietà del Comune di Manduria, gestita, finora, dalla società Manduriambiente Spa, e che accoglie i rifiuti dei 17 Comuni dell’Ato 3 – non ha mai funzionato, come avrebbe dovuto. Perché, era nata come una piattaforma di separazione del rifiuto per la creazione del Cdr, il combustile da rifiuto, da cui è possibile ricavare energia. Ma, in seguito a una serie di autorizzazioni in deroga, date negli anni – concesse dal Commissario Straordinario Delegato ai Rifiuti – ( che in Puglia è il Presidente della Regione, da quindici anni) ci si trova, di fronte, ora ad una discarica di rifiuti indifferenziati non biostabilizzati, cioè, non trattati completamente, stoccati in eco balle, che per giunta giacciono accatastate.
Un ciclo di smaltimento malato, questo, che ha provocato il precoce esaurimento dell’impianto e che ha costretto la Regione a concedere l’ampliamento. Se si aggiunge, poi, che negli ’90, in contrada Scapolata Chianca, nelle adiacenze delle due discariche furono rinvenuti, sepolti, fusti contenenti prodotti radioattivi pari a nove tonnellate. E che nella zona, caratterizzata dalla presenza di numerose cave dismesse, potrebbe essere stato interrato negli anni, qualsiasi tipo di rifiuto; è chiaro, dunque, quanto a Manduria, tra gli uliveti e i vigneti più belli di Puglia, ci si trova davanti a una vera e propria bomba ecologica. Per le istituzioni locali, nonostante un’autorizzazione, resta una patata bollente. Quella della monnezza.
FONTE
Quotidiano Taranto Oggi del 11/11/2013