TARANTO. “Ribatti”, la lotta di Acli e 118 contro l’arresto cardiaco improvviso
Presentati in conferenza stampa i dettagli del progetto. 15 defibrillatori e corsi di formazione per raddoppiare le percentuali di sopravvivenza
Saranno 15 i defibrillatori distribuiti nel tessuto cittadino di Taranto grazie al progetto “Ribatti” ideato dalle Acli provinciali con la preziosa collaborazione del 118.
L’obiettivo ambizioso di questa iniziativa, descritto oggi durante la presentazione dal direttore del 118 Mario Balzanelli, è raddoppiare le percentuali di sopravvivenza post ospedaliera di chi viene colpito da arresto cardiaco improvviso. Taranto, oggi, attesta questa percentuale sull’8,05 %, migliorando la media mondiale ma ancora lontana dai dati della Danimarca, nazione obiettivo di un percorso che nasce lontano.
L’acquisto dei defibrillatori da parte delle Acli, grazie alle risorse messe a disposizione dal “5xmille”,ne è stato il primo passo. Vi farà seguito una campagna di formazione per la conoscenza e l’applicazione delle pratiche basilari di supporto alle funzioni vitali, necessarie per intervenire tempestivamente in caso di arresto cardiaco e utilizzare con criterio i defibrillatori.
Completerà il percorso la distribuzione delle apparecchiature in luoghi strategici della città, che saranno comunicati tradizionalmente e attraverso una mappa costantemente aggiornata, presente sul sito ufficiale dell’iniziativa ribatti.org. Il traguardo di questo progetto, in sostanza, è fare di Taranto una città cardioprotetta.
La presentazione del progetto, questa mattina, è stata occasione per conoscere più da vicino i numeri di un evento, l’arresto cardiaco improvviso extra ospedaliero, che colpisce mortalmente in Italia una persona ogni 8 minuti. Il dottor Balzanelli, infatti, ha spiegato quanto sia fondamentale l’intervento tempestivo di chiunque in grado di praticare un massaggio cardiaco entro quattro minuti dall’evento, e quanto faccia ulteriormente differenza l’utilizzo di un defibrillatore entro otto minuti. La formazione diffusa, quindi, e la reperibilità delle apparecchiature possono segnare la linea tra la vita e la morte. In Danimarca sono stati fatti investimenti specifici in questo senso, attraverso le scuole, e ora la metà della popolazione conosce le pratiche basilari di supporto alle funzioni vitali e il 21% dei colpiti da arresto cardiaco improvviso esce vivo dagli ospedali.
In Italia le percentuali sono molto differenti: solo 1 cittadino su 10 sa praticare un massaggio. E a Taranto, dove vengono date anche istruzioni telefoniche dagli operatori del 118, c’è ulteriore riluttanza. Ecco perché, come ha spiegato il presidente delle Acli provinciali di Taranto Aldo La Fratta, spendersi per la formazione e il coinvolgimento di quante più persone è possibile nella catena del soccorso è un investimento fatto prima di tutto per sé stessi.
«Acli vuole salvare “socialmente” il cuore di Taranto – ha aggiunto La Fratta – una città inquinata sotto diversi aspetti. Ecco perché ci è venuto facile pensare di utilizzare i soldi del “5xmille” per l’acquisto dei defibrillatori e la formazione: salvando chi gli sta accanto, chiunque salva sé stesso».
All’incontro ha partecipato anche il prefetto di Taranto Umberto Guidato, molto interessato allo sviluppo di questo progetto: «Chi opera in questo settore deve farlo in condizioni di massima lucidità – ha spiegato – ed è per questo che mi sono sempre speso personalmente nel sostegno agli operatori del 118 e per l’accesso pubblico all’uso dei defibrillatori». Un impegno alla collaborazione giunto anche dall’Ordine dei Medici della provincia rappresentato dal presidente Cosimo Nume, che oltre a ribadire il sostegno per gli operatori ha parlato delle difficoltà intrinseche a gestire in solitudine i servizi di soccorso: «Senza l’aiuto dei cittadini non andiamo da nessuna parte, diffondere le tecniche di rianimazione è basilare».
L’iniziativa è stata salutata positivamente anche dal consigliere regionale tarantino Anna Rita Lemma e dai vertici nazionali delle Acli, rappresentati da Vincenzo Menna. «Questo modello di intervento è figlio della cultura Acli – ha spiegato – e speriamo possa tramutarsi in una buona prassi da ripetere in altri territori».
Presto partiranno i corsi di formazione che vedranno protagonisti gli operatori del 118 e i cittadini che vorranno essere parte di un «cambiamento rivoluzionario nella cultura del soccorso», così come lo ha chiamato il dottor Balzanelli. I risultati di questi corsi e la definizione completa della mappa dei defibrillatori saranno oggetto di un convegno scientifico che chiuderà il progetto.