L’ Egitto criminalizza le molestie sessuali
La violenza sulle donne sarà punibile fino a cinque anni di carcere, in un paese, secondo un rapporto Onu, che è ultimo in classifica per condizioni e diritti delle donne
La svolta sperata è arrivata. Il Presidente uscente dell’Egitto questo giovedì ha decretato che le molestie sessuali sarà reato punibile fino a cinque anni di carcere, una mossa tanto atteso verso la lotta contro l’abuso profondamente radicata in questo paese mediorientale. Tra i 22 paesi del mondo arabo l’Egitto è ultimo in classifica per condizioni e diritti delle donne graduatoria. A dirlo anche un rapporto ONU secondo il quale il 99 per cento delle donne è sottoposta a violenza sessuale di qualsiasi tipo. Il decreto è tra i provvedimenti dell’ultimo minuto da parte del presidente Adly Mansour, prima di consegnare il potere domenica al presidente eletto, l’ex capo militare egiziano Abdel-Fattah al-Sissi. Il decreto modifica le leggi vigenti del paese, che non criminalizzavano le molestie sessuali e di cui fino ad oggi considerati solo vagamente reati come offesa al pudore.In Egitto, la violenza contro le donne è cresciuta negli ultimi tre anni dal post rivolte del 2011 dopo la cacciata dell’ autocrate Hosni Mubarak. Mentre il mondo si concentrava sulla situazione politica in Egitto, un’ondata di violenza sessuale nei confronti delle donne è passata praticamente inosservata. Le donne non hanno di fatto beneficiato della “fine” dei regimi, e si ritrovano ancora a fare i conti con discriminazioni, molestie sessuali e aumento di instabilità sociale.
Ora il decreto ribadisce che i molestatori rischiano da sei mesi a cinque anni di carcere, con pene più severe per i trasgressori in possesso di una posizione di potere sulle loro vittime, come può essere una donna vittima del superiore sul posto di lavoro o minacciata con un’arma. Il decreto definisce inoltre un molestatore sessuale come una persona che cerca di raggiungere “un interesse di natura sessuale”. I trasgressori saranno perseguiti senza alcuna differenza se commettono le molestie sia in pubblico o in privato, e per i recidivi è prevista il raddoppio della pena.
Inoltre oltre la condanna a cinque anni, i trasgressori saranno multati fino a 5.000 sterline egiziane, circa 714 dollari, con il massimo edittale previsto dalla sanzione pecuniaria per i molestatori che utilizzano un’arma o pressione psicologica. Tuttavia, alcuni attivisti hanno espresso il loro disappunto per il nuovo decreto, dichiarando che l’emendamento rimane “vago” e la punizione “insufficiente” per combattere il fenomeno. Per denunciare un episodio di molestie, la polizia impone alla vittima di fornire due testimoni che confermino le molestie sessuali.
L’Egitto si è piazzato ultimo in tutte le categorie: già un rapporto delle Nazioni Unite lo scorso aprile parlava di molestie sessuali subite dal 99% delle donne e delle bambine. Basti ricordare come durante le proteste di piazza Tahrir quasi un centinaio di donne furono violentate o molestate, proprio per limitarne la partecipazione e alimentare un clima di paura durante le manifestazioni.
Dalle testimonianze raccolte nel paese è emersa anche l’estrema diffusione di matrimoni forzati, soprattutto nei villaggi dove la donna diventa merce di scambio e viene letteralmente venduta e data in sposa al migliore offerente. Altra questione che fa precipitare l’Egitto in coda alla classifica è la pratica delle mutilazioni genitali che continuano ad essere la prassi per il 91% delle bambine, secondo i dati raccolti dall’Unicef.
Giovanni D’Agata, fondatore dello “Sportello dei Diritti”, che si è impegnato per l’emancipazione delle donne accoglie la notizia con la speranza che il percorso avviato possa raggiungere alla piena parità anche in paesi dove tutt’oggi sembra ancora lontana.