L’uomo e il mare: Charles Baudelaire, 1857
L’estate ci inebria con il suo arrivo, il vento caldo accarezza la nostra pelle bramanti di brezza marina
La poesia di Baudelaire del 1857 “L’uomo e il mare” vuole introdurre una sorta di scenario in merito al rapporto tra l’uomo e la natura (in questo caso il mare). Tema particolarmente adatto a questo periodo, dato che l’estate, giunta sotto il punto di vista meteorologico, ormai è alle porte e siamo tutti desiderosi di viverla il più possibile sino alla fine. Inoltre, dato che abbiamo la fortuna di avere un mare cristallino e spiagge invidiabili, accompagnare lo scenario creativo che abbiamo in mente con una stupenda poesia francese è davvero l’apice della bellezza. In lingua originale: “Homme libre, toujours tu chériras la mer! La mer est ton miroir; tu contemples ton âme Dans le déroulement infini de sa lame, Et ton esprit n’est pas un gouffre moins amer. Tu te plains à plonger au sein de ton image; Tu l’embrasses des yeux et des bras, et ton cour Se distrait quelques fois de sa propre rumeur Au bruit de cette plainte indomptable et sauvage. Vous êtes tous les deux ténébreux et discrets: Homme, nul n’a sondé le fond de tes abîmes; O mer, nul ne connaît tes richesses intimes, Tant vous êtes jaloux de garder vos secrets! Et cependant voilà des siècles innombrables Que vous vous combattez sans pitié ni remord, Tellement vous aimez le carnage et la mort, O lutteurs éternels, o frères implacables!”
Tradotta: “Uomo libero, tu amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima nello svolgersi infinito della sua onda, E il tuo spirito non è un abisso meno amaro. Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine; l’accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore si distrae a volte dal suo battito Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia. Siete entrambi tenebrosi e discreti: uomo, nulla ha mai sondato il fondo dei tuoi abissi, O mare, nulla conosce le tue intime ricchezze tanto siete gelosi di conservare i vostri segreti! E tuttavia ecco che da innumerevoli secoli vi combattete senza pietà né rimorsi, talmente amate la carneficina e la morte, O eterni rivali, o fratelli implacabili!”
La poesia sin da subito si apre con il rapporto che lega l’uomo e il mare, sottolineando numerose volte il sentimento che coinvolge e prende emotivamente l’uomo. E’ proprio l’uomo che, attraverso la contemplazione della sua anima, riflette la sua essenza nel mare. La reciprocità dei due viene, inoltre, enfatizzata dalla presenza di una litote, ossia una sorta di relazione che sembra attenuare, ma, in realtà, rafforza il rapporto che c’è tra l’uomo e il mare. Ciò che diversifica questo capolavoro di Baudelaire è proprio questo legame che li unisce, dapprima con delle “ricchezze intime”, mentre, dopo, si accomunano per un sentimento di amore per la strage e la morte.
Dunque, dapprima si definisce il lato positivo (si può facilmente correlare questa immagina all’attesa dell’estate e all’amore che si prova per il mare, quindi la complicità), ma subito dopo ciò che li unisce è sempre il sentimento, ma, per le negatività della vita (questa figura, invece, rappresenta la fine dell’estate, la fine della libertà, di vivere la spensieratezza, quindi l’abbandono della vita felice, di quel periodo vivo che è l’estate che sta finendo e che, quindi, non lega più l’uomo e il mare, ma li unisce solo lontanamente).
Come disse Eraclito in ”Panta Rei”: “Tutto scorre, come le acque di un fiume che non sono mai le stesse”; ecco la similitudine tra questi due soggetti presi in considerazione nella poesia di Baudelaire, le loro acque sono i sentimenti, le onde sono le anime, il nostro stato d’animo attuale.
Eleonora Boccuni