MANDURIA. Il nuovo mostro
L’incidenza di neoplasie nella città messapica è aumentata a dismisura negli ultimi anni e il rischio di avere una “terra dei fuochi” anche in terra jonica è più che mai concreto. Matino: “La discarica di contrada “La Chianca” non fa certo gli interessi dei cittadini di Manduria che da anni pagano il prezzo di scelte sbagliate, sin da quando l’attuale impianto è stato realizzato”
“In casa ho mia moglie con un tumore al colon; mio fratello ce l’ha al polmone e non ha mai toccato sigaretta in vita sua. Ci stanno ammazzando tutti”. Queste le parole di Donato, un pensionato di 65 anni, incontrato stamattina di fronte al municipio nella centralissima piazza Garibaldi a Manduria. Ma il signor Donato non è l’unico in città a pensarla così, né tantomeno è il solo a vivere una situazione famigliare così drammatica. Sono molte le famiglie manduriane che al loro interno, tra mille difficoltà, ospitano un malato di cancro. Troppe. Per questo bisogna impedire che la discarica di contrada “La Chianca” si trasformi in una nuova “Li Cicci”. E’ dello scorso lunedì la delibera dell’Oga (Organismo di Gestione d’Ambito) che ha stabilito che sarà di nuovo la discarica gestita da Manduriambiente a farsi carico dell’immondizia di tutti i 17 comuni dell’ex ATO TA/3. Inoltre – sempre secondo quanto stabilito in sede di Oga – sarà la stessa azienda che attualmente gestisce la discarica (Manduriambiente) a dirigere la fase dei lavori di adeguamento e sopraelevazione previsti dall’Aia. Sembra di ritornare indietro nel tempo, una specie di viaggio spazio/temporale che ci riporta al lontano 1990. Anno in cui si sopraelevò la discarica “Li Cicci” (anche allora con tanto di Aia rilasciata dalla regione), che permise così di ammassare una quantità sproporzionata di monnezza. E non solo. E’ risaputo che quella di contrada “Li Cicci” non è una semplice discarica ma una bomba ecologica a cielo aperto che da ormai troppo tempo rilascia nella falda acquifera sottostante, percolato ed altre sostanze nocive e tossiche. Nelle adiacenze del sito, furono rinvenuti fusti contenenti prodotti radioattivi. L’incidenza di neoplasie nella città messapica è aumentata a dismisura negli ultimi anni e il rischio di avere una “terra dei fuochi” anche in terra jonica è più che mai concreto. Il prezzo da pagare, per la salute pubblica, sarebbe troppo alto.
L’amministrazione comunale della città del Primitivo, con in testa il sindaco Roberto Massafra, devono necessariamente impedire che si ripeta nuovamente lo stupro ambientale, umano e sanitario che la riapertura – con relativa sopraelevazione – della discarica “La Chianca” provocherebbe. Discarica che, va ricordato, nasceva per ospitare al suo interno rifiuti differenziati ma che invece, grazie alle varie deroghe della Regione Puglia, vede ammassati al suo interno rifiuti “tal quali”.
Se poi, all’inquinamento ambientale provocato dalle discariche cittadine, si aggiungono anche i fumi pestilenziali che dall’Ilva di Taranto arrivano sino all’alto Salento per mezzo dei venti che soffiano in quella direzione, il cocktail mortifero è pronto. I cittadini non vogliono un nuovo mostro ecologico che sputi i suoi veleni nell’acqua, nella terra e nell’aria.
Secondo il presidente dei Verdi di Manduria, Michele Matino: “Occorre interrompere il ciclo perverso produzione-consumo, ponendo una buona volta in essere le Direttive europee, che vedono lo smaltimento in discarica come l’ultima delle opzioni possibili, dopo riduzione, riutilizzo, riciclo. L’adeguamento dell’impianto di “La Chianca” – prosegue Matino – non fa certo gli interessi dei cittadini di Manduria che da anni pagano il prezzo di scelte sbagliate, sin da quando l’attuale impianto è stato realizzato. Per finire con l’autorizzazione concessa dai vari Commissari Delegati a che fungesse da discarica per eco-balle di rifiuto tal quale”.
Occorre perciò effettuare una analisi di rischio sanitario-ambientale (caratterizzazione attraverso sondaggi e analisi chimiche del suolo, nell’aria e nelle falde acquifere), con l’applicazione non solo al sito di contrada “Li Cicci” (già predisposto ma non ancora avviato, ndr) ma anche a quello di contrada “La Chianca”.
Il sindaco Massafra oltre a ricorrere al Tar contro la delibera dell’Oga e minacciare di bloccare i compattatori in viaggio verso la discarica, dovrebbe altresì cominciare ad implementare un piano “serio” di raccolta differenziata spinta affinché i rifiuti prodotti siano sempre di meno. Caratterizzazione e analisi del rischio socio-ambientale per entrambe le discariche messapiche e raccolta differenziata spinta: è questa la ricetta che il sindaco Roberto Massafra, peraltro medico ospedaliero, dovrebbe prescrivere per la malata Manduria.
Cosimo Giuliano