TARANTO. In scena la prima regionale “Il Silenzio”, rappresentazione a cura del Teatro della Fede

TARANTO. In scena la prima regionale “Il Silenzio”, rappresentazione a cura del Teatro della Fede

Appuntamento è per questa sera (venerdì 16 maggio)‏ alle 20 (inizio 20.30) nell’Auditorium Tarentum, in via Regina Elena 122 

Si tratta di donne normali, che hanno fatto consa­pevolmente una scelta speciale. Sono quaranta monache trappiste del monastero cistercense di Valserena (Pisa) che racconta­no la loro vita in clausura. Tratto dal libro­ indagine  “Silenzio Amico”  del gior­nalista Giampiero Beltotto (edizione Marsilio), con la regia di Alfredo Traversa, lo spettacolo va in sce­na con Antonella Fanigliu­lo, Tiziana Risolo, Tano Chiari, della Compagnia del Tea­tro della Fede, nei panni delle monache benedettine incontrate da Beltotto.

“Non ho incontrato donne sepol­te vive o fuori dal mondo, ma un’e­sperienza consapevole sia dal pun­to di vista ecclesiale che da quello culturale, un gruppo di donne che, in nome e in forza di una fede in­carnata nel tempo, nella storia e nelle vicende umane, autogesti­scono materialmente e spiritual­mente la propria esistenza” sono le parole di  Beltotto.

Le protagoniste hanno un età tra i 28 e gli 88 anni.

E, paradossalmente, secondo il regista Al­fredo Traversa, i monasteri a torto considerati fuori dal mondo sono necessari agli uo­mini d’oggi.

Il Silenzio ha avuto due anteprime nel carcere di Venezia e in quello di Taranto. Una sfida, quella di por­tare le ragioni della clausura vo­lontaria, all’interno dei luoghi in cui la reclusione è forzata.

Lo spettacolo è un’opportunità per riflet­tere e conoscere una realtà piena di luoghi comuni e stereotipi che nello spettacolo vengono azzerati con l’incanto, la meraviglia e lo stupore del vivere una vita tra le mura di un monastero e lo  spet­tatore nei molti silenzi in scena medita sulla propria esistenza, arrivando al cuore della questione umana.

Alcune suore si sono messe in gioco con il popolo della Rete. Sono questi dialoghi concreti che fanno parte del copione. E c’è anche chi chiede per esempio, se piangono. E la risposta è certamente sì perché si piange per ciò che fa soffrire, come avviene per ogni essere umano.

Il teatro di narrazione è una modalità teatrale che comincia a diffondersi in Italia intorno alla metà degli anni ottanta, per poi fiorire e diffondersi nell’ultimo decennio del secolo.

Dal teatro di narrazione si sviluppa il filone del teatro civile, come quello sviluppato da Alfredo Traversa, che vede sulla scena tematiche di particolare attualità politica e sociale.

Il teatro civile è considerato come lo strumento per eccellenza per avvicinare ai temi dell’impegno civico e civile un pubblico sempre più variegato ed esigente, molto attento alla realtà dei fatti, attraverso un forte impatto scenico e riflessioni profonde.

Gli artisti della compagnia “Teatro della Fede” , sono saliti alla ribalta del grande pubblico, diretti dal regista Alfredo Traversa, che nel 1999 la fondò partendo dalle Cave di Fantiano a Grottaglie (Ta). Sei  ettari di ulivi secolari a ridosso delle grotte sino ad allora destinate a discariche e ad attività poco lecite, diventate il luogo adatto per un palcoscenico naturale tra i più suggestivi d’Italia.

Diverse sono le attività svolte dalla compagnia pugliese impegnata costantemente nella ricerca di drammaturgie contemporanee particolari e originali, come quella in scena questa sera all’Auditorium Tarentum, da non perdere.

A seguire si potrà partecipare al confronto diretto con il regista Alfredo Traversa, le cui conclusioni saranno affidate a monsignor Alessandro Greco, vicario generale della diocesi di Taranto.

La prima teatrale si è tenuta nel febbraio 2014 al Teatro Le Laudi di Firenze. Il 20 maggio sarà in scena nel carcere di Perugia.

 

Vito Piepoli

 

 

viv@voce

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