TRIVELLAZIONI NELL’ ITALIA MERIDIONALE PER IL MINISTRO FEDERICA GUIDI
L’arroganza del potere
Il Ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, afferma che riprendere le trivellazioni in Italia è necessario. Per ottenere bollette energetiche più leggere diventa irrinunciabile l’estrazione del petrolio e, parlando all’assemblea di Confindustria a Roma, eccede ed aggiunge “senza farsi bloccare da intransigenze ambientalistiche e resistenze locali”.
E’ il segno dell’arroganza del potere, è il segno di chi vuole, in tutta tranquillità, continuare una politica di sopraffazione su territori destinati al turismo o ad una green economy. Trivellare la Basilicata, l’Adriatico, lo Ionio, diventa così per questo governo prerogativa di sviluppo, perseverando con la violenza e progettando la negazione del dialogo con le comunità e con le istituzioni locali.
Persino il Ministro dell’Ambiente Gianluca Galletti, immediatamente dopo l’intervento di Guidi, ribadisce che si applicherà la legge italiana che è tra le più restrittive d’ Europa. Ma nonostante Galletti voglia ammorbidire le esternazioni del Ministro Guidi, anche lui afferma una cosa non vera.
L’Italia non ha affatto una legislazione severa; per i petrolieri è un business vivente; ricordiamo che proprio il nostro giornale Viv@voce, presente alla Conferenza organizzata da Taranto Respira il mese scorso, raccolse i dati riportati dalla prof.ssa D’Orsogna, fisico e professore associato presso l’Università Statale della California: “In Italia le tasse sono minime e le royalties sono del 4% in mare. In Norvegia, al contrario, a causa dei profitti straordinari associati all’industria del petrolio è stata introdotta un’addizionale tassa speciale del 50%. Per gli stranieri, per le multinazionali, per petrolieri che vogliono iniziare a far profitti da zero, l’Italia è la patria ideale. Il nostro territorio è una Excellent fiscal regime (Petroceltic) . Proprio in questo settore, sino al 2010, non vi era alcuna regolamentazione. In Norvegia le piattaforme si costruiscono a 50 Km dalla riva, negli Stati Uniti a 166 Km dalla costa. In Italia ognuno faceva il comodo proprio a 2 km dalla costa sino al 2010. Successivamente a 9 km e 22 km nei pressi di riserve naturali, poi divenute 22 km per tutto il territorio nazionale, purchè con applicazioni ai progetti e alle concessioni successive al 2010.”
L’Italia non dovrebbe essere una terra appetibile, perché il nostro petrolio non è puro, è amaro e pesante, lo abbiamo già detto; deve essere pulito dallo zolfo, con ulteriore procedura inquinante, ma soprattutto il nostro paese ha già problemi con le peculiarità del territorio dal punto di visto geologico.
Il Ministro Guidi è però decisa su questo fronte; già 10 giorni fa aveva affermato che importanti giacimenti di petrolio si trovano in molte zone dell’Italia del Sud, “le zone svantaggiate del mezzogiorno sono fortemente sottoutilizzate”. Non intende, infatti, Federica Guidi, ex imprenditrice, analista finanziaria ed ex vicepresidente di Confindustria, lasciare, al solo governo della Croazia, gli obiettivi sui giacimenti in Adriatico, visto che Zagabria ha annunciato una maxigara per la ricerca di idrocarburi e lo sviluppo d’impianti per l’estrazione. Il Ministro vuole che anche l’Italia, a tutti i costi, abbia la sua parte nelle trivellazioni.
Ed infatti, come se non bastasse, il 4 giugno sarà anche in Basilicata dove incontrerà Gianni Pittella, europarlamentare del PD, eletto nella Circoscrizione Sud dopo 3 mandati in Parlamento Europeo e che ha raccolto 234.000 voti, per discutere del petrolio in questa regione.
E proprio giorni fa, non per caso, Assomineraria ha pubblicato un dossier su “idrocarburi, pesca ed agricoltura: una convivenza possibile”.
Il chiaro intento è quello di aumentare le estrazioni che vengono bloccate, perché si ritiene che la creazione di nuovi pozzi sul territorio sia limitata dalla burocrazia, usata a pretesto, e dagli ambientalisti.
Ma davvero il petrolio serve allo sviluppo della Basilicata? La professoressa D’Orsogna che tra l’altro combatte contro le trivellazioni e lo sfruttamento delle coste abruzzesi, illustrò a Taranto, il problema dei materiali di scarto dei pozzi, posti in discariche normali e non speciali e citò, in questa occasione, proprio l’esempio di Corleto Perticaro in Basilicata, luogo in cui sono stati trovati piombo, bitume, ed altri inquinanti celati per 20 anni. Il lago del Pertusillo ha mostrato, a causa delle perdite dai pozzi, presenze di metalli pesanti ed idrocarburi e fauna morta. La nostra acqua proviene da lì.
Non ci piace il decisionismo espresso in tanti settori contro l’ambiente, soprattutto dopo le lezioni europee. Per il governo attuale entro il 2020 si effettuerà un raddoppio delle estrazioni in Italia. Questo però lo aveva detto prima delle elezioni. Mai come ora le”minoranze ambientaliste” sono determinanti. E’ guerra e spesso per iniziarla il potere persuade dolcemente la folla che risponde senza riluttanza. Pochi però conservano il senso critico e devono iniziare una controffensiva difficile. E’ questo il momento.
MARIA LASAPONARA