TORRICELLA. Presentato il progetto “ LA SHOAH TRA ARTI E STORIE”

TORRICELLA. Presentato il progetto “ LA SHOAH TRA ARTI E STORIE”

Giuseppe Turco (Gruppo scout Torricella), Andrea Però (Pro loco Torricella) nella calendarizzazione degli incontri, la prof. Maria Maddalena Di Maglie (diriegente scolastico I.C. “Tommaso Del Bene) nell’apporto al progetto e la sua importanza per gli alunni

“Chi non conosce la storia sarà costretto a riviverla” Auschwitz.

Nel 2000 il Parlamento italiano ha stabilito per legge che ogni 27 gennaio venga celebrata la “giornata della memoria”. Fu infatti proprio il 27 gennaio 1945 che i russi entrarono nel campo polacco di Auschwitz e liberarono i pochi superstiti. Finì un incubo, e il mondo scoprì il più atroce delitto del secolo. Di tale magnitudine fu l’orrore che conservarne memoria è operazione rivolta non solo al passato, ma al futuro. Il “Giorno della memoria” serve proprio a non dimenticare le sofferenze di allora, per saper scegliere, oggi, di evitare nuove sofferenze ad altri popoli e ad altre persone, in qualsiasi parte del mondo; serve a tenere sempre desto nella memoria il ricordo di quei terribili momenti, proprio perché gli uomini di domani non debbano di nuovo commettere gli stessi errori e gli stessi orribili crimini.

Il moltiplicarsi – oggi – di episodi discriminanti e di violenza verso i più deboli, di intolleranza razziale e integralismi di varie nature, l’insorgere di estremismi favoriti da un quadro sociale in crisi rende quanto mai necessaria l’esigenza di ricordare la pagina più buia della storia del Novecento.
Il progetto “La Shoah tra arti e storie” , realizzato dall’Istituto Comprensivo “Del Bene”, le associazioni di volontariato ‘AGeSCI – Gruppo Scout ‘Torricella I’ e ‘A.T. Pro Loco di Torricella’, intende raccontare all’intera comunità, e soprattutto ai più giovani, l’orrore che è stato sviluppando percorsi di ricerca alternativi.
Destinatari: il progetto è rivolto a tutta la cittadinanza di Torricella e agli alunni della scuola secondaria di primo grado che, guidati dai docenti interdisciplinarmente, realizzeranno i lavori e parteciperanno attivamente agli incontri programmati.

Il progetto si prefigge i seguenti obiettivi:
 Seguire un itinerario formativo che prepari ad essere cittadini d’Europa e del mondo, nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità

 Promuovere il dialogo interculturale, la convivenza democratica, la cittadinanza attiva e
consapevole attraverso i cardini dell’unità e della diversità e della loro conciliazione dialettica e costruttiva

 Tramutare occasioni di confronto multiculturale e plurietnico, in atteggiamenti di prevenzione della intolleranza e del razzismo

 Sperimentare situazioni di arricchimento e di maturazione in vista di una convivenza basata
sulla cooperazione, lo scambio e l’accettazione produttiva delle diversità come valori ed
opportunità di crescita democratica

 Sviluppare la consapevolezza che, per i singoli popoli e per l’umanità intera, la costruzione di un futuro diverso e migliore poggia sui valori della pace, della giustizia, della tolleranza, dell’ intercultura

 Far maturare una coscienza democratica, solidale, pacifista e pluralista

 Riconoscere ed apprezzare le diverse identità, le tradizioni culturali e religiose, in un’ottica di dialogo e di rispetto reciproco

 Conoscere la storia dell’Olocausto attraverso la narrazione dell’arte

FASI OPERATIVE
L’intero percorso formativo prevede diversi momenti nei quali sarà raccontata la Shoah utilizzando le diverse arti: la letteratura, la musica, la cinematografia, la pittura, la fotografia…

Il progetto si snoda attraverso momenti significativi di incontro con esperti condivisi tra alunni, docenti e cittadini e si conclude il 27 gennaio con la rappresentazione di un lavoro che vede assoluti protagonisti gli alunni.

Gli incontri – aperti a tutta la cittadinanza – si svolgeranno presso l’aula magna del plesso Buonarroti di Torricella dove sarà allestita, a cura dei ragazzi, una mostra permanente con materiale fotografico e dell’epoca (articoli di giornale, manoscritti e lettere varie).

