Omicidio dell’ing. Aldo Pignatale. Confessa l’omicida

Omicidio dell’ing. Aldo Pignatale. Confessa l’omicida

Dopo l’arresto, l’uomo confessa di aver agito per bisogno di soldi per droga

L’uomo, un pregiudicato savese di 45 anni, Cosimo D’Aggiano (nella foto a destra), è colui che ha commesso il reato. L’assassino aveva già commesso una rapina violenta nel 2009, arrivando quasi ad uccidere una donna nigeriana a coltellate. Il pregiudicato e tossicodipendente, artefice dell’omicidio di Aldo Pignatale (l’ingegnere tarantino di 43 anni), è stato arrestato dal reparto operativo agli ordini del colonnello Giovanni Tamborrino e dagli uomini della compagnia di Manduria. Intanto, arriva l’approvazione, da parte del gip del Tribunale di Taranto Vilma Gilli, in merito all’accusa del sequestro e l’omicidio a scopo di rapina dell’ingegnere. L’atto, ricordiamo, si è consumato nelle campagne di Faggiano, sempre nel tarantino, la notte tra giovedì e venerdì scorsi.

L’omicida, difeso dall’avv. Fabio Falco, ha avvalorato la confessione resa al pubblico ministero Remo Epifani e ai carabinieri conseguentemente al delitto, subito dopo essere stato bloccato mentre rincasava con, ancora, gli indumenti sporchi di sangue. Da quanto è stato reso noto, lui stesso ha affermato di aver agito sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. D’Aggiano era, già, stato condannato a otto anni di reclusione per il reato commesso il 16 febbraio del 2009, parliamo del tentato omicidio nei confronti di una prostituta nigeriana, ma, da circa un anno, sarebbe stato scarcerato ottenendo, così, la possibilità di recarsi al lavoro, avendo l’obbligo di rimanere in casa solo dalle 22 alle 7.

Di seguito viene riportata la ricostruzione della sera dell’omicidio. Giovedì sera, l’assassino avrebbe bloccato il povero ingegnere nelle vicinanze di piazza Marconi, a Taranto. Mentre si infilava nell’auto del malcapitato, nello stesso momento, mostrava il coltello alla vittima e chiedeva di accompagnarlo a Sava, il comune ove risiedeva il carnefice. Durante il tragitto, Pignatale avrebbe cercato di fermarsi in corrispondenza del Comando provinciale dei carabinieri, con vano tentativo, subendo, proprio in quel momento e per la prima volta, la ferita al volto.

Successivamente, tra i due aleggiava un’aria di intensa diatriba, risolta dal pregiudicato con una coltellata alla gola della povera vittima. In merito alla vicenda, si è espresso, anche, l’avvocato difensore, Fabio Falco che ha così ribadito: “Diversamente da quanto sostenuto da alcuni investigatori in merito alle ipotesi sul movente, al mio assistito per il momento vengono contestati i reati di omicidio e di sequestro di persona, ma non la rapina”.

Lo stesso legale difensore ha, poi, concluso dicendo: “Il mio assistito ha detto di aver perso la testa dopo che Pignatale, durante il tragitto, ha fermato l’auto e buttato le chiavi fuori dal finestrino. D’Aggiano sostiene che l’ingegnere gli avrebbe tirato anche due calci. A quel punto sarebbe scattato il raptus. Non ha mai parlato di aver chiesto soldi e ha aggiunto anche di aver agito sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. L’accusa di rapina non era contestata nemmeno nella richiesta di convalida dell’arresto”.

Eleonora Boccuni

 

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