Spettacolo teatrale “IL RITORNO”. Ideato e scritto da Salvatore Arena
Intervista a Massimo Zaccaria, attore narrante
Con la consulenza musicale di Monica Andolina, in collaborazione con il Comune di Cisternino e Associazione Luzzart (lo spettacolo in versione studio è stato già rappresentato nel 2013 a Massa il 5 ottobre presso La Casa Rossa Occupata, e a Fasano il 27 dicembre presso Il Teatro Sociale di Fasano (Br)
Breve sinossi: un uomo attraversa la seconda guerra mondiale. Con la divisa da partigiano. Attraversa la guerra e ne resta macchiato. Ritorna alla sua casa, ritorna all’albero d’ulivo. C’è la madre ad attenderlo per lavarlo dentro sino in fondo, per togliere quel sangue che gli macchia la vista, per essere ancora uomo, per ritrovare la parola, per dare un nome a quel dolore, per ritrovare un senso e appartenere ancora a questo mondo.
“Il ritorno” Quale motivo ha spinto te e l’autore, Salvatore Arena a raccontare uno spettacolo sui partigiani pugliesi?
Sono stato io a proporre a Salvo di dedicare uno spettacolo ai partigiani pugliesi, dopo la presentazione del libro di Pati Luceri “Partigiani e Antifascisti nella terra di Otranto”,che si tenne nell’Ottobre 2012 presso il circolo Alter di Cisternino. In quella serata infatti rimasi colpito dal numero di partigiani, circa mille e trecento nomi contenuti nel libro, e dal fatto che queste cifre erano provenienti solo dalla provincia di Brindisi, Lecce e Taranto, senza ancora contare quanti ce ne saranno nella prov. di Bari, Bat e Foggia. Ne fui colpito perché onestamente se non fosse stato per lui, non avrei mai conosciuto questa realtà storica e sopratutto non avrei mai saputo che a Cisternino ci sono stati 20 partigiani. Quella sera fu invitato a testimoniare la sua esperienza nelle file partigiane, il partigiano cistranese Pietro Parisi nome di battaglia Partigiano Brindisi, che aveva combattuto nelle file della 176° Brg. Garibaldi. Mi ricordo che cominciò a raccontare e le sue parole sembravano essere come le sequenze di un film, immediatamente cominciai ad immaginare visivamente queste sequenze – molto cinematografiche– e cominciai ad appuntare tutto. Il giorno dopo, raccontai a Salvo di questo incontro e proposi subito di creare uno spettacolo ispirandoci sulla sua storia. Lui mi suggerì di fare una intervista ancora più approfondita. Coinvolsi Nico Cardone (sarebbe il regista cistranese che ha girato il video di promozione “Il ritorno”) e con lui preparammo delle domande ancora più dettagliate per poter avere la possibilità di scavare ancora di più nell’intimo della storia, scavando infatti si esplora, e si può tirare fuori tanto di quel materiale , tanti di quei contenuti che una volta raccolti , possiedi una ricchezza così amplia per poter lavorare in maniera fluida sul piano drammaturgico dello spettacolo. Quello che ci ha colpito del suo racconto, è il suo ritorno a casa. Il momento del racconto in cui viene lavato sotto l’albero d’ulivo da sua madre è diventato il momento simbolo dello spettacolo condiviso sia da me che da Salvo. In effetti i simboli dello spettacolo sono un albero d’ulivo, un tino e una sedia.
Perché “Il ritorno” ?
