SAVA. Il cimitero è sempre lo specchio di chi amministra questo paese. Dopo l’amministrazione MAGGI quella di IAIA è allo stesso livello. Anzi, forse peggio!

SAVA. Il cimitero è sempre lo specchio di chi amministra questo paese. Dopo l’amministrazione MAGGI quella di IAIA è allo stesso livello. Anzi, forse peggio!

Paese che vai Cimiteri che trovi. Decorosi su tutto. Ma quello nostro no. Affatto!

Il Cimitero di Sava racchiude in se tutta l’incuria e l’inoperosità di chi ha amministrato e amministra questo paese. Aree al suo interno che sono state divorate da evidenti speculazioni edilizie del passato e che oggi sembrano seguire, quanto a degrado, l’indirizzo amministrativo. Amaramente, registriamo questo. In questi 20 mesi di amministrazione IAIA il Cimitero non ha ancora un volto. Certo, sono stati liberati i loculi “dormienti” di diversi decenni a questa parte ma, oltre questo,  nulla si è visto e nulla abbiamo visto oggi di migliorie al suo interno. Questa “liberazione” dei loculi di vecchia data, ormai dimenticati da tutti, ha permesso nelle casse comunali nuove entrate economiche, come nuove entrate economiche sono state già registrate con la costruzione di nuove edicole funerarie in virtù delle concessioni edilizie date.

La constatazione, non certo edificante per i savesi e tanto meno (dovrebbe) per chi amministra questo paese,  non è delle più rosee. Con una differenza, sostanziale: i primi (i savesi) non hanno nulla di cui incolparsi. I secondi invece hanno tutte le colpe di questa  sballata gestione cimiteriale. Basta entrare e girando a destra c’è l’eterno divieto di accesso al plesso dei Combattenti della Prima guerra mondiale. E sono oltre tre anni che versa in questa condizione  questa cappella “storica” e nessuno, dico nessuno, prende provvedimenti per la sistemazione e la messa in sicurezza. I parenti sono stati costretti, nelle passate ricorrenze, ad adagiare i fiori per terra oppure legati alla grata del portone in ferro.

Cavi elettrici scoperti e pericolosissimi. Vialetti sporchi. Erbacce dapertutto. Nello spazio dei defunti messi a dimora per terra non ne parliamo. Erba, erba e maledettamente erba. Andando in giro per le stradine, quelle di vecchia costruzione, si notano pozzetti senza la copertura, alcuni addirittura hanno un coperchio “volante”, costituito da un pezzo di legno della serie “mitti custu mò, cà puei si veti”. Infatti, il legno bagnato si è spappolato e un signore davanti a noi lo rimuove dicendoci che “protesterà vivamente”  per questo. 

Se ci spostiamo verso la zona così detta nuova lo spettacolo non è da meno. Anzi, lo è di più. Materiali di risulta adagiati sui vialetti, le solite erbacce (sta volta ancora più “cresciute”), qualche contenitore che trabocca di fogliame secco. Andiamo avanti, quasi verso il confine della seconda uscita di fronte a quella principale. Vecchie corone di fiori appoggiate lì da chi sa quanto tempo.

Eppure, queste andrebbero smaltite immediatamente nella discarica autorizzata in quanto sono materiali che lì non possono stare. Spesso appiccicano il fuoco per  ridurre  il “volume” delle medesime. Ma si, fosse solo questo sarebbe in tono minore il guaio. Strade piene di fango, e oggi lo è in modo particolare per la pioggia caduta ieri pomeriggio. Impraticabilissimo tutto il tratto che porta alle cappelle di nuova costruzione.

Eppure, oltre alle cappelle di nuove costruzione, le stradine non sono state create da poco tempo. Tutt’altro. L’ amministrazione IAIA continua, indisturbata, nell’opera di degrado del nostro cimitero comunale senza prendere provvedimenti, almeno per la immediata praticabilità del selciato. Quando questo sindaco urlava dai banchi dell’opposizione il suo disgusto su come veniva trattato il nostro Cimitero dalla passata amministrazione, pensavamo che forse lui era l’uomo giusto che avrebbe dato un volto alla casa di riposo eterno dei savesi.

E a dire che qualcuno, dal palco, con il suo plotone bene in vista ripeteva in continuazione che “noi, siamo gente per bene …”. Certo, se questo scempio, o meglio ancora questo proseguimento di degrado è opera della gente per bene, figuriamoci se non lo fossero stati … “per bene!”

Giovanni Caforio

viv@voce

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