La Rosa Bianca: un cortometraggio su Taranto
“Non c’è pezzo di acciaio al mondo che valga una vita”
“La Rosa Bianca” nasce nel corso di un laboratorio universitario di didattica della Comunicazione, dalla collaborazione di cinque studentesse del corso di laurea in Scienze della Comunicazione e dell’animazione socio-culturale, presso la sede di Taranto dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. “La Rosa Bianca” è uno dei miei testi a cui ho scelto di regalare un’immagine. E senza le mie grandi compagne di avventura ciò non sarebbe mai stato possibile. Insieme abbiamo vissuto ed interpretato, quella che Taranto purtroppo è diventata. Una gabbia: una gabbia perché il pensiero di staccarci da lei, nonostante tutto, fa male. Scrivere la sceneggiatura è stato come entrare in casa di ogni tarantino e ascoltare la sua storia, perché i dati parlano chiaro, quasi ogni famiglia tarantina, ha in casa un malato di tumore, e questo male non conosce età, non risparmia nessuno. E’ come se fossimo allo stesso tempo vittime, spettatori e responsabili.
I luoghi in cui sono state effettuate le riprese non sono stati scelti a caso. Abbiamo iniziato con il lungomare, il ponte girevole e il castello aragonese, le bellezze di Taranto, fino ad arrivare a Mar Piccolo, il bacino delle lacrime della città. Ed è stato proprio lì, che abbiamo iniziato ad emozionarci sul serio e a recitare fino ad un certo punto.”
Un cortometraggio di denuncia sociale, un disagio, un dolore condiviso, raccontato in diciassette minuti di video. Il lavoro, si è avvalso della collaborazione di Jader Liberatore per la regia e fotografia; Elena Ricci per la sceneggiatura e i soggetti, e gli interpreti, Claudia Papa, Giordana Caputo, Barbara Petralla e Fabiana Fornaro. Un itinerario che inizia dal cuore della città, e si affaccia sul mare, un mare nel quale si cerca la speranza perduta, lo stesso nel quale si affoga la rabbia di una città oramai scoraggiata.
Si è raccontata la Taranto della bella vista, la Taranto delle amicizie, la Taranto della vita di tutti i giorni, la Taranto delle malattie.
Il cortometraggio è stato proiettato nell’ambito del laboratorio per il quale è stato realizzato, e lo scorso maggio a Villa Castelli (BR), durante la IV tappa di Voci Mediterranee, su invito dell’organizzatrice Anna Montella, e sarà proiettato nelle prossime settimane anche a Taranto, negli ambiti di alcune iniziative che interesseranno la città.
Non ci sono sigle ambientaliste dietro questo lavoro, solo idee, emozioni e tratti del vissuto personale di alcune delle interpreti. Il messaggio è chiaro: “raccogliamo ciò che seminiamo”, poiché l’uomo talvolta, assetato di potere, arriva a pretendere l’impossibile, finendo così per perdere se stesso e ciò che lo circonda.
Elena Ricci