Immagina la fatica, lo sforzo di tutti quei partigiani che hanno dovuto compiere con il loro corpo e con i loro umori facendo il ritorno a casa dalla guerra. Ho letto diverse testimonianze dove raccontano diversi ritorni, di chi nuotava per un pezzo e poi viaggiava in bicicletta, di chi prendeva passaggi e poi percorreva a piedi ecc. e mi sono immedesimato subito cercando fisicamente quelle emozioni, un giorno ho percorso a piedi Ostuni- Cisternino senza fermarmi un secondo, e all’arrivo nelle vicinanze di Casalini, la pianta dei piedi mi bruciava, sudavo come un dannato, avevo diversi tagli sotto la pianta dei piedi. Non è finita qui, per continuare il lavoro dell’attore ho percorso strade di campagna a piedi nudi, e per sentire di più ancora il dolore ai piedi camminavo sulla breccia o nelle strade dissestate (nel video è la prima immagine che appare). Ho sentito il bisogno e la necessità di assorbire tutto quello sforzo. Non sono vissuto in quegli anni, e la guerra non la conosco , come nessuno credo la conosce, ma quella gente sì, vedendo ogni giorno la morte con i loro occhi. Tutti quei combattenti che oggi ancora sono in vita, si trascinano dietro alle spalle un vissuto che secondo me, deve essere un’ esempio per la nostra e per tutte le altre generazioni passate e future ,deve comunicare assolutamente un messaggio. La resistenza esiste ancora oggi, e se prima la si combatteva con i fucili , oggi la si combatte moralmente, guarda per esempio quanta gente si deprime e si toglie la vita… RESISTENZA A TUTTI GLI EFFETTI. Poi c’è anche un secondo motivo perché s’intitola Il ritorno: Esso e’ il ritorno di una collaborazione tra me e Salvatore Arena, dopo il nostro primo spettacolo “La cisterna” Finalista Premio Scenario per Ustica 09 che nel 2013 ha raggiunto più delle 100 repliche.
Che rapporti hai con l’autore?
Sono affezionato a Salvo. Provo un AFFETTO nei suoi confronti , un GRANDIOSO affetto. Salvo mi ha dato molto ,e dal 2003 che lo conosco . Ed è con lui che ho capito cosa significa il vero lavoro dell’attore, e che alla base di un lavoro fra due o più persone ci deve essere la stima, e il rispetto reciproco, se non c’è quello, il lavoro non ha vita lunga. Non immagini quanto mi fatto sudare agli inizi del lavoro de La cisterna. Era il maggio del 2008 , e durante le prove entravo subito in crisi, le sbagliavo tutte. Ero una capra d’attore. Tutte le battute le recitavo false, e più recitavo falso e più lui si arrabbiava, e più si arrabbiava e più mi faceva sudare, sì sudavo perché in quelle battute dovevo esprimere il vero. Mi ricordo che prima d’iniziare le prove, come traning mi faceva ballare, dovevo ballare con il braccio destro fermo, non solo, il mio corpo doveva essere storto. Immagina anche lì quanta fatica. Cominciavo ad avere paura di deluderlo. In tutta quella crisi, e in tutta quella confusione, piano, piano ho cominciato a raggiungere tutto quello che lui mi indicava. Durante questi anni, anche nelle altre collaborazioni, mi son trascinato dietro quel tipo di lavoro d’attore. E se oggi La cisterna ha raggiunto più delle cento repliche, lo devo solo e grazie a lui. Non lo chiamo maestro, perché la sua risposta è: “Ognuno è maestro di se stesso”
Come definiresti questi due spettacoli ?
Parlo entrambi di memoria una di lavoro e l’altro di resistenza, non amo dare una definizione, ma so perfettamente che sono due spettacoli dove non viene usata per niente la retorica, anzi drammaturgicamente lo stile di Salvo tende sempre all’opposto, cioè possiede quel filo dove conduce il pubblico alla domanda. Decido di lavorare solo sulla scena, in uno spazio quasi vuoto o riempito di piccoli oggetti e cerco attraverso la parola e il corpo, miei unici punti forza, far vivere le immagini invisibili sulla scena.
Leggo che nel momento centrale dello spettacolo narri la tragedia di Cumiana …
Il 3 Aprile a Cumiana quest’anno sarà celebrato il settantesimo anniversario della strage , in cui furono uccisi da parte dei tedeschi 51 vittime. 51 Civili. 51 innocenti per esattezza. C’è una battuta che dice: ” Penso a tutti quegli innocenti, le loro facce che non conosco , le loro espressioni. Ma che direzione ha preso questa guerra? Ma non riguardava i soldati, la guerra? Che centrano i civili?” Questa è stata la motivazione per la quale ci ha fatto trattare il caso di Cumiana. E come la strage di Cumiana in quegli anni , ci sono stati svariati episodi di “giustizia sommaria” che vanno dalla fucilazione di piccoli gruppi di partigiani fino all’eccidio delle fosse ardeatine, passando per rastrellamenti in paesi o quartieri risoltisi con la “messa al muro” di decine di individui, uomini, donne, anziani bambini, ed esponenti delle forze dell’ordine. Una lunga scia di sangue che accompagnò le truppe tedesche nella lentissima ritirata da Sud a Nord: da Castellaneta, in provincia di Taranto, a Bolzano. A commettere tali esecuzioni collettive non furono soltanto i nazisti delle SS, ma anche i soldati della Wermacht e spesso con la complicità attiva dei fascisti della Repubblica Sociale. Aggiungo un’altra frase dello spettacolo “tutti quegli uomini donne bambini che a Cumiana ci avevano perso la vita e non potevano più avanzare.” Siamo sempre stati soggetti, e vittime del potere. Oggi quel potere c’è ancora, ma con un’altra veste. Anche oggi stiamo pagando dei cattivi conti, e tentano di decidere la nostra sorte, il nostro futuro. Ma sarebbe meglio aprire questo argomento in un altro contesto.
