MANDURIA. Torre Colimena. “PRATERIE” DI RESTI DI POSIDONIA RICOPRONO LE SPIAGGE DEL LITORALE

MANDURIA. Torre Colimena. “PRATERIE” DI RESTI DI POSIDONIA RICOPRONO LE SPIAGGE DEL LITORALE

Una soluzione al problema andrà trovata, ed è necessario che “gli addetti ai lavori” incomincino a pensarci sin da adesso

Il fenomeno dello spiaggiamento della  “posidonia”(impropriamente chiamata alga”, avviene normalmente durante il periodo compreso autunno – inverno ed è favorito dall’azione combinata dalle correnti marine e dal vento.  Se da una parte le praterie di “posidonia” sono tutelate come “habitat prioritario” dalla Direttiva 92/93 della UE in quanto considerate vere e proprie fabbriche di ossigeno e luoghi ideali di una infinità di nicchie ecologiche, dall’altra i suoi resti spiaggiati non sono in realtà  governati da un riferimento legislativo chiaro ed inequivocabile.

In alcune realtà balneari (vedesi in particolar modo  “Torre Colimena” di Manduria dove un lungo tratto di spaiggia è stato completamente “insabbiato”) questo fenomeno in continuo crescendo e molto sentito dai fruitori delle spiagge, pone il problema agli amministratori locali di come “smaltire l’eccesso” di materia organica che si accumula sulla battigia giorno dopo giorno Se tali residui organici maleodoranti  e in decomposizione non dovessero essere rimossi dalla battigia trovando una collocazione diversa a quella attuale prima ancora dell’arrivo della stagione estiva, queste(insieme alle curiose “palle” marroni-vedesi foto-dette “. Costituite agagropili” costituite da sottili fibre provenienti dalla stessa pianta e aggregate tra loro dal moto ondoso)continueranno ad  accumularsi in “dune  mollicce uguali a sabbie mobili”  che, in alcune condizioni possono arrivare a raggiungere anche il metro di altezza.

Secondo un’opinione” conservatrice” del WWF pubblicata a maggio del 2012, nel “Dossier coste:il profilo “fragile dell’Italia”- sui resti di “posidonia”- come anche “tronchi, rami, canne, foglie ed alghe” – il WWF raccomanda di lasciarli dove il mare li deposita in quanto: “la presenza di resti di posidonia sulla spiaggia è indice di alta qualità ambientale” e aggiunge inoltre che: “i comuni dovrebbero andarne fieri e non far di tutto per rimuoverne ogni indizio”. “Tuttavia se proprio si ritiene indispensabile rimuovere depositi considerati eccessivi, ci si limiti a spostarli con grande accortezza al margine della spiaggia, al piede della duna, oppure possono essere ammucchiati dove non danno fastidio ma alla fine dell’estate vanno restituite a riva”.

Questo “suggerimento” potrebbe essere condiviso qualora lo spiaggiamento avvenisse in ampi arenili ma, purtroppo, la costa( e in particolare il nostro versante) da anni ormai è interessata dall’erosione del mare e le spiagge continuano sempre più a perdere la loro ampiezza quindi: chi glielo va a dire ai fruitori delle “lingue di spiaggia libera” e ai gestori degli stabilimenti balneari che quei residui organici maleodoranti in decomposizione che rappresentano una sorta di deterrente per il turismo, non potranno essere rimossi? Insomma una soluzione al problema andrà trovata, ed è necessario che “gli addetti ai lavori” incomincino a pensarci sin da adesso!

Bisogna anche dire che la perdita delle foglie di posidonia è causata dall’azione antropica sempre più invasiva poiché i principali nemici sono: le ancore dei natanti, le reti a strascico sottocosta che arrivano a sradicare intere praterie rallentandone il processo  riproduttivo  e  le acque intorbidite da scarichi non a norma di legge.

Insomma la “mano distruttrice” dell’uomo è ovunque!                                                                                                          

Mimmo Carrieri

viv@voce

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