Musica, scrittura e impegno sociale. Biancapece intervista Evy Arnesano
La poliedricità ed il grande cuore di un’artista salentina
“Ferite a morte” è il titolo dello spettacolo di e con Serena Dandini su una piaga sociale che sta dilaniando la collettività odierna, in Italia e nel resto del mondo: il femminicidio. Lo spettacolo è arrivato anche in Puglia, e dopo aver fatto tappa lo scorso 3 ottobre al teatro Petruzzelli di Bari, oggi, martedì 17 dicembre arriva anche al teatro Paisiello di Lecce, per portare un’importante testimonianza di solidarietà da parte delle donne nei confronti di quelle altre donne “uccise solo perché femmine”. Protagonista di questa tappa salentina del recital teatrale, insieme alla Dandini, è la nota cantautrice Evy Arnesano. Originaria di Squinzano (Le), ma con alle spalle un’esperienza nel territorio bolognese, la musicista e produttrice è stata sensibile in altre occasioni all’impegno a favore di buone cause. Va ricordata, a tal proposito, la sua partecipazione allo spot di prevenzione dall’HIV “Stiamo sicuri”, insieme ad altri artisti quali Piero Pelù e Caparezza, o la sua storia, redatta dalla giornalista di Telerama Mariella Tamborrino, contenuta all’interno del volume “A Nido d’Ape”, in cui quaranta giornaliste raccontano le vite di quaranta lavoratrici salentine, il tutto per raccogliere fondi a favore dell’associazione “Per un sorriso in più”, che si occupa dei bambini dell’oncoematologico pediatrico dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce. Un’artista poliedrica, ma dal grande cuore, a cui abbiamo rivolto qualche domanda per sapere qualcosa di più riguardo la sua florida attività e il suo spiccato impegno nel sociale.
Nel corso della tua carriera ti sei dimostrata molto attenta alla questione della salvaguardia dei diritti delle donne, sia attraverso la partecipazione allo spettacolo “Ferite a morte“, sia per aver accettato di essere inclusa nella raccolta “A Nido d’Ape“. Da cosa nasce questo interesse per questo argomento così complesso?
Mi interessano i diritti ogni volta che sono violati, quindi ogni iniziativa che possa essere di reale supporto per la causa, se è nelle mie possibilità, suscita il mio interesse. Così è stato anche per il video spot sulla prevenzione dell’Hiv “Stiamo sicuri” di Luna Gualano. Mi sento molto toccata anche dalla questione della tutela degli animali. Crescendo aumenta la propria sensibilità rispetto ai diritti e al rispetto degli stessi. Vorrei diventare una persona migliore.
Il tuo ultimo album, “Piccoli frutti”, uscito il 9 dicembre 2013, è un album autoprodotto: cosa ti spinge a essere autrice, interprete e produttrice allo stesso tempo?
L’autoproduzione è cominciata con il primo album come esigenza di affrancarmi da qualsiasi tipo di dipendenza da altri, strada che ho voluto proseguire anche con questo secondo mio cd. Assumere su di sé tutte le funzioni deputate solitamente a un team è un rischio e un impegno faticoso, ma mi fa sentire troppo libera per non accoglierne la sfida.
Inoltre l’album è stato stampato grazie a una raccolta fondi su Musicraiser e grazie al buon cuore di 212 donatori che hanno permesso ciò: hai avuto fin dall’inizio la fiducia nei tuoi fan, affinché fossero generosi da consentirti l’uscita del disco?
Sì, avevo molta fiducia in loro perché sapevo quanti, tra quelli che avevano gradito il mio precedente lavoro, “Tipa ideale”, mi seguivano ancora, infatti loro sono stati i primi a essere interpellati. Poi si sono aggiunti anche dei donatori che non conoscevo, e questo mi ha fatto sentire ancora più gratificata. C’è stato naturalmente un momento in cui sono stata presa dal panico, ero arrivata a metà della cifra, guardavo il totale e mi dicevo: “Ma che sto facendo?”. Qualche notte agitata, ma poi la mattina mi rimettevo all’opera e alla fine, due settimane prima della chiusura del progetto, avevo già raggiunto l’obiettivo minimo, poi ampiamente superato.
Hai vissuto un periodo fuori dal Salento, anche se è noto oramai che il nostro territorio è fucina di talenti nonché custodia di tanta cultura: quali sono stati i motivi per cui sei ritornata da queste parti, e cosa ti piace di più del Salento dal punto di vista culturale?
Quando sono tornata, dopo ventiquattro anni di assenza, avevo il desiderio di recuperare il tempo perduto, di inseguire anche io il mio Salento come fosse terra nuova da scoprire, e così sto facendo a cominciare dal territorio che poco conoscevo, soprattutto quello del profondo sud. Adoro i nostri tesori naturali e le vestigia del passato.
Nel tuo ultimo album è presente anche un brano dedicato allo squinzanese Nicola Arigliano, “Il Pinguino innamorato”: a cosa dobbiamo questo omaggio importante?
Innanzitutto all’amore comune verso lo swing di cui Arigliano è stato interprete sopraffino e poi perché condividiamo i natali squinzanesi.
Oltre a essere una poliedrica musicista, sei anche una blogger che ha collaborato con importanti testate quali Il Fatto Quotidiano, La Repubblica, XL, Il Corriere della Sera, La Gazzetta del Mezzogiorno: come riesci a conciliare le due passioni, musica e scrittura?
Mi piace molto scrivere. Prima dell’avvento della rete custodivo un diario cartaceo dove annotavo quotidianamente eventi e impressioni. Non ho fatto altro che sostituire la penna con la tastiera e continuare a osservare quello che accade dentro e intorno a me. Alcune storie si trasformano in note, altre rimangono parole.
C’è un palcoscenico dove vorresti suonare e non hai ancora suonato?
Il mio sogno sarebbe Sanremo, perché Sanremo è Sanremo, ma sono troppo “old” per le Nuove Proposte, e “poco big”per i Big.
Dulcis in fundo: qual è stato il tuo disco preferito di questo 2013 che ormai volge al termine?
L’ultimo album dei Daft Punk, “Random Access Memories”
Biancapece
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