Chi altro ha collaborato alla realizzazione dello spettacolo?
Ha collaborato alla consulenza musicale, un’attrice di Palermo Monica Andolina. Ci siamo conosciuti al premio scenario 09, eravamo entrambi finalisti. Una brava attrice . Sono stato fortunato quando ha accettato la collaborazione. Una persona concreta, semplice, lo sapevo che questo lavoro l’avrebbe svolto con amore e passione. Monica ha una sensibilità così limpida che ha saputo rivestire ogni atmosfera dello spettacolo con brani che sanno veramente descrivere il momento. Una selezione attenta e precisa. Fatto sta che parliamo comunque di un Artista seria, di una Donna seria. Poi c’è Luca Palazzo , presidente dell’ associazione Luzzart di Cisternino, una figura molto importante per la realizzazione dello spettacolo. Un giovane molto paziente e diplomatico,ricco di risorse e voglia di fare, voglia di costruire, di inventare e di dare un contributo alla cultura cistranese. Con lui stiamo organizzando il debutto il 27 gennaio presso il teatro comunale di Cisternino Paolo Grassi, in collaborazione con il Comune. E’ importante per un’artista avere una figura che curi comunque l’aspetto burocratico e organizzativo. L’idea sarebbe anche proporre lo spettacolo anche per le scuole, una idea a cui Salvo tiene molto. Poi c’è la figura tecnica Giulio Lorusso, un ragazzo giovane , è un musicista al quale gli ho chiesto se avesse avuto voglia di curare l’ aspetto tecnico sia per audio e per luci, e a dire il vero ho notato durante le prove che in lui spicca sempre un grande entusiasmo nel svolgere questo compito. E quando uno offre tanto entusiasmo, per me è sempre un piccolo passo in più per poter andare avanti. Come ho già accennato agli inizi sia per la ricerca storica e dopo per le riprese video ha collaborato Nico Cardone, abbiamo avuto già diverse collaborazioni negli ultimi 3 anni. In più ringrazio per il montaggio video a Giuseppe Rosato, anch’egli si occupa di video, cortometraggi ecc. Con Giuseppe abbiamo girato un cortometraggio tre anni fa per la regia di Leonardo Palmisano “Ciao Smilzo”.
Che aspettative hai da questo nuovo lavoro?
Tante , e non mi fermerò mai davanti a queste aspettative. Sarò ottuso come una pietra affinchè vada avanti. Ho una regola ben precisa, innanzitutto il rispetto per questo lavoro scritto da Salvatore Arena e in questo nuovo lavoro, devo dare il massimo ancora di più. Un’altra regola ben precisa è emozionare il pubblico, portarlo sempre ad una riflessione. Ed questa è una mia responsabilità, e non posso sprecarla così se ho deciso di fare questo lavoro. Attenzione trattare la memoria significa camminare in punta di piedi ,nel momento in cui decido di condividere una testimonianza con il pubblico, in quel momento sto compiendo del sacro , divento artefice e portatore di messaggi con i quali riveli argomenti delicati e non stai di certo parlando di caramelle, ma di morti, morti ingiuste se vogliamo essere precisi. Dico sempre che noi attori dobbiamo sapere usare il teatro, il cinema e la televisione come un giusto e sacro mezzo di comunicazione di massa. Altrimenti non ha nessun senso comunicare, non varrebbe la pena, è solo mettere in mostra il proprio EGO. Quando è così allora perché sentire il bisogno e la necessità di comunicare? Colgo l’occasione, se mi è permesso da queste colonne, di ringraziare anche per l’interesse che ha mostrato per la collaborazione di questo spettacolo, motivo per cui il Comune di Cisternino ha contribuito alla collaborazione, l’ Assessore Attività Produttive – Agricoltura – Artigianato e P.M.I. – Commercio e Turismo, Vito Loparco.
Giovanni Caforio