Taranto. DIOSSINA NEL LATTE MATERNO: L’INIZIO DI UNA RIVELAZIONE
Ieri presso la libreria Gilgamesh di Taranto in via Oberdan n.44 si è tenuta la conferenza stampa su “Diossine e Polveri Sottili: Informazione e Prevenzione”
La dott.ssa. Daniela Spera, Farmacista iscritta all’Ordine Professionale e responsabile di Legamjonici ha ospitato e presentato Il dott. Vincenzo Vitacco, Direttore Emerito di Neonatologia dell’ospedale SS. Annunziata e la dott.ssa. Giuliana Bianco, Ricercatrice del Dipartimento di Scienze dell’Università della Basilicata che hanno effettuato un’ importantissima ricerca su “ Dibenzio-p-dioxins and dienzofurans in human breast milk collected in the Area of Taranto: first case study”. Si tratta di uno studio che parte dal 2008 al 2011, pubblicato nel 2012, sulla presenza di diossina e furani nel latte materno, svolto su 15 campioni.
Lo studio vuole essere preliminare a successive ricerche ed approfondimenti, con l’idea di un coinvolgimento istituzionale da parte del Dipartimento di Prevenzione e la possibilità di convenzioni con le Università, affinchè si possano fornire adeguatamente strutture di ricerca, strumentazioni particolari e personale qualificato, soprattutto per sostenere le spese enormi e, necessarie, a giudicare dai risultati.
“Non si possono trarre conclusioni sulla popolazione” – hanno affermato gli autori della ricerca. Ma la dott.ssa. Bianchi, ricercatrice in Chimica Analitica, ha voluto fortemente intraprendere lo studio sul latte materno delle donne di Taranto per sensibilità, per rigoroso dovere nei confronti della vita, per rispetto verso quelle mamme che ignare, s’illudono di poter condurre senza rischi, la più alta e nobile rappresentazione del mistero del mondo che è l’allattamento.
Le donne che hanno partecipato al campionamento sono di residenza tarantina, età media 35 anni e ciascuna di esse ha donato 100 ml di latte. La diossina è indotta per via alimentare e quindi si è valutato il fattore alimentazione per analizzare i contenuti nel latte; ognuna di esse consumava 2 o 3 volte a settimana latticini, pesce e carne. La dott.ssa Bianchi ha descritto i criteri ed alcune processi dello studio; è stato necessario liofilizzare il latte per poi effettuare le procedure analitiche sulle sostanze di diossine e furani.
Quindi è stata effettuata l’estrazione e la purificazione. I due professionisti ci hanno spiegato che la diossina si forma in prossimità dei grassi, formando intorno ad essi una capsula.
L’EPA non dà i dettagli sulle metodologie e dunque il chimico analitico deve decidere la procedura e definire il metodo per la matrice latte. Viene poi prodotto un documento che la dottoressa ci ha mostrato, che può diventare la ricetta per le eventuali analisi, utilizzabile dal Servizio Sanitario Nazionale, dagli enti pubblici e da colleghi nelle ricerche.
Il dottor Vitacco ha parlato della liposolubilità delle diossine; l’uomo è all’apice della catena alimentare e dunque se si è in presenza di inquinamento, la donna che dà il latte materno, finisce col distribuire diossina al neonato. Solo con l’allattamento la donna si libera della diossina. Man mano che il bimbo allatta, la diossina nel latte materno decresce. Un’ipotesi, davvero solo un’ipotesi, potrebbe essere quella di eliminare un po’ di latte per qualche tempo, prima di alimentare il bambino. Una cosa è certa, secondo studi ormai acquisiti da decenni, i figli successivi ingeriscono meno diossina rispetto ai primogeniti.
Ma secondo il dottor Vitacco, è davvero paradossale tollerare la diossina, mentre viene sconsigliata in quel periodo, l’assunzione di farmaci non dannosi. Nonostante ciò, per l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) il latte materno è, e resta, l’alimento fondamentale e dunque consigliato ugualmente.
Sarebbe giusto allora analizzare il sangue delle donne prima dell’allattamento, ma i costi sono elevati ed allora torniamo al punto di partenza e al nostro obbiettivo: il coinvolgimento delle istituzioni sanitarie.
La dott.ssa Bianchi ed il dottor Vitacco ci hanno illustrato il risultato della ricerca : su 15 campioni 4 sono risultati con livelli molto alti di diossina, di gran lunga superiore al livello normale in una matrice alimentare. La diossina trovata si quantifica tra gli 84 ed i 254 nanogrammi. Supponendo che un neonato si nutra con 1 litro di latte al giorno, il contenuto va da 26 a 90 picogrammi per chilo di peso corporeo.
Dunque superiore alle indicazioni della Comunità europea che tra l’altro non fornisce dati precisi, ma il limite è tra 1 e 4 picogrammi per kg di peso corporeo. Negli altri campioni di ricerca i risultati sono stati invece buoni.
I dati che riguardano i campioni tossici, purtroppo, risultano essere molto più alti rispetto ad altri dati emersi da ricerche effettuate in città a rischio, come lo studio che riguarda i livelli nelle zone di Seveso, a 25 anni dalla tragedia.
Peraltro – aggiunge il dottor Vitacco – la diossina altera la funzionalità tiroidea nel neonato; è un fattore noto dagli anni 70 e qui a Taranto emergono spessissimo, ultimamente, valori alterati nella tiroide dei neonati. La tolleranza di diossina è di 3 picogrammi per grammo di grasso, ma qui – dice il dottore – arriviamo a livelli 40 volte superiori. Sarebbe possibile mai poter donare questo latte?
Affinchè la ricerca potesse avere rilevanza sulla popolazione, sarebbe stato necessario utilizzare 50 campioni di riferimento. I risultati ottenuti ci inducono, però, a riflettere e ad informare le donne e gli uomini sulla possibile gravità dei livelli di diossina, raggiungibili in qualunque zona della città e della provincia. Se è la catena alimentare a creare il problema, non è più pensabile ritenere che le uniche vittime siano in prossimità dell’Ilva. L’indagine è comunque fondamentale, perchè si somma ad altre ricerche sulla base di progetti della Comunità Europea, come il progetto Life sui microinquinanti.
Il lavoro della dott.ssa Bianchi e del dottor Vitacco è stato accettato dalla comunità internazionale ed è stato pubblicato. Noi dobbiamo ora informare la popolazione che 4 persone avevano tassi di diossina molto elevati durante l’allattamento. Non ha rilievo scientifico, ma allarma ugualmente.
La dott.ssa Spera, durante la conferenza stampa, ha voluto sottolineare l’importanza da parte delle istituzioni, di divulgare le informazioni corrette, a tutela della salute dei cittadini, riferendosi in particolare, ai dati pubblicati e riferiti al periodo gennaio – ottobre 2013, dell’ARPA, di cui si parlò durante Conferenza stampa del 6/12/2013 dall’Assessore comunale all’Ambiente Vincenzo Baio insieme al Presidente Federfarma Taranto, Rossano Brescia, al Presidente dell’Osservatorio delle Professioni, Pietro Dione e al Segretario dell’Ordine dei Farmacisti Mario Giorgio.
L’assessore Baio, in quell’occasione, evidenziò la positività dei dati di ottobre sulla qualità dell’aria. Quei dati, sulle sostanze inquinanti, finirono sulle lavagne luminose installate in varie zone della città, ma non fu dichiarato alla cittadinanza ciò che è stato invece rilevato recentemente dallo IARC, che ha invece classificato come cancerogena anche l’esposizione a valori inferiori ai limiti definiti accettabili per la qualità dell’aria.
MARIA LASAPONARA