Il governo di un paese: la personificazione e l’atteggiamento di chi amministra

Il governo di un paese: la personificazione e l’atteggiamento di chi amministra

Governare un Paese non è una cosa semplice e ciò si complica ulteriormente quando non si possiedono la buona volontà e i buoni propositi

La volontà è cosa fondamentale prima di poter idealizzare un’eventuale candidatura ai vertici di rappresentanza di un qualsiasi paese e/o comune. Infatti, l’esempio più pratico è quello che noi viviamo personalmente e quotidianamente nei luoghi dove abitiamo. Spesso ci lamentiamo del comportamento e del menefreghismo che il primo cittadino e affini, assumono nei confronti dei cittadini che, al momento delle elezioni, hanno riposto in lui la speranza del cambiamento, naturalmente in meglio.

La logica porta, anche, a razionalizzare sul fatto che chi non ha predisposizione, non possiede capacità e, in particolar modo, buona volontà di farlo (senza alcun timore) è inutile che si presenti come ipotetico candidato.

Ciò che freme maggiormente e che invoglia la “gente” a questa spontanea candidatura priva di raziocinio è, proprio, l’interesse personale delle proprie finanze, in maniera più semplicistica “tutti vogliono il potere per comandare e intascare quanto più danaro possibile, senza preoccuparsi del bene comune”.

L’atteggiamento egoistico non è salutare per il benessere dei cittadini. Ma cosa fare,allora, quando la fiducia decade e le promesse non vengono mantenute?

La risposta non rispecchierà una nota poesia manzoniana che celebra “Ai posteri l’ardua sentenza”, anzi, ai nostri contemporanei spetta il compito di agire, sia chiaro: senza violenza o rivolte cittadine che porterebbero in maggior misura al degrado sociale; ma con una sana e ragionevole risposta che possa ricondurre ad una mozione di sfiducia, seguita dalla caduta dell’amministrazione e ad una nuova elezione, referendum, con un candidato prescelto che possiede, se non tutte almeno la maggior parte, delle “qualità” sopra citate.

Prima cosa da fare: affrontare i problemi di primaria necessità, aiutando chi si trova in condizioni precarie e disagiate. Cercare di migliorare il paese e creare nuove iniziative che possano mobilitare la cittadinanza, soprattutto i giovani che, ormai, non conoscono il vero valore del proprio paese. Mettere a disposizione e sistemare infrastrutture, impianti sportivi e l’urbanistica del paese, magari offrendo un lavoro temporaneo a coloro che lo hanno perso, soprattutto in questo difficile momento che ci troviamo ad affrontare.

Valorizzare e restaurare le bellezze artistiche che adornano e caratterizzano i centri storici dei paesi, sfruttando ciò anche come eventuale attrazione turistica.

“Pulire il paese” da coloro che “decidono sul da farsi” e intimoriscono gran parte della popolazione.

Affrontare ogni sfida, informare i cittadini e invogliarli a partecipare all’attività politica, senza farli allontanare o, addirittura, farli tediare a causa di un’occupazione antecedente che è stata sinonimo di negatività, vogliamo ricordare anche a livello nazionale.

Questi sono alcuni dei punti indispensabili per poter “migliorare” le condizioni globali di un paese.

Eleonora Boccuni

viv@voce

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