1. Il racconto delle parole: 28 novembre 2013 ore 19:00 presso l’ aula magna Buonarroti: incontro con il prof. Giuseppe Marino (autore di saggi storici) e don Antonio Quaranta (parroco di Torricella) sul tema “La figura e la vita di Edith Stein, filosofa e religiosa ebrea convertita al cattolicesimo”. Saranno letti e commentati brani di libri e poesie dagli alunni della scuola “Buonarroti”.

2. Il racconto della musica: 12 dicembre 2013 ore 19:00 presso l’aula magna: ascolto guidato di diversi brani musicali, con l’ausilio di Giorgio Consoli cantante dei LEITMOTIV. Gli alunni della scuola media Buonarroti canteranno brani sul tema guidati dalla chitarrista Chiara Turco e dalla prof.ssa Cavallo.

3. Il racconto delle immagini: 9 gennaio 2014 ore 19:00 – destinato all’intera comunità – presso l’aula magna: proiezione del film “Roma città aperta” e successiva analisi e discussione;

4. Il racconto delle immagini: 14 gennaio 2014 ore 14:00 presso il Cinema ‘Teatro Impero’ di Maruggio (TA): proiezione del film ‘Train de vie’, all’interno del progetto ‘SettimArte’;

5. Il racconto dei luoghi: Visita Guidata prevista per il 26 gennaio 2014 nei luoghi delle Fosse Ardeatine.

6. Il racconto in prima persona: “la mia voce, le loro storie” Il 27 gennaio 2014, giornata conclusiva del progetto, gli alunni metteranno in scena un piccolo spettacolo teatrale con il quale racconteranno in prima persona le storie dei loro coetanei che hanno vissuto il dramma della shoah.

Il lavoro realizzato dagli alunni del plesso Buonarroti sarà inviato alla XII edizione del concorso “I giovani ricordano la Shoah” bandito dal MIUR anno scolastico 2013/2014.

“Ricordando i morti possiamo dare un insegnamento ai vivi”
Elie Wiesel

 

Breve bibliografia consigliata

Se questo è un uomo di Primo Levi

Il diario di Anna Frank

Frediano Sessi, Auschwitz 1940 – 1945, l’orrore quotidiano in un campo di sterminio, Rizzoli, 1999

1940 – 1945, l’inferno si trasferisce sulla terra in un’oscura località della Polonia, occupata dai nazisti, e il cui nome sarebbe passato alla storia: Auschwitz. Il 14 giugno 1940 giunge al campo di concentramento il primo convoglio di prigionieri; cinque anni dopo, il 27 giugno 1945, il lager viene liberato dall’Armata Rossa. Nell’orrore di quelle baracche erano stati deliberatamente assassinati più di un milione e mezzo di esseri umani e tra loro donne e bambini; ebrei soprattutto, ma anche zingari, prigionieri di guerra, russi, dissidenti, omosessuali, testimoni di Jeovha. Questo libro di Frediano Sessi, sulla base di testimonianze dirette, di racconti di sopravvissuti e di documenti d’archivio, per la prima volta ricostruisce l’orrore quotidiano, non tanto della follia, come sarebbe facile scrivere, ma della ragione degenerata, del progetto totalitario hitleriano , di cui era a conoscenza anche il regime fascista italiano.

Ferruccio Folkel, La risiera di San Sabba, L’Olocausto dimenticato, Trieste e il litorale adriatico durante l’occupazione nazista, Rizzoli

Uno scrittore di Trieste che ha da sempre indagato, con le sue ricerche, il mondo dell’Ebraismo. La risiera di San Sabba era un luogo di transito per alcuni deportati, un carcere di passaggio, per coloro che, rapidamente, venivano inviati nei lager di Auschwitz, Bergen Belsen, Buchenwald… ma non era solo questo, era anche luogo dove erano bruciati partigiani ed ebrei, quartier generale della persecuzione antiebraica a Trieste.

