Taranto smart: un’altra economia punta alla sostenibilità. Sette storie che uniscono bellezza e forza del territorio

Taranto smart: un’altra economia punta alla sostenibilità. Sette storie che uniscono bellezza e forza del territorio

Legambiente: il mensile La Nuova Ecologia

Agricoltura di qualità, rinnovabili, politiche culturali. A Taranto c’è un’altra economia, quasi invisibile, cresciuta all’ombra dell’Ilva, che punta alla sostenibilità e chiede un futuro diverso per la città.La Nuova Ecologia di maggio porta i suoi lettori nell’arco di Puglia che scende dalle Murge fino allo Ionio per raccontare sette storie di rinascita che uniscono la bellezza e la forza del territorio e che potrebbero rappresentare un’alternativa al modello dell’industria pesante.

Il servizio è scaricabile dagli Allegati .

“Taranto è, nell’immaginario collettivo, sinonimo di inquinamento, malattie, morti. E’ la provincia con 115.000 disoccupati e migliaia di cassintegrati. Taranto aspetta ancora che una scommessa in cui  abbiamo creduto e continuiamo sempre più faticosamente a credere, e cioè che lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa possa essere reso compatibile con la salute e l’ambiente, sia vinta. Se ciò accadesse, l’immagine della città cambierebbe radicalmente e sarebbe più facile promuovere questo territorio per tutto ciò che ha di buono, ma anche valorizzarlo come centro propulsore di un nuovo modello industriale “amico” dell’ambiente.”  afferma Lunetta Franco, Presidente di Legambiente Taranto, “Taranto è anche la voglia di riscatto di chi pianta canapa per disinquinare i suoi terreni avvelenati dalla diossina, un modo nuovo di guardare a settori tradizionali come l’agricoltura, la pesca e l’artigianato, l’innovazione tecnologica di tante aziende, il mettersi in gioco di giovani imprenditori come quelli raccontati in questo reportage.

Taranto ha un polo scientifico-tecnologico che dovrebbe nei prossimi anni promuovere e praticare ricerca e start up soprattutto nel settore delle bonifiche, vero banco di prova delle economie avanzate. Taranto attende ancora che l’altra scommessa in cui continuiamo ostinatamente a credere, e cioè che si possa e si debba sviluppare davvero un’altra economia, accanto a quella dell’acciaio, sia vinta.”

L’inchiesta sul futuro della città dei due mari, di Francesco Loiacono, fa conoscere esperienze di grande interesse: a Castellana Marina, ad esempio, c’è l’azienda agricola Tenuta di Lago Aniceche punta sull’agricoltura biologica; a Taranto è nato “Cibo per la mente”, il primo caffè letterario luogo di incontro di cittadini, professori, studenti per bere o mangiare prodotti a km zero, leggere un libro, vedere una mostra… C’è poi il lavoro della Jonian Dolphin Conservation, l’associazione di ricerca scientifica che si occupa della tutela dei cetacei nello Ionio settentrionale,  l’opera preziosa della cooperativa archeologica Nove Lune,  la strategia del pensare e agire green del GAL Colline Joniche  e la coltivazione della canapa sui terreni della Masseria Carmine contaminati dalla diossina.  Ed ancora la voglia di scommettere ed investire nel settore dell’ eolico ha permesso ad esempio ad una cooperativa che si occupava di impiantistica industriale di diventare una realtà all’avanguardia nel settore delle rinnovabili.

Alcuni video con le interviste ai protagonisti sono disponibili a questo link http://www.lanuovaecologia.it/view.php?id=12406&contenuto=Notizia

Accanto a queste storie di rinascita, La Nuova Ecologia fa infine un breve punto sulla situazione dell’Ilva intervistando Edo Ronchi, attuale sub commissario dell’Ilva, che ribadisce: “Possiamo trasformare un grande problema in un’opportunità di ricerca, innovazione e nuova occupazione”

Per  Aldo Bonomi, sociologo e fondatore del consorzio Aaster, che nella città del Golfo affianca alcuni Gruppi d’azione locale (Gal) impegnati nella green economy: “Oggi bisogna  tornare al territorio e valorizzare la raggiera di piccole e medie attività che circonda Taranto e sperimenta nuove ipotesi di sviluppo puntando su coltivazione e prodotti tipici. Il futuro sta nell’assumere una dimensione di smart area, di terra dell’olio, del vino, dell’allevamento, dell’artigianato. Ormai c’è una coscienza del luogo cheunita alla coscienza di classe data dalla difesa del lavoro, può essere la base per circondare il “mostro” e cambiare il destino del territorio».

 

 

viv@voce

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