SAVA. Pedofilia e sdegno, e condanna, alla luce del tristissimo caso di cronaca
I commenti degli amici del nostro giornale e il parere di Viv@voce
Davanti a simile notizie, scabrosissime per la verità, tutti restiamo esterrefatti da così simile crudeltà. Convinti, a volte, che a Sava questo non può succedere in quanto li vediamo lontani da noi e, quasi incosciamente, ci sentiamo protetti da questo nostro modo di vedere. Ma oggi abbiamo, nel nostro paese, una bambina di sette anni e uno zio orco di quasi 70 anni, che hanno rubato, sinistramente, la nostra attenzione di tranquillo paese contadino e di provincia. Forze in campo impari. Un gigante e una bambina. Per lo più indifesa e non conscia di quello che stava vivendo. Quindi ecco pronto lo sdegno, l’indignazione di tutti noi.
Giustissimo questo. Comprensibilissimo anche il fatto dei giudizi a caldo del tipo “massacratelo” oppure “torturategli i coglioni” oppure “datelo in pasto ai leoni” oppure “impiccatelo”, ecc. ecc. Superiamo questa prima fase, cioè quella della condanna a prima botta. Andiamo nel proseguo. Che è meglio. Sava non è estranea ai fatti di cronaca così eclatanti, per certi versi. Sava vive il mondo e, per moltissimi aspetti questa volta, non è fuori dal mondo. Affatto. Abbiamo dei casi “strani” in paese che nessuno ha il coraggio di smontarli.
Nessuno. Il nostro giornale ha provato a riferire a chi di dovere, ed è pagato anche, a valutare la pericolosità di questi “casi”. Niente! E questi “casi” convivono tranquillamente alla luce del sole. Andiamo al triste caso dell’orco e della bambina. Zio, o meglio pro-zio, e pro nipote quindi figure legate da grado di parentela, quasi vicinissimo. Ogni genitore lasciando i propri piccoli, temporaneamente, alle persone care sa benissimo di potersi fidare sulla loro custodia. E questi possono essere: gli zii, i nonni e i nipoti vari. Quindi il piccolo è affidato in così dette mani “sicure”.
A volte, amaramente, è qui che scatta la trappola. Persone di cui i genitori del piccolo si fidano ciecamente e di cui, quando si spostano per fare svariate cose, sanno benissimo di aver lasciato il proprio piccolo in mani rassicuranti. Quello che è successo ai genitori della piccola bimba savese può succedere, da non augurare mai a nessuno questo, ad ogni genitore. Genitori che sanno che i propri figli non sono figli di Ogino Knaus ma ben sì dalla determinazione e dalla volontà di averli voluti avere a tutti i costi. Innegabile questo. Dicevo delle sproporzionate forze in campo: poteva mai competere una bimba di sette anni con un orco di circa settantanni? Assolutamente no. Sia mentalmente che fisicamente.
E allora qui ci sono i mezzucci, le piccole golosità che una bimba può essere attratta. Ma dalla sua ha solo l’età del processo conoscitivo e riferito sempre alla sua età e non a quello dello zio orco. Quest’ultimo, ma sono tantissimi questi soggetti così spudorati e scriteriati, invece abusa della disponibilità dei genitori della bimba ed attua quello che a lui può fargli “comodo”. Un piccolo corpo femminile indifeso è lì. Pronto, secondo l’orco, ad essere toccato e farne ciò che nella sua mente deviata frulla … In circostanze come queste, credo, che nella bimba scatta la paura del contesto in quanto trovasi con una cosa più grande di lei e quindi di non facile lettura e, di rimando, la chiusura a riccio nel momento in cui i genitori gli chiedono il classico “che hai?”
Oggi, siamo a qui a cercare di capire il perché avvengono simili fattacci, fattacci questi che cambiamo la vita degli adolescenti. Senza ombra di dubbio. E che, forse, in un percorso di recupero, con psicologi e addetti ai lavori vari, la bimba riuscirà a dare un compito sistematico alle cose. Poi c’è il pedofilo, con il reato commesso. Molti hanno scritto su facebook di ammazzarlo.
Pur non essendo per nulla d’accordo con queste affermazioni, mi viene spontanea la domanda: “Ma nei paesi dove c’è la pena di morte, il numero dei reati efferati, secondo voi, è diminuito?” No. Per nulla. L’altro rovescio della medaglia, certo di minore importanza rispetto all’attenzione verso la bimba vittima, è che il pedofilo (dopo la giusta e sacrosanta condanna) venga curato e che dalla sua mente venga rimossa l’idea che regna in lui: ieri vittima oggi carnefice.
Giovanni Caforio