Frediano Sessi, Non dimenticare l’Olocausto, Rizzoli, 2002

Frediano Sessi, nato nel 1949, vive e lavora a Mantova. Scrittore di saggi e opere narrative, ha curato “Il dizionario della resistenza” (2001) e l’edizione critica dei diari di Anna >Frank (2001) editi da Einaudi.. Questo saggio, dal titolo “Non dimenticare l’Olocausto, edito da Rizzoli, è stato pubblicato nel 2002. Costruito sotto forma di brevi saggi, il libro si articola in cinque parti: nella prima viene ricostruita il quadro di contesto storico dell’Europa, nella seconda si offrono gli strumenti per comprendere le ragioni e le modalità di attuazione di sterminio nazista; nella terza parte, attraverso una serie di nomi di località si racconta l’Olocausto; nella quarta viene ricostruita la vicenda di chi si oppose alla barbarie totalitaria; infine, nella quinta parte, si offrono al lettore alcuni spunti di confronto con alcuni regimi totalitari del ‘900.

Elisa Springer, Il silenzio dei vivi, Marsilio, 1997

Elie Wiesel, La notte,

 Helena Kubica, Non possiamo dimenticarli,

La storica Helena Kubica ha raccolto le foto dei bambini trovate nel campo e quelle che i parenti sopravvissuti hanno inviato al museo di Auschwitz per lasciare una traccia di chi è scomparso nel nulla. Il risultato è un libro che il museo ha presentato proprio oggi, perché anche delle vittime più giovani del nazismo si conservi il ricordo. Sfogliando le pagine del volume si trovano storie raccontate per immagini di bambini che non ce l’ hanno fatta, ma nel libro  ci sono anche le storie di chi dall’inferno è uscito vivo. Le ricerche di melena Kubica hanno stabilito che dal lager di Auschwitz vengono liberati 600 bambini e ragazzi, 400 dei quali al di sotto dei 14 anni. Sono tutti stremati, con gli arti congelati, con un peso di 17 chili inferiore al peso normale, il 40% tubercolotici e affetti da gravi forme di avitaminosi. La liberazione non pone certo fine ai loro patimenti. Non tutti possono tornare ad una vita normale. I più piccoli non sanno nemmeno chi sono e da dove vengono.

Guido Knopp, Olocausto, Corbaccio, 2002

“Ci hanno lasciati in piedi, nudi, da mezzogiorno fino a sera. Infine è venuto un kapò del lager, ha scelto quattro di noi e abbiamo dovuto trasportare sul piazzale una forca. Poi la squadra comandata per il lavoro interno è venuta trascinando un carretto sul quale c’era un uomo legato che hanno impiccato sotto i nostri occhi. Quello fu il saluto di benvenuto: così abbiamo saputo dove eravamo finiti”. Così raccontò Norbert Lopper , ebreo viennese, sopravvissuto all’inferno di Auschwitz. La sua testimonianze è all’interno di un libro molto duro, molto documentato, molto ben raccontato di Guido Knopp che ha un nome breve e terribile: Olocausto. Knopp è un giornalista tedesco, è nato nel 1948 e si chiede se un tedesco venuto al mondo tre anni dopo la fine dell’orrore possa sentirsi responsabile di ciò che accadde. No, risponde, però “Ricadono su di noi la responsabilità e il dovere del ricordo”:

Edith Hahn Beer, la moglie dell’ufficiale nazista, Garzanti

Tutta individuale e autobiografica è la storia, incredibile e appassionante, che Edith Hahn Beer racconta nel suo “la moglie dell’ufficiale nazista”. Las Beer, nata a Vienna nel 1914, ora vive in Israele. Qui dice a quale prezzo riuscì a sottrarsi alla furia degli assassini. Rimasta sola nel ghetto dopo lo sterminio dei familiari, trovò il modo di fuggire. A Monaco incontra un ufficiale devoto a Hitler che s’innamora di lei, la sposa, la protegge. Ma le sue sventure proseguono dopo la guerra: incomprensioni col marito, brutalità, il rischioso lavoro di giudice al processo di Norimberga. Infine la fuga in Inghilterra, un altro matrimonio: “Nel 1957 sposai Fred Beer. Lasciammo che il passato se ne andasse alla deriva, come un relitto in mare, nella speranza che alla fine affondasse e cadesse nell’oblio”. Curioso paradosso: le ragioni per le quali Edith desiderava l’oblio sono le stesse che impongono a tutti gli altri il ricordo.

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