TARANTO. 28 Febbraio 2014. Visita guidata gratuita al Sacello dell’Ospedale Militare di Taranto ed Itinerario “Borgo Umbertino in Festa”

TARANTO. 28 Febbraio 2014. Visita guidata gratuita al Sacello dell’Ospedale Militare di Taranto ed Itinerario “Borgo Umbertino in Festa”

Appuntamento alle ore 8.45 all’ingresso dell’Ospedale Militare. Iscrizioni sino al 27 Febbraio. La visita è rivolta anche ai non soci della Pro Loco di Taranto

Giornata dedicata al percorso dell’antica via di S. Lucia, infatti l’ospedale militare è stato realizzato nella zona anticamente chiamata S. Lucia ed in epoca greca e poi romana sicuramente presente parte di una vasta necropoli che comprende al suo interno un suggestivo sacello che si visiterà. Tra l’altro si ritiene che nella zona fosse anche sito il teatro greco-romano di Taranto.

Il sacello è il più enigmatico dei monumenti presenti a Taranto e la sua struttura è databile in epoca tardo-repubblicana e realizzata in opera incerta. All’interno si dispongono alcuni pilastri di cui solo uno ha una decorazione che rappresenta una fiaccola sacra, che ci suggerisce che il tempietto era dedicato ad una divinità dell’oltretomba. Altra testimonianza del passato che vedremo è rappresentata dai due grossi felini litici, uniche vestige superstiti della sontuosa villa dell’Arcivescovo Giuseppe Capecelatro.

La villa, edificata nel 1796, dominava la Baia di S. Lucia sul Mar Piccolo, ed essendo l’Arcivescovo un uomo di cultura vi raccolse all’interno una grande quantità di statue, mosaici e reperti archeologici, che portarono l’edificio ad avere un aspetto di Museo. L’intera villa fu espropriata nel 1893 e abbattuta insieme all’antica chiesa di S. Lucia che sorgeva sulla spiaggia.

I due grossi leoni sono stati salvati dalla distruzione e sono stati sistemati nei giardini dell’ospedale militare, dove si potranno ammirare, uno sostiene tra gli artigli lo stemma del Capecelatro, l’altro uno specchio epigrafico ovale con l’iscrizione in latino che destò molto scalpore nel XVIII sec. , la quale tradotta recita: “se qui Adamo peccasse di nuovo forse Iddio lo perdonerebbe”, riferendosi sicuramente alla bellezza della villa che ancora oggi è riscontrabile nei giardini dell’ospedale che visiteremo.

Il Borgo Umbertino fu urbanizzato dalla città antica per secoli. Solo nel medioevo tornò ad essere zona rurale per poi, nel fine ‘800, diventare il fulcro dell’espansione. Il borgo sorse dove un tempo era la Neapolis (città nuova) magno greca e il Municipium romano che si organizzarono secondo assi ortogonali. Con la guerra greco gotica (IV sec. d.C. ) il borgo viene abbandonato, si ruralizza completamente e nuovi campi sono solo segnati da piccole cappelle con poveri segni di pietà che nascosero le bellezze antiche. Intorno al XIV – XV sec. ci fu un interesse per questa landa: il monastero delle Clarisse (SS. Crocifisso), il lazzaretto – Carmine dove spuntano i perdoni nella Settimana Santa, il convento di S. Antonio e di S. Francesco e dal XVIII sec. il complesso di S. Pasquale. Quest’area orientale venne così tenuta fino al ‘700, quando Monsignor Giuseppe Capecelatro (Arcivescovo) eresse la sua villa in cui raccolse tutti i reperti antichi emersi dal suolo tarantino ad altre opere d’arte.

Dopo l’Unità finalmente, su un progetto dell’architetto tarantino Davide Conversano, la città vecchia si protese nel borgo attraverso il Ponte di Ferro e Girevole. A fine ‘800 nel borgo umbertino iniziano a sorgere edifici che ricordano l’edilizia rinascimentale, neoclassica e liberty, come si può notare in Via d’Aquino, Via di Palma, Corso Umberto, Via Pitagora.

Alcuni di questi palazzi al loro interno custodiscono dei veri e propri tesori, come la cappella gotica risalente alla fine del XIX sec. ed edificata su commissione di angelo Cecinato, realizzata da due maestri in uno stile neogotico ancora oggi ne si può ammirare i resti.

viv@voce

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