MONTEMESOLA. L’onorevole Domenico Rossi (UDC) fiducioso sulla questione Marò
“Stiamo lavorando per accelerare i tempi”
Caso Marò. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, sono diventati l’argomento più discusso nelle ultime ore, a fronte di tre lunghi anni che li vedono trattenuti in India, in attesa di un processo smarrito negli orizzonti della giustizia indiana, e che sembra non trovare una via d’uscita, così proprio come il nostro Governo centrale, che da tre anni a questa parte, nonostante le continue successioni al potere, manifesta ancora una volta l’incapacità politica di trovare una soluzione che sia quella giusta e definitiva, ad un’ingiustizia tutta italiana.
Ne abbiamo parlato con l’On. Domenico Rossi, sottosegretario alla Difesa, nonché Generale di corpo d’armata dell’Esercito Italiano, ospite ieri sera a Montemesola, nel dibattito politico che ha preceduto la settima edizione de ‘La Festa dell’UDC’. Il primo settembre, il fuciliere tarantino Massimiliano Latorre, è stato colpito da un’ischemia cerebrale, per la quale è stato ricoverato nell’ospedale di Nuova Delhi, dal quale è stato dimesso ieri mattina.
I legali del militare, a fronte delle precarie condizioni di salute di Latorre, hanno mosso esplicita richiesta alla Corte Suprema Indiana, al fine di permettere il suo rientro in Italia per curarsi adeguatamente; e non a caso la sera del 6 settembre, è partito da Roma, diretto in India, Salvatore Mendicini, un Capitano di Vascello della Marina Militare, nonché neurologo tarantino. Mendicini si tratterrà in India per una settimana, per monitorare Massimiliano Latorre e diagnosticarne le condizioni di salute. Chi a livello politico coordina la difesa, è negli ultimi giorni, centro di continue polemiche, inerenti la carenza di fondi per le forze armate e di polizia, e il blocco dei tetti salariali; motivi per i quali molto probabilmente, per la prima volta, nella storia della Repubblica Italiana, vi sarà lo sciopero delle divise.
“E’ stato solo un equivoco – spiega l’On. Domenico Rossi – l’Italia ne uscirà”. D’accordo, magari l’Italia ne uscirà davvero, ma dalla questione Marò, l’Italia quando uscirà? L’onorevole Rossi spiega che la questione Marò, vede l’attuale Governo sicuramente molto attento, anche se si tratta di un Governo che si è trovato ad affrontare una situazione nuova, ovvero quella che vede finalmente la presenza di un interlocutore, a differenza dei governi precedenti che si trovavano all’interno di una situazione elettorale non definita. “Ora che in India vi è un nuovo presidente, sono iniziate delle nuove interlocuzioni. Prima di procedere con un arbitrato internazionale questo governo sta cercando di esperire ogni tentativo per cercare di chiudere la partita tramite accordi col governo Indiano – spiega Rossi – Speriamo di avere risposte dal Governo Indiano a breve scadenza, poi se questo non avverrà, proseguiremo sulla strada dell’arbitrato internazionale che è già tracciata e per la quale ci siamo adeguati attraverso dei professionisti”.
Un Governo attento dunque, così come ne parla l’Onorevole Rossi. Ciò ci lascerebbe pensare a seri movimenti e a risposte che giungeranno in breve termine. Nel frattempo però, il tarantino Latorre, versa in condizioni di salute non ottime, e i suoi legali spingono affinché rientri in Italia. Probabilmente la risposta da parte della Corte Suprema Indiana arriverà a giorni. E Salvatore Girone? Resta in India?
“Tutte le situazioni devono essere analizzate step by step – risponde l’onorevole Domenico Rossi – in questo momento sicuramente la situazione di Latorre, è una situazione particolare rispetto a quella di Girone – e conclude – è chiaro che se ci rifacciamo al motto dei Marò, ‘Indietro non si lascia nessuno’, evidentemente questo è valido per due, ma a maggior ragione è valido per uno”. Tra l’altro l’onorevole Rossi, ha dichiarato, che la soluzione per il Governo italiano, non è quella di portare il processo in Italia “questa è una subordinazione”, bensì trovare un accordo con questo nuovo Governo indiano per accelerare i tempi e riportare i nostri due Marò a casa. “Quello che è successo a Latorre, dovuto allo stress per una situazione così particolare – spiega Rossi – ci sensibilizza ancora di più a cercare una soluzione. Il nostro punto di forza è pensare che Latorre e Girone, erano lì in missione per uno Stato sovrano e godevano di immunità funzionale seppur in acque internazionali – e conclude – questo ci rende tranquilli perché con un arbitrato internazionale vinceremmo sicuro”.
Ma la politica opta per un accordo per accelerare i tempi, e riportarli a casa il prima possibile. Un dibattito molto aperto, e delle risposte dovute, in un contesto ambientato in provincia di Taranto, città di uno dei due fucilieri, Massimiliano Latorre. Quest’anno durante la festa dell’UDC, una sintesi di tutto il lavoro svolto annualmente dall’amministrazione comunale di Vito Antonio Punzi, si sono cercate risposte, alle molteplici domande spesso rimaste tali, e poi finite nell’oblio.
Il tema del dibattito politico era “Lavoro e Ambiente. L’Italia chiama l’Europa”, pertanto non sono mancati accenni alla questione Ilva, alla situazione lavoro-salute, simbolo nero di Tarano. A dire la sua è l’europarlamentare Lorenzo Cesa. “Una delle grandi sfide della politica è dare risposte a Taranto. Penso che questo Governo stia facendo passi importanti”spiega Cesa, esprimendo compiacimento per la nomina di Gnudi, da lui descritto come serio professionista. Gnudi quindi, un passo importante della politica. “Siamo sulla strada giusta. Risolvere il problema di Taranto è simbolo di buona politica. Bisogna stabilire il giusto equilibrio tra tutela della salute e competitività produttiva”.
C’è speranza dunque. Anche da parte dell’onorevole Giuseppe Tarantino, responsabile provinciale UDC, il quale quasi in un mea culpa, parla di un’Ilva, prima Italsiderdi proprietà dello Stato, che non ha mai provveduto a fare bonifiche. “Serve un po’ di autocritica. Dove stavamo allora?”. Questo, in fede alla tesi che una città come Taranto, un paese come l’Italia, non può avere una politica ambigua. Bisogna fare qualcosa di concreto. In ogni senso. Per l’Ilva, per Taranto, per l’Italia, per i Marò. Le parole servono solo ad occupare spazio, nelle teste e sui giornali.
Elena Ricci